CAIRO-DELLA VALLE, Quante cose in comune...
Destini paralleli. Dall’idiosincrasia per il bianconero allo scarso rapporto con la fortuna, dalla passionalità e forte identità dei tifosi alla resurrezione. Dopo Superga,per il Toro. Ma anche dopo il fallimento, proprio come accaduto alla Fiorentina. Con due forti personalità al comando: Urbano Cairo e Diego Della Valle. Inevitabile che le similitudini portino al confronto,per quanto pieno di distinguo.A cominciare dalla questione temporale: la nuova vita viola è cominciata nel 2002,quella granata tre estati dopo, una differenza abissale nell’esiguità assoluta del periodo in esame; eppoi la piattaforma di rilancio: addirittura la C2 per la Fiorentina (poi “risarcita” dal doppio salto per il successivo ripescaggio in B, per di più nel torneo delle 6 promozioni).
L’APPRENDISTATO
Però tante sono le assonanze. La Fiorentina e il Torino hanno cominciato col botto: promozione immediata. Ma subito dopo hanno patito.Tanto. Nel 2003/05, la squadra di Cavasin e poi Mondonico, acciuffò la sesta promozione per i capelli, allo spareggio col Perugia. E la stagione successiva, al debutto in A, si salvò per il rotto della cuffia all’ultima giornata (salvezza inoltre poi colpita dagli schizzi fangosi delle intercettazioni). Idem (senza schizzi) per il Torino cairota: che al secondo anno s’è salvato alla penultima giornata e al terzo pure. Insomma, il primo triennio di un’ex fallita ha da essere sempre faticoso.
IL CONFRONTO
Poi la Fiorentina, penalizzata, ha comunque spiccato il volo.E oggi è a Torino per tenersi il quarto posto che vale l’ingresso in Champions League. Per il Torino, che la segue tre anni dietro, il parallelo può essere imbarazzante oppure entusiasmante. Il rossore può sovvenire perché la partenza dalla B e non dalla C2 non ha consentito di accorciare i tempi, evitare il biennio maledetto seguito alla stagione d’esordio. Può sovvenire davanti alla politica imbracciata dalla proprietà, che ha cominciato a investire forte sui giovani talenti e ora ne coglie i risultati. S’arrossisce magari davanti all’imponenza delle cifre investite, del giocatori presi, della più generale crescita societaria.
LA SVOLTA
Però un confronto serio deve tenere conto di tutto. E allora si scopre che entrambi i patron non si sono negati nulla in fatto di allenatori: 6 ne ha avvicendati Della Valle,3 Cairo ma sarebbero 5 calcolando i due ritorni di De Biasi. La continuità i viola l’hanno trovata con Prandelli. E quando? Alla quarta stagione. Quella che per il Torino comincia ufficiosamente già domani. Identico il discorso in società (dove comunque Cairo risulta più irrequieto). Quando la nuova proprietà della Fiorentina ha insediato il ds “stabile”? Già, proprio al quarto anno con Pantaleo Corvino (non per nulla assai ammirato da Cairo). Viene da sperare, insomma, che anche per il Toro sia così:se proprio deve ricambiare, il presidente, che almeno sia la volta giusta, l’ultima almeno per un po’. Ed è il quarto anno quello dell’exploit, chiuso con 4° posto (però declassato al 9° per Calciopoli).
IL BIVIO
Insomma,Cairo è a cavallo del momento cruciale: di qua il semplice vivacchiare, di là il salto di qualità. Per dire:indovinate quando Della Valle ha compiuto il suo acquisto più costoso? Nel 2005/06, ovviamente, con i 12,5 milioni di euro per Valeri Bojinov. Naturalmente, la potenza economica tra le due realtà non è paragonabile: il gruppo Della Valle ha un fatturato attorno ai 700 milioni di euro, quello di Cairo sui 250. Inverso il discorso delle due società, dove vince il Toro per bacino di utenza e relativa potenzialità contrattuale televisiva. Difatti il Torino ha già un sontuoso monte ingaggi, molto vicino a quello viola: 26 milioni di euro netti contro 30.