MANNINI, Tifosi Samp mi dimostrano sempre affetto
Intervistato da Il Secolo XIX l'esterno blucerchiato Daniele Mannini ha parlato del momento che sta attraversando lo stesso giocatore e la compagine allenata da Mimmo Di Carlo con molta schiettezza e sincerità:
"Cosa mi succede? Messa così sembra che io sia un caso. E non lo sono. Allora diciamo che il calcio è fatto di periodi. Di alti e di bassi. E bisogna sapere accettare determinate situazioni. Domenica scorsa sono andato in tribuna, cosa si può fare? Non ci si può fare niente.
Mi è dispiaciuto... dispiacerebbe a qualsiasi calciatore guardare una partita della propria squadra dalla tribuna. Però, ripeto, sono scelte da accettare. Se andrà avanti così? No. Qualcosa ovviamente deve cambiare. Magari spetta a me, farmi vedere un po’ più. Se il mister mi valuta da tribuna, devo essere io a dimostrare di essere da panchina o perché no da formazione titolare.
È la prima volta che sono andato in tribuna in ventisette anni. Nemmeno nei pulcini. La tribuna di Bologna fa parte di un momento non molto positivo. Sicuramente ci vuole una reazione. A me sembra di avere fatto e di fare le stesse cose della scorsa stagione. Durante la settimana mi alleno sempre con grande serietà e professionalità.
Anche nella scorsa stagione ho attraversato un periodo di calo. Poi alla fine sono tornato a essere decisivo come lo ero stato all’inizio e credo di avere dato un significativo contributo alla conquista del quarto posto. O no? Devo vivere questo periodo come una cosa, tra virgolette, normale. Devo continuare a fare con tranquillità e serenità quello che già faccio. E aggiungerci qualcosa di più.
Similitudini con il calo della scorsa stagione? No, perché l’anno scorso il calo era stato di tutta la squadra. All’inizio avevo segnato cinque gol in otto partite, ma era tutta la Samp a girare bene. Sono io il primo a dire, prima era così, poi era cosà. Però alla fine ci siamo ripresi alla grande. Tutti. E abbiamo conquistato un bellissimo sogno, chiamato Champions League, svanito in una partita maledetta.
Se la gente si aspetta tanto da me? Ma se sono io il primo a chiedere tantissimo a me stesso. E questo chiedere, questo chiedermi troppo alla fine può diventare anche un mio limite. Però mi accorgo che chiedendomi sempre di più sono arrivato a un buon livello. E allora forse non è un atteggiamento così sbagliato.
Se la gente è più intollerante ai miei errori rispetto a quelli di altri miei compagni? Questo non lo so... li sento i borbottii. Però fanno parte anche loro di determinate situazioni. I tifosi ti acclamano quando i risultati vanno bene e ti criticano quando vanno meno bene. Bisogna accettare entrambi gli aspetti. La vivo come è giusto che sia, spetta a me fare interrompere i borbottii. La gente blucerchiata mi ha sempre dimostrato grande affetto.
Se sono consapevole delle mie qualità? Sì, non posso essere diventato un brocco di colpo. Però ci sono tanti fattori che influiscono nella carriera di un giocatore... Ripeto, tanti fattori... Sono sicuro delle mie potenzialità. So quello che posso dare e che spero di dare. Però c’è una cosa che mi lascia tranquillo: la serietà che metto nel quotidiano, negli allenamenti.
Questa è la migliore medicina... se si può chiamare medicina, dal momento che non devo guarire da niente. La società ha voluto rinnovare la comproprietà ed è stata una prova di grande fiducia nei miei confronti. Io voglio essere importante in questa squadra. Senza fare paragoni con l’anno scorso, anzi sì, voglio essere importante come l’anno scorso. Sennò lo sminuirei.
Quest’anno mi prendo i vaffa, l’anno scorso pacche sulle spalle e complimenti. Però vorrei sottolineare ancora una volta la straordinarietà di quello che abbiamo fatto l’anno scorso. Siamo stati bravi e abbiamo approfittato della stagione negativa di qualche grande. È stata un’annata fantastica ed è molto, molto difficile da ripetere.
Se mi chiudo in me stesso quando le cose vanno così così? No, resto normale, ma sento di più il richiamo della famiglia. Con la famiglia si condividono gioie e dolori, si dice così. In un periodo “ni” si incrementa il numero di telefonate di mia madre Sandra. Da due o tre volte al giorno arriva al centinaio. La mia è una famiglia fantastica. Siamo come una squadra, facciamo gruppo".