DELIO, ORA BATTI IL MILAN
Battere il Milan, ora si può. Non è un sogno di plastica, la Fiorentina può provarci. Davanti si troverà una delle squadre più forti d’Europa, allenata da un toscano molto tattico e furbo, con attaccanti mondiali come Pato e Ibrahimovic, tutto vero, ma i viola adesso hanno riacceso il motore. C’è pure tanta benzina: i 5mila che hanno affollato la Maratona sabato mattina, più i 30mila (magari di più) che spingeranno sabato prossimo la Fiorentina. Queste anime chiederanno di fermare il Diavolo reduce da cinque vittorie consecutive. Non sarà un ordine, ma un dolce invito: Delio, batti il Milan.
L’entusiasmo talvolta fa miracoli. E l’allegria a Firenze è tornata. Il Franchi sarà una bolgia, il Milan di Allegri troverà un clima difficile, lo stadio di Campo di Marte tornerà a parlare, dopo il mutismo – tranne la Fiesole – degli ultimi mesi. Un Franchi modello Bilbao. Sarà un assalto alla banda rossonera, c’è da scommetterci. Firenze ha voglia di entusiasmarsi, imprecare, tifare, vivere la Fiorentina con quella passione antica, per fortuna riemersa.
La squadra in campo dovrà trasferire le prime nozioni impartite da Rossi. Gli undici nazionali potranno studiare col nuovo tecnico solo da metà settimana, ma gli altri hanno già cominciato a farlo. Scovare indicazioni decisive nell’amichevole con la Rondinella è dura, ma un dato è apparso visibile: i giocatori sono più ordinati, attenti sul piano tattico. Il time out di Rossi, già diventato cult, è un interruttore: viene premuto ogni volta che si manifesta disattenzione, mancanza di concentrazione. Questa è la prima novità.
L’altra riguarda l’attacco, anzi la fase offensiva: Delio pretende che la squadra lavori in funzione di Gilardino. Riportare il bomber viola a colpire fronte alla porta, è un’esigenza primaria.
E’ affascinante anche l’idea di Cerci seconda punta. Ne parlò un anno fa Mihajlovic e qualcuno lo guardò con perplessità, ma lo spunto non era peregrino anche se rimase nel cassetto. Nasceva dalla qualità dell’ex giallorosso in fase realizzativa; la formidabile capacità di inquadrare la porta, peculiarità che non appartiene a tutte le ali.
E’ intrigante, infine, il pensiero di Rossi sul trequartista: quelli che amano il calcio offensivo, che hanno vibrato per Terim, che considerano Zeman un’icona, agognano che Delio sistemi Jovetic alle spalle di Gilardino e Cerci. Uno schema eversivo per i canoni del calcio nostrano, perché nessuno di quei tre è abituato a tornare per aiutare la mediana. Gilardino è un centravanti opportunista, non un regista offensivo come Pazzini. Cerci ha un talento anarchico; Jovetic non è il trequartista che pressa il portatore di palla avversario, incaricato di far ripartire l’azione. Se Delio Rossi riuscirà a convertire questi tre al sacrificio tattico, come Mourinho fece nell’Inter mondiale con Milito, Eto’ e Pandev (Snejder è sempre stato un trequartista anomalo), sarà una grande vittoria. Probabilmente propedeutica di molte altre.
Mario Tenerani
giornalista de Il giornale della Toscana