IL CANTO DEL CIGNO

29.04.2012 00:00 di  Stefano Borgi   vedi letture
foto di Stefano Borgi
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© foto di Firenze Viola

Due fuoriclasse ed un allenatore (nel ruolo... un fuoriclasse anche lui). Messa così sembra quasi il titolo di un film (tre uomini ed una gamba, due scapoli e un bebè...) ed invece vogliamo celebrare il "canto del cigno" di tre personaggi che hanno fatto la storia della Fiorentina. E guarda caso, tutti hanno a che fare con l'Atalanta. Lo "ius" primae noctis" spetta ai fuoriclasse in campo, due campioni autentici, due talenti sconfinati: parliamo di Giancarlo Antognoni e Roberto Baggio. Il 17 maggio 87’ chiude la sua carriera in viola, con 341 presenze, 61 gol ed una misera Coppa Italia, quello che per tutti è il "capitano" per antonomasia. Si gioca Fiorentina-Atalanta, ultima, triste giornata del campionato '86-'87. Il 29 aprile 1990, invece, tocca a Roberto Baggio disputare la sua ultima partita di campionato con la Fiorentina. Il destino propone un altro Fiorentina-Atalanta, quasi a legare i due giocatori più talentuosi che la storia viola ricordi. Per il "divin codino", tre giorni dopo, ci sarà anche l’appendice della finale UEFA, ma quella è un’altra storia.

Andiamo con ordine: quello di "Antonio" fu un addio in sordina e la sua carriera proseguirà in Svizzera (Losanna) dove vestirà i panni del messia in un calcio ai confini del dilettantismo. Le cause della sua partenza furono sostanzialmente due: incomprensioni con la proprietà (i Pontello) e la voglia di rinnovamento del neo allenatore Eriksson. Quel 17 maggio pioveva, di quella pioggerella fitta fitta, ed a noi piace credere che anche il cielo non seppe trattenere le lacrime per l'ultima esibizione del "ragazzo che (giocava) guardando le stelle". La partita finì 1-0 grazie ad un gol di Alberto Di Chiara realizzato al 90': a suo modo anche "Antonio" partecipò all'azione del gol favorendo l'inserimento di Ramon Diaz con una finta che spiazzò tutta la retroguardia nerazzurra. Ramon, da par suo, innesca il numero 11 gigliato con un sinistro chirurgico, e Alberto (anch'egli di sinistro) non lascia scampo al numero uno bergamasco. Fiorentina che saluta il proprio pubblico con una vittoria inutile, l'Atalanta retrocede in serie B e dal cielo continuarono a piovere lacrime mista a pioggia. “Antonio” si rifarà pochi mesi dopo con un’amichevole disputata da avversario al “Comunale“, nella quale realizzò il gol del pareggio con un mirabile destro al volo salutato con gioia da tutto lo stadio.

Diverso il destino di Baggio che a soli 23 anni tradiva la causa viola per vestirsi di bianconero. Anche per lui si ricorda  un clamoroso ritorno a Firenze, l’anno seguente nella partita del rigore rifiutato e della sciarpa lanciata (e raccolta) dalla tribuna. Quel Fiorentina-Atalanta finì 4-1 per la Fiorentina, e Baggio realizzò l'ultima rete ribadendo in rete un rigore intercettato da Ferron. Baggio che sbaglia un rigore...anche da quell'episodio si vedeva che il fuoriclasse di Caldogno non era tranquillo. Cosa aggiungere? L'addio di Roby, la sommossa di piazza Donatello e quelle immagini di una Firenze che (fortunatamente) non c'è più, sono storia e non meritano di essere ricordate. Consoliamoci dicendo che il vero Baggio, quello che a tratti ricordava il miglior Maradona (era l'88-89, l'anno della famosa B2 in coppia con Stefano Borgonovo) lo abbiamo visto solo noi.

E l'allenatore? Il fuoriclasse della panchina? Eccolo quà... Fiorentina-Atalanta di quel 29 aprile 1990 fu anche l'ultima partita della carriera di Cesare Prandelli. Per lui 215 presenze in serie A, due reti (un pò pochine anche se la sua fu...una vita da  mediano) ma in compenso 3 scudetti, 1 Coppa dei Campioni (quella del 1985, conquistata nella tragica notte dell'Heysel...) 1 Coppa delle Coppe ed 1 coppa Intercontinentale. Tutto questo (ahimè) con indosso la maglia della Juventus. E allora, per un'impietosa legge del contrappasso, Cesare Prandelli pagò il suo passato bianconero con l'ultima partita della sua carriera di calciatore. Destino beffardo successe proprio a Firenze, ed il mago di Orz, al passo d'addio con la maglia nerazzurra (ancora strisce purtroppo...) non volle passare inosservato. Detto del risultato e dei marcatori viola (Renato Buso al 5', Di Chiara al 35' e quello già celebrato di Roberto Baggio al 57') nel mezzo ci fu il 3-1, frutto di un'autorete, a firma Cesare Prandelli: è il 38' ed il (non ancora tecnico) di Orzinuovi, forse tradito dal vento, insacca nella propria porta sotto la traversa. E per di più, sotto la curva Fiesole. Il finale è da libro cuore. Qualche lacrima per l'ultima col giglio sul petto del "piccolo Buddha" (anche se qualcuno si ostinava a non crederci) qualche sorriso per una salvezza agguantata all'ultimo tuffo, e per Prandelli una simbolica pacca sulla spalla. Lo attendeva una nuova vita, quella che lo ha incoronato "magnifico messere" di Firenze.