"NON SOLO VIOLA", Calcio violento. Numeri inquietanti e qualche considerazione
Si è cominciato parafrasando il titolo di un film dei fratelli Coen ("Non è un paese per vecchi" del 2007, ribattezzato dal designatore Collina, "Non è un paese per muti", riferendosi all'opportunità, per gli arbitri, qualche volta di parlare e difendersi), si è concluso con una frase del Mahatma Gandhi ("La non violenza è il primo articolo del mio credo"), ripresa dal presidente federale Giancarlo Abete, nel chiudere i lavori del 2° seminario per giornalisti sportivi "Il calcio e chi lo racconta" svoltosi in questi giorni al Centro Tecnico di Coverciano. Nel mezzo personaggi importanti come lo stesso Pierluigi Collina, che ha cercato di inquadrare la figura dell'arbitro in un periodo come questo, di sovraesposizione mediatica del ruolo, come Antonio Matarrese, presidente di Lega, sul quale torneremo (ahimè) in sede di considerazioni finali, e Giancarlo Abete, Presidente Federale e re incontrastato del "politichese" applicato al calcio. Sopratutto (non ce ne vogliano gli altri), è intervenuto eccezionalmente il Prefetto Antonio Manganelli, capo della Polizia dal giugno 2007 e da circa un anno supervisore delle norme antiviolenza introdotte all'indomani del delitto Raciti del 2 febbraio scorso.
Come dicevano i latini, "ubi maior, minor cessat" e nell'era del calcio violento, precedenze assoluta alle parole, ma sopratutto ai numeri, snocciolati dal prefetto Manganelli. Lo diciamo subito, sono cifre inquietanti, ma proprio per questo degne della massima considerazione. La premessa del Prefetto è stata il ringraziamento agli arbitri, al loro comportamento, e a tutte le componenti societarie di serie A e B che si sono adoperate in modo totale per l'attuazione delle norme antiviolenza. I numeri dicevamo, dapprima quelli relativi ai 5 anni precedenti all'insediamento di Manganelli a supervisore: "Siamo partiti (è il prefetto che parla ndr.) da 1114 incontri, nei quali sono rimaste ferite 5187 persone delle quali 3800 appartengono alle forze di Polizia. Ci sono state denunce per 7827 persone, e di queste quasi 2000 in stato d'arresto, e ben 19 morti in manifestazioni calcistiche. A tutto questo va aggiunto che su 31 stadi delle squadre appartenenti alla Lega di A e B, solo 6 erano in regola. Solo dopo l'omicidio dell'ispettore di Polizia Filippo Raciti, d'accordo con Luca Pancalli (allora Commissario straordinario della F.G.C.I) abbiamo deciso di fare sul serio. Rimasero chiusi per un certo periodo 25 impianti, utilizzando l'Osservatorio si sono fatte partite a porte chiuse, anche se abbiamo dovuto conciliare gli interessi divergenti delle società che tendevano a tutelare i propri tifosi, cioè i fruitori del loro prodotto calcio, ed i nostri, che dovevamo tutelare le persone che andavano allo stadio. Quindi, il passo successivo è stato la messa a norma degli stadi (videosorveglianza, tornelli, biglietto nominativo, reclutamento degli steward, sensori ottici alle porte d'ingresso, sala GOS). Non è la soluzione finale, ma ora gli stadi superiori ai 7500 spettatori (40 impianti in Italia) sono a norma." Il Prefetto Manganelli si è poi soffermato sulla figura importantissima degli steward auspicando che, un giorno non troppo lontano, assumano lo status di professionisti a tutti gli effetti, pagati e stipendiati dalle società, che potranno, presumibilmente, agire su stadi di proprietà gestendo autonomamente la sicurezza all'interno dell'impianto. La figura dello steward è altresì importantissima poichè è servita a togliere la Polizia da dentro gli stadi, rimarcando il fatto che il poliziotto era diventato il nemico numero uno, incarnando la figura dello stato e, conseguentemente, del potere costituito. Un discorso a parte merita poi l'affermazione di Manganelli che mette in guardia dal pericolo di una forte influenza camorristica sul tifo del sud e verificatasi, nello specifico, negli incidenti di Roma-Napoli, accaduti alla 1° giornata di campionato del 31 agosto scorso. Anche in questo caso il Prefetto porta a conoscenza della platea una serie di numeri a dir poco sconvolgenti poichè sui 2800 tifosi napoletani presenti in quell'occasione, ben 800 erano implicati per spaccio di droga, e in Italia, prosegue Manganelli, ci sono circa 20.000 tifosi che aderiscono ad organizzazioni politico-estremistiche o anarco-istituzionaliste.
La chiusura è all'insegna della speranza e puunta ancora sugli steward che oggi, con la loro presenza, permettono l'impiego (solo) di 4000 uomini di forza di Polizia per ogni giornata di campionato contro la media di 10-11.000 degli anni scorsi. Nell'ultimo anno, poi, sono stati dati 499 i Daspo (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) disposti dal questore, e sono 4074 i provvedimenti Daspo in atto. Ultimo dato numerico gli spettatori: sempre relativamente a quest'ultimo anno, gli spettatori sono cresciuti nell'ordine di 491.222 unità rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. "Mi sembra un buon risultato" conclude il Capo della Polizia Antonio Manganelli al termine della sua disamina numerica, molto precisa e circostanziata. A completamento fissa un obiettivo... "Riportare le famiglie agli stadi, ma anche il mondo "sano" degli Ultras" ed una soluzione immediata..."La tessera del tifoso", una sorta di Telepass e/o Bancomat del tifoso che potrà essere assegnata a quei soggetti che negli ultimi 5 anni non hanno avuto procedimenti penali a carico in merito a fatti accaduti allo stadio. Caratteristica principale della tessera sarà l'assenza del biglietto cartaceo che verrà, invece, caricato sulla tessera, come un telepass. Ci saranno agevolazioni, come sconti sull'ingresso alle partite, convenzioni con varie società di servizi (es. sconti agli autogrill durante la trasferte)." Ci piace poi, da parte nostra, sottolineare come l'idea della tessera del tifoso nacque due anni fa, proprio a Firenze, in un incontro con il questore Francesco Tagliente e la speranza finale del Prefetto Manganelli è "In un mondo dei tifosi affidabile, gestibile, fidelizzato".
Noi speriamo davvero che questa sia la svolta definitiva e che numeri simili non vengano confutati al prossimo incontro con le autorità preposte, ma qualche velocissima considerazione concedetecela. Il prefetto ha detto in apertura che sono stati, fino ad oggi, 19 i morti in manifestazioni calcistiche (da Vincenzo Paparelli nel 1979 a Gabriele Sandri, giusto un anno fa, l'11 novembre 2007). Le domande sono due: bisognava aspettare così tanto tempo e così tanto spargimento di sangue? E poi (scusate la provocazione): ci doveva essere il morto tra le forze di Polizia per adottare tutte queste forme restrittive e produrre un decreto antiviolenza, oppure sarebbe stato sufficiente uno dei precedenti 18 a smuovere le acque e gli animi? E ancora, dobbiamo seguire il "bizzarro" ragionamento del presidente di Laga Matarrese che sostiene come "i morti aiutino i vivi" poichè solo "grazie" a questo fatti efferati, le persone che ancora "resistono" beneficeranno di questi provvedimenti? (ricordiamo che poco dopo l'omicidio Raciti, don Tonino ebbe a dire che "I morti fanno parte del sistema calcio" facendo trasparire l'ineluttabilità e l'inevitabilità di certi fatti intorno ad una partita di pallone). E allora concludiamo ripetendo e facendo nostra la frase di Gandhi pronunciata da Abete: "La non violenza è il primo articolo del mio credo" e ne aggiungiamo un'altra, sempre patrimonio culturale del Mahatma: "Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo". L'esempio può venire solo dal nostro comportamento e dal coraggio delle nostre azioni.