UN TRANQUILLO WEEK-END DI PAURA

06.05.2013 00:35 di  Stefano Borgi  Twitter:    vedi letture
UN TRANQUILLO WEEK-END DI PAURA
© foto di Firenzeviola.it

Peggio di così non poteva andare. In due giorni la Fiorentina vede crollare sogni e speranze cullate in nove mesi di splendida gestazione sportiva: sconfitta con la Roma in casa, il Milan che batte il Torino e sale a +4, in ottica Europa League vincono Udinese e Lazio. In più la Juventus vince il suo 29° scudetto, ed anche questa non è una bella notizia. Unica nota lieta, l'Inter che frana a Napoli... ma è una magra consolazione. Insomma, altro che weekend di paura: lo definiremmo di passione, di sofferenza pura, quasi una resa dei conti se non fosse che la squadra di Montella ha ben poche colpe. Anzi...

UNA DIFESA... INDIFESA - Andiamo con ordine. La sconfitta interna con i giallorossi ha due padri ben distinti: l'arbitro e la sfortuna. Più la consueta distrazione difensiva (forse l'unica colpa ascrivibile all'undici di Montella) che porta la retroguardia viola ad essere la sesta più battuta del campionato con 43 gol subìti. Sono lontani i tempi nei quali si diceva che Viviano prendesse gol perchè poco impegnato, e quindi sorpreso a freddo dall'unico tiro in porta della partita. Allora era una Fiorentina diversa, fresca, brillante, schierata con un 3-5-2 impermeabile, veloce nel ripartire, maniacale nel possesso palla. Sopratutto i difensori non sbagliavano una mossa. A cominciare da Facundo Roncaglia, idolo incontrastato da settembre a gennaio, proseguendo con Gonzalo Rodriguez, con Savic, e persino Tomovic appariva l'ennesimo errore degli operatori di mercato. Poi i tempi sono cambiati, il modulo è cambiato, la Fiorentina è cambiata, ed i tiri verso la porta viola sono cominciati a fioccare numerosi. L'unica cosa che non è cambiata (oltre ai buoni risultati) e' l'incertezza di Viviano, che non spinge sul ginocchio destro, che sembra svagato, impaurito... non da Fiorentina. Ma questo lo deciderà il mercato. Resta il fatto che la squadra viola, in tutto il campionato, è riuscita una sola volta (contro Lazio e Genoa, 9° e 10° giornata) a mantenere imbattuta la propria porta per due partite consecutive. Così non si va di certo in Champions League. Dicevamo delle due paternità: in primis gli arbitraggi. Con i tre di sabato sera salgono a 12 i punti sottratti alla Fiorentina: fate voi i conti, 61+12=73 che farebbe una lunghezza sopra il Napoli secondo in classifica. E poi la gestione dei cartellini, Totti e De Rossi che "mandano" liberamente ed impunemente l'arbitro, Cuadrado "picchiato" dai difensori avversari, Ljajic squalificato per offese all'arbitro... nel dopo partita. Senza contare Pizarro che, ad un certo punto della stagione, era diventato una barzelletta per la facilità con la quale veniva ammonito. Paura quindi di non farcela nemmeno ad agguantare l'Europa League, con Roma, Udinese e Lazio in rimonta, paura di vanificare quanto di buono fatto finora.

MA CHE COLPA ABBIAMO NOI?  Paura, diciamo terrore, per quei tifosi in curva Ferrovia che si sono visti recapitare bombe carta, fumogeni e petardi. Risultato? 15.000 euro di multa alla Roma, quando il regolamento prevederebbe la sconfitta a tavolino per fatti gravi avvenuti dentro lo stadio. Ovviamente a carico di chi li provoca, nello specifico la tifoseria giallorossa. E invece niente, tutto come prima. Per tutta risposta il giudice sportivo multa Montella di 10.000 euro per aver rivolto ironici apprezzamenti alla terna arbitrale. La paura è anche quella di essere presi in giro, di essere derisi, vittime del classico "due pesi e due misure". E chiudiamo con la sfortuna. Possiamo dire che la Fiorentina sta riuscendo nell'impresa di sovvertire una massima a dir poco storica: la fortuna aiuta gli audaci. Ora, che la squadra di Montella sia audace è un fatto, che sia sfortunata lo è altrettanto. E allora, come si conciliano le due cose? Non sarà che per i viola vale un altro tipo di sfortuna? Sfortuna con gli arbitraggi (propri), sfortuna con gli arbitraggi (avversari), sfortuna nel vedere la Juventus vincere l'ennesimo scudetto (su rigore, ma questa è la prassi). E meno male che Diego suole dire: "Male non fare, paura non avere..."