E DOPO DAINELLI..."Ne resterà uno solo". Montolivo subito capitano?
Dobbiamo essere onesti: Dario Dainelli non ci ha mai fatto impazzire. Se dicessimo il contrario mancheremmo di rispetto ad un professionista ed ad un innamorato della maglia viola. Attenzione però: ci riferiamo al giocatore, di certo non alla persona. Dario, infatti, era uno di noi, anzi...uno di loro. Era uno del "gruppo" viola, addirittura il capitano del "gruppo", era uno di quelli che avevano costruito quello "zoccolo duro" capace di compiere "quattro miracoli" in altrettanti anni (per dirla alla Corvino). Dainelli non ci ha mai fatto impazzire, dicevamo, però un pò ci dispiace che se ne vada. Dario paga l'arrivo di Felipe (e quello di Munoz a giugno), paga l'età (31 anni), paga la legge del mercato (sono arrivati soldi freschi), paga la sua volontà di andare a giocare.
Senza cedere alla facile demagogia piuttosto che ad un buonismo di bassa lega, da oggi qualcuno si sentirà più solo: i giocatori in primis, quindi i tifosi (anche se non sono mancate le contestazioni) che consideravano Dainelli uno di casa. Infine noi addetti ai lavori perchè "daino" era uno gentile, disponibile, mai sopra le righe. Non si sentirà più solo Cesare Prandelli (azzardiamo) con il quale il centrale neo-genoano ha avuto in questi anni "confronti" dialettici serrati, tutti comunque condotti nella totale civiltà e correttezza. "Ne resterà uno solo" abbiamo titolato. Chi ha la bontà di seguirci avrà notato come avessimo recentemente usato questa frase (mutuata dal celeberrimo film "Highlander") per Riccardo Montolivo, ultimo esemplare di ruolo in un reparto (il centrocampo) smembrato da squalifiche ed infortuni. Stavolta il destinatario è Martin Jorgensen. Dainelli fu il primo acquisto della Fiorentina di Della Valle appena tornata in serie A. Era l'estate del 2004, lo portò l'allora direttore generale Fabrizio Lucchesi e veniva dal Brescia con grosse credenziali. Nello stesso periodo (però qualche giorno dopo) arrivò anche Martin Jorgensen (in prestito) che fu poi riscattato a costo zero. Ad oggi, quindi, il danese è il più "anziano" del famoso gruppo viola. A gennaio arrivò anche Marco Donadel (con Pazzini, un addio doloroso quasi come quello di Dainelli) ma il mediano paga, rispetto ai due compagni, qualche mese di ritardo. La stagione seguente, poi, arriveranno Frey, Gamberini, Montolivo, Pasqual, Kroldrup insomma...un blocco che tutt'oggi è saldamente "al governo".
Altro capitolo caldissimo in queste ore, la questione capitano. A rigor di logica il nome è ancora quello di Martin Jorgensen. L'anzianità nello spogliatoio, il carisma, l'ascendente sui compagni, la "devozione" dichiarata di Prandelli... tutte le strade portano al danese. "Martino" però non è un titolare e la sua candidatura, in questo senso, perde forza. Donadel? Anche lui non ha i galloni da titolare e, sopratutto dopo l'arrivo del nuovo centrocampista, c'è il rischio che Marco veda il campo a spizzichi e bocconi. Restano Frey e Montolivo. Parliamoci chiaro: non fosse un portiere il francese avrebbe già la fascia al braccio. Ma si sa... il portiere è lontano dall'azione, non può interagire con l'arbitro, non è nel cuore del gioco...tutte verità incontrovertibili. E allora? Spunta Riccardo Montolivo, e ancora una volta attingiamo allo slogan... "Ne resterà uno solo". Riccardo è in un momento di forma spaventoso, ha guadagnato punti all'interno dello spogliatoio, ha da poco riconquistato la nazionale. E poi lo vediamo parlare in campo, interagire con l'arbitro, spronare i compagni. Forse è presto ma (a nostro parere) varrebbe la pena provare anche perchè una simile promozione sul campo velocizzerebbe sensibilmente quella crescita che "Montolo" sta aggredendo a grandi passi. Più facilmente ci sarà un capitano itinerante, camaleontico, che cambia di domenica in domenica. La decisione, comunque, spetterà a Prandelli, spetterà allo spogliatoio che da sempre è sovrano. Anche così si spiega la forza di questa Fiorentina.