QUALE DIMENSIONE?

15.05.2015 19:30 di  Tommaso Loreto  Twitter:    vedi letture
QUALE DIMENSIONE?

Dalle riflessioni sullo status di clienti o tifosi, a quelle filosofiche. Firenze negli ultimi mesi è sull'altalena delle emozioni, e se le parole di Montella ieri a fine gara continuano a dividere e a far discutere, su una cosa tutti sono concordi. Prima ancora di capire quale sia la giusta dimensione del mondo viola, resta la delusione per un'altra batosta dalle proporzioni troppo pesanti. Perchè poi, fischi o goliardate a parte, la fredda cronaca e gli altrettanto freddi numeri raccontano di un doppio confronto perso per cinque a zero. Di una difesa ormai in crisi cronica, e di una squadra che non solo non segna più, ma nemmeno più corre. Aspetto quest'ultimo che capita di rilevare soprattutto osservando l'involuzione tecnica dell'ex scheggia Salah.

Ed è allora da questo aspetto, dalla grinta non vista, che nasce il malumore di chi ieri al Franchi non ha perdonato quello zero a due. Perchè certamente potevi perdere in semifinale di Europa League, e certamente potevi salutarne l'uscita dei viola tra gli applausi come capitato a Monaco di Baviera (ma in quel caso il Bayern aveva vinto), ma non sventolando bandiera bianca dopo nemmeno mezz'ora. E sotto questo profilo vien da ricordare che ad allenare una squadra in caduta libera da oltre un mese non è il pubblico, quasi a dire che qualche critica può anche starci.

Un pubblico che peraltro martedì scorso aveva raccolto immediatamente l'appello a “giocarla insieme” nonostante il tre a zero dell'andata, salvo poi sentirsi dire che a porte aperte è impossibile allenare. Un pubblico che piuttosto che una pioggia di fischi ha scelto l'ironia, come nel caso dei cori intonati a Batistuta. Un pubblico che, nella gara d'andata, ha fatto di tutto per raggiungere Siviglia anche di fronte all'aeroporto di Roma in fiamme. Capire quale dimensione dovrebbe conoscere questo pubblico, dopo un altro tonfo e al di là dei messaggi societari e dei proclami di vincere una coppa o rincorrere il terzo posto, è di fatto impossibile.

Molto più semplice, allora, rendersi conto che, forse, la dimensione l'abbia semplicemente fornita la società. In questo decennio. A caccia di una vittoria da ormai 14 anni, e di una qualificazione in Champions posta come obiettivo soltanto nell'estate scorsa. Sotto questo profilo lo stesso tecnico (giustamente) non si è mai peritato a spedire messaggi alla società, e ieri stesso ha confessato di aver ribadito le proprie idee già tre mesi fa.

Perchè allora cambiare obiettivo? Perchè continuare a scegliere messaggi pubblici per obiettivi trasversali? Per strappare e andarsene? Perchè non far semplicemente presente che “la squadra è questa e ha già fatto moltissimo” (aspetto sul quale non si discute) rimandando la palla a chi, di nuovo, a gennaio non ha scelto altre strade in ambito di investimenti, invece che rifarsela (con fin troppa permalosità) con la piazza? 

Domanda alla quale augurarsi di trovare risposte, anche perchè adesso, dopo la batosta, resta da capire quale sarà il rapporto futuro tra Montella, Firenze e la Fiorentina. Tre soggetti che, per inciso, sembrano sempre più lontani l'uno dall'altro.