UN APERITIVO CON CESARE
Erano più o meno le 19 e 30, l'ora dell'aperitivo. Lo scenario è quello di Piazza Signoria in una serata tiepida, quasi piovosa, tipicamente autunnale. Pochi turisti in giro, ancor meno i fiorentini già dediti ai preparativi per la cena, quando all'improvviso un gruppo di scalmanati scuotono la tranquillità del "Biancone" e corrono, corrono... brandendo taccuini e microfoni. Obiettivo, un signore distinto che li precede di pochi metri (corre pure lui) e che ride (bontà sua) divertito. Il passo è sciolto, la corsa armonica non tradisce fatica alcuna, tanto che gli "scalmanati" fanno fatica a stargli dietro. Il signore in questione è Cesare Prandelli, e gli inseguitori sono giornalisti e cameramen alla caccia di una battuta, di una frase... Piccolo passo indietro: a pochi metri di distanza sta andando in scena la presentazione del libro di Michela Lanza "Caro mister...lasciati raccontare". Presenti tanti ex viola, da Antognoni, a Roggi, a Kurt Hamrin, a Vincenzo Guerini... a Cesare Prandelli, che verso le 19 prende la parola e saluta la platea raccontando qualche aneddoto divertente della sua vita da allenatore (uno per tutti: "Mutu ha detto che io sono uno dei primi 5 allenatori al mondo? Bugia, di Mutu non mi fido"). Il tempo passa e tra una chiacchera e l'altra sono già le 19 e 20. Prandelli ha espletato il suo ruolo d'invitato d''eccezione, fa per uscire ma si trova davanti il muro dei giornalisti che sono lì ad aspettarlo. Le parole di Prandelli non sono mai troppe, una battuta in più ci sta sempre bene e allora comincia la trattativa: "No ragazzi, ho già parlato. Devo andare a casa..." prova a giustificarsi Prandelli. "Mister una battuta, una battuta sola..." incalzano i giornalisti.
Prandelli allora "sfonda" il muro, esce dal salone de' cinquecento in Palazzo Vecchio e s'invola giù per le scale. Di corsa, a due a due. A questo punto comincia l'inseguimento, Prandelli davanti e i giornalisti dietro. Prandelli addirittura sfida gli inseguitori ("tanto non mi prendete") e loro urlano...("si fermi mister, una battuta, una battuta ancora..."). Fino al colpo di scena. Prandelli si ferma di colpo, si gira verso gli "scalmanati" e dice: "Ok, una domanda per uno e poi vi offro l'aperitivo. Ma dopo spengete tutto, telecamere, riflettori e microfoni" e si dirige verso "Rivoire", storico bar di Piazza Signoria. La scena è da ultimo giorno di scuola: gli scalmanati esultano, ringraziano e si mettono a sedere... silenzio, parla Prandelli. Fioccano le domande, qualcuno fa il furbo e prova a farne due (Prandelli lo becca subito... "Ti ho visto, ne avevi già fatta una..."), insomma, più che un'intervista sembra una rimpatriata, una cena tra vecchi compagni di scuola. E come tutte le cene (o aperitivi) che si rispettino, tutto finisce con strette di mano, baci ed abbracci. Ah, dimenticavamo...l'aperitivo? Troppo tardi, erano quasi le otto, c'è da scrivere il pezzo, c'è da raccontare che Cesare è sempre uno di noi, c'è da essere orgogliosi che uno come lui sia stato per cinque anni l'allenatore della nostra Fiorentina. E poi scusate, non ha detto che torna per vincere il terzo scudetto?