ABBASSO ROCCO, VIVA ROCCO. ECCO PERCHÉ È ESPLOSA LA RABBIA DEL PRESIDENTE. LA LUNA DI MIELE CON FIRENZE È FINITA. UN CENTRO SPORTIVO SPETTACOLARE, LA SQUADRA UN PO’ MENO. RIBERY, CHE SUCCEDE? LA FAMIGLIA RESTA IN GERMANIA

08.10.2020 00:00 di  Enzo Bucchioni  Twitter:    vedi letture
ABBASSO ROCCO, VIVA ROCCO. ECCO PERCHÉ È ESPLOSA LA RABBIA DEL PRESIDENTE. LA LUNA DI MIELE CON FIRENZE È FINITA. UN CENTRO SPORTIVO SPETTACOLARE, LA SQUADRA UN PO’ MENO. RIBERY, CHE SUCCEDE? LA FAMIGLIA RESTA IN GERMANIA

L’altra faccia dello zio d’America, quella che schiuma rabbia, appare all’improvviso in una mattina che avrebbe dovuto essere di festa davanti al rendering di un meraviglioso Centro Sportivo: “Vi mando tutti a fan…” minaccia Rocco. La parola non finisce, ma il riferimento a quelli che si sono permessi di criticarlo, tifosi o giornalisti che siano poco importa, il concetto è chiarissimo. E poco importa anche a noi, scarsa eleganza compresa. 

Il problema non è dove andare con Rocco, ma un altro: se il presidente viola è già ridotto così dopo sedici mesi di Fiorentina, se non arrivano i risultati sarà dura andare avanti.

E allora, visto che il suo ufficio comunicazione sta al calcio come io sto alla fisica quantistica, forse non gli è stato spiegato bene cos’è il calcio in Italia. Cos’è il calcio a Firenze e cosa significhi la Fiorentina per i fiorentini. Una cosa da maneggiare con cura. E se glielo hanno spiegato forse non ha ancora assimilato certi concetti base.

Sa Rocco, ad esempio, che i tifosi del Milan hanno contestato a lungo Berlusconi dopo 29 trofei vinti, e che trofei? Ma anche Agnelli ha passato momenti difficili, per non parlare di Lotito che le sue vittorie le ha portate a casa o di Cairo e non vado oltre. Si può non essere d’accordo su certi atteggiamenti, sulla scarsa memoria o l’assenza di riconoscenza, ma il pallone in Italia divide, fa discutere, attorno al pallone si polemizza e spesso i presidenti diventano dei parafulmini per sogni infranti o aspettative deluse. Fa parte del gioco e del rischio. Oggi esaltato, domani spernacchiato, per sintetizzare. Così, inevitabilmente, anche Commisso è già finito nel tritacarne, la sua Fiorentina non piace, non si vedono obiettivi concreti, la parte sinistra della classifica non vuol dir nulla, ci si aspettava un mercato più ricco, un sondaggio racconta che almeno il 70 per cento dei tifosi è scontento e in un attimo le azioni di Rocco sono in picchiata. Diciamolo, la luna di miele con Firenze è finita.

E allora siamo a chiederci perché e soprattutto perché in così poco tempo. Come ha fatto Rocco a dilapidare un patrimonio di consensi enorme? Nell’estate del 2019 l’Americano era il padrone di Firenze, oggi divide la città e fa discutere come un Della Valle qualsiasi e così siamo alla contrapposizione tra chi continua a dargli credito e grida “viva Rocco” e quelli che si sono già stufati e urlano “abbasso Rocco”.

Ma perché così alla svelta? Ho una mia teoria, giusta o sbagliata non lo so, ma verosimile di sicuro.

Per me Rocco sta pagando ora la comunicazione sbagliata di quella calda estate del 2019 quando con l’Uomo Nuovo tutto sembrava possibile. Rocco Commisso ha liberato la Fiorentina dai Della Valle, era il ricco zio d’America che diceva alla folla osannante “i soldi non sono un problema”, era quello che infiammava i tifosi dicendo “sogno la Champions League” e con lui sognava un’intera città.

Ora che sedici mesi dopo, alla fine di una salvezza sofferta, dopo un anno tribolato, un Rocco nervoso racconta sempre più spesso di fatturato in calo, di attenzione ai bilanci e alle spese, di uno stadio nuovo che è di là da venire, l’Uomo dei Sogni è diventato l’Uomo della realtà e questa realtà piace poco. 

E allora torno alla comunicazione che sta diventando un boomerang. Rocco ha parlato e parla troppo e le parole di un presidente sono sempre sezionate e analizzate, le promesse creano aspettative, i messaggi non possono essere mutevoli. Che fare? 

Mi permetto un consiglio non richiesto da gettare nel cestino dell’indifferenziata. Non cerchi consensi e gratificazioni nel calcio, non è il posto giusto. Vada avanti per la sua strada, con i suoi progetti, le sue idee e risponda alle polemiche con i fatti. Non c’è altra strada. Fatti, ecco, appunto. Fatti e risultati. Dei soldi, dei bilanci, dei fatturati, cose giuste per carità, alla tifoseria frega il giusto. I tifosi guardano le partite, vogliono divertirsi ed essere orgogliosi della propria squadra e dei proprio giocatori, vogliono essere un’entità riconosciuta e riconoscibile, e ricordare che la Fiorentina da cinquant’anni non vince niente oltre che inesatto (coppa Italia nel 2001), signor Rocco è pure offensivo. I fiorentini sanno bene che vincere non è la loro missione abituale, inutile ricordarglielo, e nessuno le ha mai chiesto di vincere, ma sanno anche che una squadra nel limbo e nell’anonimato, non appartiene e non deve appartenere alla storia e alla tradizione gloriosa di questa maglia.

Detto questo, è vero che Rocco ha diritto ad avere più tempo, ripartire dalle macerie dei Della Valle non è stato facile, ma come detto se la prenda con la sua comunicazione e non con chi ascoltandolo parlare, vedendo la sua energia, il suo pragmatismo e anche la sua passione, ha equivocato.

Detto questo, la domanda ora è un’altra: ma in sedici mesi Rocco ha fatto bene o ha fatto male? 

Benissimo per le infrastrutture. Il Centro Sportivo presentato ieri, il Viola Park, è qualcosa di straordinario. Ottanta milioni investiti in un’opera green e futuribile sono il fiore all’occhiello di Rocco e qui siamo agli applausi. Per lo Stadio si sta battendo come un leone, ha ragione a prendersela con la politica e i politici, con la burocrazia, anche qui ha fatto bene, ma non ha ancora vinto. Ha pure il merito di aver acceso i riflettori sul Franchi che sta cadendo a pezzi, ma l’amministrazione faceva finta di non vedere. Ora hanno visto tutti.

Nel calcio l’inesperienza però è evidente. Sua e di Barone. L’idea del “ci penso io” non funziona. Il pallone è un’industria strana, ci sono troppe variabili, non basta essere bravi imprenditori. Non aver venduto Chiesa l’anno scorso, non aver sostituito Montella, restano peccati originali che hanno condizionato tutto e tutti fino a ieri. Anche la conferma di Iachini è un rischio troppo alto che non andava preso e infatti siamo già all’alta tensione.

La voglia di fare però c’è, il monte ingaggi a oltre settanta milioni non è poco, e non ci sono ancora gli elementi per pensare che Rocco voglia davvero vivacchiare. Bisogna far meglio calcio, questo è evidente. La società va rinforzata, servono figure ad hoc, non si può mandar via un team manager esperto (ad esempio) per poi affidare l’incarico a chi si occupa anche di altro. Lo sa Rocco che quello è un ruolo delicatissimo e con un team manager scafato forse il clamoroso errore della fascia si sarebbe evitato?

Sul campo, partendo dalla retrocessione evitata all’ultimo minuto, i progressi ci sono. E’ vero, manca un centroavanti affidabile, ma la difesa è più forte dell’anno scorso (Quarta), la fascia sinistra pure (Biraghi cresciuto e Barreca). A centrocampo l’anno scorso è stata dura anche numericamente, oggi ci sono sei giocatori di livello, in più un nazionale (Bonaventura), l’uomo emergente (Amrabat) e l’esperienza (Borja). E’ uscito Chiesa che era comunque un caso difficile da gestire, ma Callejon è uno degli esterni più forti visti in Italia negli ultimi anni se non il più forte. La squadra è vecchia e questo è vero, ma servivano giocatori capaci di portare esperienza per far crescere gli altri. Il mio voto è sei, non penso sia un lavoro da buttare, ma una base sulla quale costruire.

Un sei in attesa, ma una grande crescita quest’anno dovrà avvenire con un progetto chiaro e idee precise. Ora serve più attenzione al calcio, è il campo il core-business e Rocco non lo deve mai dimenticare.

Mi chiedo anche quali tracce abbia lasciato la vicenda Chiesa. Non sarà indolore. Alla fine venderlo a quel prezzo e in quel modo è stato un obbligo, gli errori hanno radici nel passato e ho detto. Ora evitiamo altri casi simili che si chiamano Milenkovic, Vlahovic e Castrovilli. O Pezzella. Mi domando, ma lo spogliatoio è tranquillo?

Ribery ha deciso di riportare la famiglia in Germania, ha tolto il figlio della scuola calcio viola e l’ha tesserato per il Monaco. Lui che farà? Colpa del furto o altro? La decisione è passata sottotraccia, ma non mi sembra roba da poco vista l’importanza del giocatore.

E poi c’è Iachini. Spero faccia il massimo, che trasformi la Fiorentina in una squadra vera, ma anche qui mi aspettavo una riflessione calcistica. Non si ragiona per simpatia o per carichi di lavoro. Lo sa Rocco, ad esempio, dove ha cominciato De Laurentiis molti anni fa per costruire il Napoli da Champions? Da Benitez, un maestro internazionale di calcio. Dal lavoro di Benitez è nato il Napoli di Sarri e tutto un periodo d’oro. 

Il tempo a Rocco va concesso, ma lo slogan dovrà essere uno e uno solo: “fate cose di calcio”. E il calcio si fa in team e possibilmente con i numeri uno.