PRANDELLI, Ancora poco e saremo pronti...

Rassegna stampa a cura di Matteo Magrini
15.04.2009 10:25 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: l'Avvenire
PRANDELLI, Ancora poco e saremo pronti...
FirenzeViola.it
Riportiamo una lunga e bella intervista a Cesare Prandelli apparsa stamani sulle pagine dell'Avvenire.
 
 
Prandelli, possiamo dire che il suo peggior avversario è stato sempre il dolore per la malattia e per la perdita?
"È così. A 16 anni quando è morto mio padre mi sono ritrovato capofamiglia. Ho visto le mie due sorelline private della figura maschile e mi sono dovuto assumere tutta la responsabilità".
 
Senso di responsabilità di chi ha rinunciato ad allenare la Roma pur di stare vicino alla moglie malata di cancro.
"C’era una promessa con la Manu: se la chemio fosse stata troppo invasiva io avrei mollato tutto per starle a fianco. Così è stato e sarò sempre grato al presidente Franco Sensi e alla sua famiglia che capì e appoggiò immediatamente la mia scelta".
 
Dopo che Manuela è mancata, ha mai pensato di mollare il calcio per sempre?
"Ci ho pensato e ci penso ancora spesso... Ma poi guardo i miei figli Carolina e Nicolò e mi dico che nonostante il dolore che non si cancellerà mai, dobbiamo andare avanti e farlo anche per la Manu. Lei per noi c’è ancora e ci sarà sempre, perché riusciamo a ricordare solo i momenti belli vissuti insieme...".
 
Uniti nella vita e anche nel lavoro, Nicolò fa parte del suo staff tecnico.
"Nicolò è un ottimo preparatore atletico. In campo ci basta un’occhiata per capirci. A Bergamo per la prima volta è venuto in panchina. È stato un bel momento, lui al mio fianco e Lara, una nostra amica disabile, vicina alla nostra panchina. Peccato che poi quella bella atmosfera l’abbiano rovinata quei teppisti che hanno lanciato i sassi al nostro pullman...".
 
Possibile che non si riesca a debellare la violenza negli stadi?
"In Italia sembra che non vogliamo risolvere il problema, eppure girando per l’Europa ci siamo resi conto che è possibile assistere a una partita di calcio in maniera assolutamente civile".
 
Voi della Fiorentina per alzare il grado di civiltà avete introdotto il “terzo tempo”, ma siete gli unici che continuate a farlo.
"Non solo non lo fa nessuno, ma veniamo anche criticati per questo. Ci hanno detto che siamo “troppo buoni” che in italiano si traduce in “stupidi”, e che piuttosto ci dovremmo far sentire di più dagli arbitri, visto che non protestiamo mai".
 
Quella arbitrale è un’altra piaga del nostro calcio?
"Continuano a condizionare le partite a beneficio dei soliti noti... Noi per il gol di mano di Gilardino al Palermo stiamo ancora pagando in termini di punti persi, per non parlare del linciaggio vergognoso nei confronti del giocatore".
 
Nonostante tutto, con la “cura Prandelli”, Gilardino è rinato.
"Non c’è stato bisogno di cure, un campione del mondo come Alberto che aveva deciso di rinunciare a parecchi soldi dal Milan pur di sposare il progetto Fiorentina era già partito con il piede giusto. I 16 gol sono la conseguenza naturale della maturità dell’uomo prima che delle sue indiscutibili capacità tecniche".
 
Con lei Adriano al Parma era felice e devastante in zona-gol quanto Gilardino. Cosa gli è successo?
"Con Adriano ho avuto un rapporto fantastico, ma ricorderò sempre che i primi due mesi a Parma non lo vidi mai ridere, fino a quando un giorno non venne a trovarlo il suo fratellino Thiago. Con lui e con la sua famiglia, era un’altra persona, solare, sereno. La morte del padre, sicuramente deve aver rotto qualcosa dentro di lui. Per aiutarlo bisogna capire dove si annida il suo disagio, ma Adriano deve anche aiutarsi da solo per vincere questo momento. Gli sono molto vicino".
 
Talenti che si perdono e quelli che ci portano via, come Macheda, “strappato” alla Lazio dal Manchester United.
"A me era già successo al Parma con Giuseppe Rossi, a tutt’oggi la più grande perdita del calcio italiano. È necessario cambiare la normativa se vogliamo conservare i nostri talenti, questo non vuol dire incatenarli, ma dirgli: ragazzo, io investo su di te e quindi devo gestire la tua crescita professionale almeno fino ai 22 anni. Poi società e giocatore decideranno insieme quale strada intraprendere".
 
Pazzini ha preso la strada di Genova e con la Samp è arrivato in Nazionale. Rimpianti?
"No, perché c’è chi accetta e comprende di essere utile alla squadra anche se gioca 20 minuti come Bonazzoli che sta facendo benissimo e chi invece ha la necessità di sentirsi titolare e amato dai tifosi a prescindere dai gol e le prestazioni come Pazzini, che da toscano ha pagato il peso di vestire la maglia viola".
 
Recentemente lei si è sfogato, avvertendo invece il peso del clima instaurato da una parte della tifoseria viola.
"I fiorentini per retaggio culturale ritengono di non essere secondi a nessuno e l’eccesso di critica li rende autolesionisti. Al tempo stesso è la tifoseria più stimolante e soprattutto la più generosa che conosca, come dimostrano i 30mila accorsi alla partita per Borgonovo. Quella è stata la gara più bella e importante che abbiamo giocato in questa stagione".
 
Dicono che lei per dna sia un allenatore da Juve, ma intanto sparando una megacifra fece in modo che Moggi non la prendesse...
"Quella cifra è bene precisare che comprendeva i compensi per tutto il mio staff. Fu comunque una provocazione verso quel tipo di Juve... Meglio quella di adesso, senza Moggi, anche se la Juve degli Agnelli con Boniperti presidente e Trapattoni allenatore resta insuperabile".
 
Chi erano i modelli in campo di quello “stile” Juventus?
«Quasi tutti, ma Scirea aveva qualcosa in più, lo stesso ruolo di equilibratore in campo lo trasmetteva anche fuori».
 
Il più grande campione con cui ha giocato?
"Platini, un fuoriclasse dell’ascolto. Potrebbe ricoprire qualsiasi carica e non mi meraviglierei se un giorno Michel prendesse il posto di Sarkozy".
 
Lei, invece, oltre al 4° posto, ha un obiettivo personale che vorrebbe centrare?
"Sento che in futuro potrei fare il dirigente. E senza presunzione, penso che lo farei anche bene".
 
Ci spiega chi sono i fratelli Della Valle?
"Diego e Andrea sono degli imprenditori eccellenti e degli uomini profondi che hanno fatto di tutto in questi anni per mettere ogni singolo collaboratore della Fiorentina nelle condizioni di lavorare al meglio. Stiamo per raccogliere i frutti, ma serve ancora un po’ di pazienza e di sensibilità da parte di tutti".
 
Lei ne ha da vendere, visto che come può, in silenzio e a riflettori spenti, si prodiga continuamente per gli altri.
"A me non costa niente dedicare qualche ora del mio tempo a chi soffre o è meno fortunato di noi. E poi, sono sempre in debito, perché è molto di più ciò che ricevo rispetto a quello che dò"