TIFOSI, Le statistiche
Non è tra le favorite per il prossimo campionato, ma la Juve, nonostante l’anno in B,ha già vinto lo scudetto dei tifosi. È sempre quella bianconera la
squadra più amata dagli italiani: in un recentissimo sondaggio su un campione rappresentativo della popolazione, si dichiara juventino il 17,4% degli intervistati. Seguono il Milan (12,4%) e l’Inter (11%), più distaccate tutte
le altre. Il Napoli, quarto, ha poco più della metà dei sostenitori dell’Inter.
UOMINI E DONNE Ma quali sono le differenze tra i tifosi di una o dell’altra squadra? Innanzitutto spicca come l’Inter sia la squadra relativamente più seguita dai maschi e proporzionalmente (non in valore assoluto) la Vecchia Signora piace di più alle donne. Riguardo all’età emerge che l’Inter, e non la Juve, è la squadra più seguita in assoluto nella fascia dai 45 ai 54 anni, probabile effetto delle vittorie della Grande Inter degli anni ’60.Etra i giovani la Juve deve cedere il primato di sostenitori al Milan, la squadra più amata (20,3%) tra gli under 24. I tifosi bianconeri sono invece più frequenti tra i
meno giovani.Dato che il Milan riscuote successo tra i giovani, poi, è scontato che lamaggioranza degli studenti siano rossoneri. Grande successo ha invece l’Inter tra dirigenti, imprenditori e liberi professionisti. Ancora una volta, è la Juve la squadra più trasversale tra le professioni:
grosso modo la stessa presenza in tutte le categorie lavorative.Ma c’è un altro elemento che differenzia le «grandi» (e non solo la Juve) dalle altre: il motivo per cui vengono scelte. Che è per lo più l’influenza della famiglia, mentre nei team piccoli conta più la città di origine o residenza. Segue, in ordine di importanza, la presenza di un giocatore famoso. E poi vi sono i motivi più disparati, dal fatto che una squadra stesse vincendo fino ai colori della maglia. Una volta scelta, però, la squadra non si cambia. O quasi. Il 16% dei tifosi dice di aver avuto una squadra del cuore diversa dall’attuale: il
team più «abbandonato» è l’Inter, forse perché non ha vinto per molto tempo.
I motivi per cui si abbandona una squadra sono i più disparati, tranne uno: nessuno ha dichiarato di aver lasciato la Juve per la retrocessione in B.
UN TERZO NON TIFA Se ci fosse un «partito dei tifosi», vincerebbe certamente le elezioni. Due terzi delle persone dichiarano infatti di seguire le
vicende di una squadra di calcio. Emerge subito però l’abbandono degli impianti a favore della tv: solo il 4,1% degli intervistati va allo stadio almeno una volta al mese contro un 51,9% che afferma di guardare la propria squadra in televisione. Ma che caratteristiche hanno i tifosi? Sono soprattutto uomini (raggiungono l’80%), ma anche tra le donne la maggioranza (54%) è fan di una formazione. E il tifo fra le signore, specie fra le giovani, è in forte aumento negli ultimi anni. Si inizia ad appassionarsi a una squadra alle età più disparate, c’è chi comincia giovanissimo e chi lo fa più avanti. C’è tuttavia
un curioso ripetersi di un’età precisa: i 10 anni, che sembra essere il momento clou in cui si viene contagiati dal morbo calcistico. Poi il tifo resta stabile, con un lieve affievolimento tra i 45 e i 54 anni per gli uomini (età in
cui sono maggiori le responsabilità di lavoro) e tra i 35 e i 44 per le donne. Dopo i 65 anni per entrambi i sessi la percentuale di tifosi si riduce senza mai andare, per gli uomini, sotto il 70%. Ma anche tra le donne si riduce poco: l’unica fascia di donne in cui le tifose non sono la maggioranza
è dopo i 65 anni. Ancora - contrariamente a quanto molti osservatori ritengono - il tifo in Italia risulta trasversale anche per ciò che concerne il titolo di studio, indipendentemente dalla durata o dal livello. L’unica eccezione è rappresentata da chi non è in possesso di alcun attestato o solamente della licenza elementare: ma questa differenza è dovuta soprattutto al fatto che buonaparte di chi ha un basso titolo di studio è composta da donne con più di 65 anni. Guardando alla professione, poi, possiamo osservare che si dichiarano più appassionati di calcio i dirigenti e i liberi professionisti, seguiti da impiegati, studenti e operai e, com’era facile intuire, a debita distanza dalle casalinghe.