BILLY, La scommessa di Corvino
Diciassette partite in quasi tre anni e mezzo di militanza nel Lecce. Senza infortuni gravi, né lunghe squalifiche. Non si può dire che Pantaleo Corvino non abbia creduto a fondo nelle doti del terzino Philippe Billy, ma lui purtroppo non lo ha mai ripagato. Ora è anche grazie ai pugliesi che gioca in Nazionale. No, non in quella francese. Avete mai sentito parlare della Bretagna?
Philippe Billy nasce a Nantes il 13 gennaio 1982. Inizia a prendere sul serio il gioco del calcio all'età di 14 anni, quando entra a far parte proprio delle giovanili del FC Nantes; ma il prestigioso club della Loira - allora fresco campione di Francia - non lo ritiene idoneo. La sua formazione prosegue dunque nel modesto USJA di Carquefou, squadra amateur di un paesino appena fuori città, e poi nella poco più lontana Angers. Insieme con la maggiore età, nel 2000 Philippe trova anche una più che dignitosa sistemazione con la Primavera dello Stade Lavallois (o Laval, che dir si voglia), in Ligue 2. Il debutto in prima squadra arriva l'anno dopo, esattamente il 13 gennaio 2001, nel match contro il Beauvais: mister Gauthier lo getta nella mischia a dieci minuti dalla fine, nel ruolo di terzino alto. Seguono altre nove presenze, di cui ben sette da titolare. Già nel giro della Nazionale Under 19, il ragazzo comincia a far parlare di sé e finisce sul taccuino del solito Pantaleo Corvino, che a giugno decide di inserirlo nella lista dei possibili difensori da acquistare per il suo Lecce. Quando lo juventino Marco Zanchi rifiuta il trasferimento in Salento, l'affare tra i giallorossi ed il Laval si concretizza: il ragazzo firma un quinquennale, al club francese finiscono circa 680 mila euro. Billy arriva insieme al già citato Djuric Winklaar, talentuoso centrocampista delle Antille Olandesi prelevato dalla Primavera dell'Herenveen. A riprova del fatto che nessuno è infallibile, neanche Corvino.
Il neo-promosso Lecce di Alberto Cavasin si ritrova ad avere, nel mese di agosto, una rosa enorme e tremendamente multietnica, dove convivono ottimi talenti (Bojinov, Chevanton, Konan, Ledesma, Vucinic, Giacomazzi) mischiati con scommesse a dir poco azzardate (già abbiamo parlato di Osorio, cui si sommano Cimirotic, Chomakov, e il desaparecido portiere francese Stephane Coqu). Quando una "matricola" si presenta con un assetto del genere, non è mai un buon segno. Il francesino si trova subito davanti un concorrente difficile cui soffiare il posto sulla fascia destra, ovvero quel David Balleri che - proprio come Philippe - fa delle veloci ripartenze il suo punto di forza. E, anche mancasse lui, c'è sempre Alberto Savino. Data la giovane età, il ragazzo accetta di buon grado il ruolo di riserva (o di riserva della riserva), ma ambisce quantomeno a mettersi in mostra più possibile. Cavasin lo accontenta mandandolo in campo dal primo minuto nel match di Coppa Italia contro il Messina, il 20 settembre 2001. Il ragazzo fa vedere numeri interessanti, ma il tecnico veneto preferisce lasciarlo maturare nella formazione Primavera di Roberto Rizzo, cosa che peraltro - con giocatori come Vucinic, Pellicori, Konan e Ledesma a disposizione tra i babies - non suona certo come una bocciatura. Per il ritorno in prima squadra, Philippe deve attendere che a gennaio arrivi sulla panchina dei pugliesi mister Delio Rossi, con il suo 3-5-2 di indole piuttosto offensiva. L'esordio in serie A cade così il 3 marzo 2002, al "Via del Mare" contro la Roma. Gioca i venti minuti finali regalando in realtà ben pochi spunti, e a fine partita non gli viene in mente una dichiarazione migliore di: "Sono contento anche perché ho giocato in una zona di campo dove c'era il mio connazionale Candela". Pochissimi minuti contro l'Atalanta, poi un pomeriggio da incubo contro il Bologna, quando sostituisce il brasiliano Juarez ma si fa letteralmente surclassare da Massimo Tarantino, che invade la fascia destra sfornando due assist-gol. Contro Venezia e Lazio parte titolare, e non fa rimpiangere Savino né l'infortunato Balleri, limitando al meglio le incursioni dei vari Bettarini e Stankovic. Contro il Chievo addirittura novanta minuti per intero, senza il consueto cambio nel secondo tempo, ma stavolta la scarsa abitudine al ritmo partita si fa sentire ed il francese stecca. Termina la stagione con due brevi e inutili apparizioni contro Torino e Milan, quando il verdetto per i pugliesi è già scritto: retrocessione in serie B. Ma a Rossi questo cursore transalpino - che peraltro continua ad accumulare presenze con l'Under 21 - non dispiace, e decide di trascinarlo con sé negli inferi della cadetteria. Gioca con qualche timore contro Messina e Genoa, poi contro il Cagliari si perde Lucenti sul gol dell'1-0 (finirà 1-1) e l'infuriato tecnico lo sostituisce, bocciandolo di fatto. Qualche scampolo contro la Ternana, poi a gennaio la cessione in prestito al Bastia, per fargli prendere un maggiore minutaggio. Corvino lo rimpiazza acquistando l'altro francese (flop pure lui) Nicolas Laspalles dal Nantes. Giusto per non far sentire troppo solo il povero Coqu.
Contrariamente alle previsioni della dirigenza salentina, l'approdo in Corsica non giova affatto a Philippe, che anzi accumula meno presenze di quante non ne avrebbe collezionate in Puglia. Va in campo solo quattro volte, facendosi scavalcare perfino dalla meteora milanista Samir Beloufa. Il ritorno al Lecce è inevitabile, e qui il francese ritrova almeno il gusto di disputare la massima serie italiana, anche se soltanto sulla carta. Il suo estimatore Rossi non gli riserva che tre partite (contro il Milan a settembre, Roma e Reggina tra aprile e maggio) in tutta la stagione, peggio anche del connazionale Wilfried Dalmat - fratello dell'interista Stephane -, frutto dell'ennesimo innamoramento transalpino di Corvino. I pugliesi provano a cederlo di nuovo in prestito, stavolta al Mons di Sergio Brio (leccese doc), e stavolta colgono nel segno. La stagione 2004/05 si rivela senza dubbio la migliore in carriera per Billy: in campo con l'ex milanista Aliyu e il girovago Hany Said, il difensore gioca da titolare pressoché inamovibile. Poco importa se a fine stagione il club vallone retrocede in serie B, ultimissimo in classifica: ciò che interessava alla dirigenza leccese era vedere Philippe in azione, e con 32 partite stagionali all'attivo l'obiettivo viene centrato in pieno. Nel luglio del 2005, raggiunti ormai i 23 anni d'età, il terzino torna dunque al Lecce con l'intenzione di consacrarsi definitivamente. Ma giunto in Puglia trova due brutte sorprese. Innanzitutto, non ci sono più i suoi mentori Rossi e Corvino. Come se non bastasse, la squadra è piena zeppa di cursori di fascia: da Rullo a Cassetti, da Polenghi a Esposito, i vari allenatori che si succedono sulla panchina giallorossa (Gregucci, Baldini e Rizzo) hanno l'imbarazzo della scelta. Il francese viene messo praticamente fuori squadra, ripescato solo a maggio per giocare qualche minuto contro Chievo e Sampdoria. Ancora una volta il Lecce retrocede in B, ed il nuovo direttore sportivo Guido Angelozzi decide di farla finita: il contratto di Billy non viene rinnovato, e a parametro zero il giocatore torna al Laval. Questa sì che è una bocciatura in piena regola.
Philippe aveva lasciato il Laval, cinque anni prima, in Ligue 2: nel 2006 ritrova una squadra praticamente allo sbando, finita in terza serie a causa di grossi guai finanziari. Qui almeno la possibilità di giocare non manca: il terzino - impiegato talvolta anche a sinistra - colleziona 23 partite e segna anche un gol, il primo della sua carriera. Una buona stagione, che gli vale la chiamata da parte del modesto Stade Brest, in Ligue 2. Altre 17 presenze e soprattutto molta fiducia nei suoi confronti, tanto che ad oggi il nostro Philippe è ancora lì. E c'è di più: essendo di lontana discendenza bretone, il ragazzo riesce anche a togliersi lo sfizio di giocare con la maglia della Nazionale della Bretagna, una delle tante rappresentative non riconosciute dalla FIFA che disputano amichevoli in giro per il mondo. Il 30 maggio 2008, contro una selezione di ex giocatori del Congo a Saint-Brieuc, in campo c'è anche lui. Ufficiali o meno che siano, sono queste le uniche gare internazionali a cui attualmente può ambire. Meglio che niente.