TOTAL KHEOPS
Due giorni fa, al termine della nostra riflessione sulle possibili cessioni di giocatori come Vargas e Gilardino, dove abbiamo analizzato l’eventuale convenienza per la Fiorentina di tali operazioni, avevamo promesso che avremmo successivamente parlato di altri aspetti legati ad eventuali partenze del genere, ovvero l’impatto di carattere squisitamente tecnico e quello sul rapporto tra società e tifosi che esse avrebbero potuto creare. Riguardo al primo punto ci è venuto incontro, anzi, ci ha anticipato, il nostro Marco Conterio, esprimendo un concetto semplice ma estremamente esaustivo: “vendere si, ma per comprare”. A metterci in difficoltà sono invece intervenute alcune notizie che hanno scosso una giornata che si preannunciava tutto sommato tranquilla –ovvero il probabile addio di Cristiano Zanetti e l’infortunio occorso a Mario Ariel Bolatti- e le dichiarazioni rilasciate ad un’emittente radiofonica locale da quel grande esperto di mercato che è l’ex dg del Napoli, Pierpaolo Marino, il quale, se da un lato ci ha fornito un prezioso assist –la necessità e soprattutto la concreta possibilità di cautelarsi acquistando un giocatore come Antonio Di Natale qualora Adrian Mutu non dovesse tornare ai livelli di 9 mesi fa- dall’altro ci ha messo una pulce nell’orecchio: “Cosa mi aspetto dai viola nel mercato di gennaio? Molto, perché, visto che non è stato fatto granché l'estate scorsa, mi immagino che Della Valle e Corvino abbiano voglia di intervenire. Ovviamente non so dirvi come, perché resta da capire se alla guida della squadra ci sarà ancora Mihajlovic”. Andiamo per gradi: Cristiano Zanetti non è certo quello dei tempi della Roma, ma resta forse il centrocampista più completo della rosa gigliata.
Di Mario Ariel Bolatti abbiamo parlato già abbastanza ieri: con la partenza del 33enne carrarese forse potrebbe avere qualche chances in più in prospettiva futura, di sicuro potrebbe averla avuta in occasione della trasferta di Genova, ma anche lui è entrato nel nutrito club degli acciaccati viola. Se a tutto ciò aggiungiamo le precarie condizioni fisiche di D’Agostino, i dubbi amletici di Montolivo e il contratto in scadenza di Donadel, ne viene fuori che il centrocampo viola è totalmente da rifondare. E siccome la linea mediana rappresenta il fulcro del gioco di una squadra, ne deduciamo che sapere chi sarà a guidare la Fiorentina fino al termine della stagione, ed eventualmente oltre, risulta a questo punto ancor più determinante. La società ha manifestato piena fiducia nel tecnico serbo, e noi ci associamo volentieri; allo stesso tempo ci chiediamo: con una squadra che rischia di presentarsi ai prossimi appuntamenti decimata dalla cintola in su, e quindi con grosse, ahinoi, probabilità di proseguire nel proprio trend negativo, il pur tenace Sinisa ce la farà a resistere ad una nuova tempesta? E se dovesse verificarsi davvero un esonero, non ci sarebbe forse il rammarico per un allenatore che, nonostante non lo abbia mai voluto ammettere, non è stato nemmeno minimamente accontentato in sede di mercato? E chi potrebbe prendere il suo posto? Un tecnico che accetti passivamente le scelte di mercato della dirigenza, come accaduto l’anno scorso a Torino su entrambe le sponde del Po, o uno con cui concordare acquisti e cessioni? Mancano meno di tre mesi a gennaio, e se il cosiddetto “mercato di riparazione” mai come quest’anno è atteso come la manna dal cielo, allo stesso tempo la Fiorentina, intesa come squadra e società, ci si avvicina in una situazione sempre più caotica. Da qui il titolo del nostro articolo, sperando che il grande e compianto Jean-Claude Izzo ci perdoni se abbiamo preso in prestito il titolo di uno dei suoi più celebri romanzi per parlare di futili argomenti legati al mondo del pallone.