ACERBI, Ko non fallimento ma se non alzi il trofeo...
Dal ritiro della Nazionale a Coverciano, ha parlato il difensore dell'Inter e dell'Italia Francesco Acerbi, reduce dalla finale di sabato di Champions League sulla quale si sono concentrate ovviamente le domande in sala stampa: "Bisogna essere comunque orgogliosi di quanto fatto ma c'è un po' di amarezza perché nelle finali ti dicono "bravi, bravi" ma se non alzi un trofeo non c'è niente di scritto e un po' di rode. A mio avviso è mancata la consapevolezza che potessimo fare male a questo City e incosciamento abbiamo subìto il fatto che era favorita"
Tre italiane in finale più Under 20, è l'anno della riscossa? "E' un anno importante per l'Italia, non so se è l'inizio. Il campionato inglese è il più forte in questo momento ma anche noi abbiamo giocatori forti e giovani talenti che possono fare sempre meglio. Spero sia un inizio e non un abbaglio. Anche come Nazionale dobbiamo rialzarci e cercheremo di fare bene"
Sulla morte di Berlusconi? "Un uomo brillante, sempre con il sorriso, un luminare e grande imprenditore, un punto di riferimento. Quando l'ho saputo mi ha colpito la notizia"
Temete la Spagna, avversaria dell'Italia? "Paura no, rispetto sì, è una nazionale importante ma l'abbiamo già affrontata, sappiamo i loro punti forti e dove fare male"
Quanta stanchezza ti resta per giovedì dopo il vostro match? "Io ero subito pronto a giocare, con la rabbia che si ha anche di più. E' ovvio che ci ripensi e metabolizzi più avanti la sconfitta, che poi ti fa crescere perché uno vince e uno perde, fa parte del calcio. Poi sei in Nazionale e pensi solo a quello, si prepara da sola la partita".
Ha pensato potesse essere ultima finale di Champions e impressioni su Haaland: "E' il doppio di quello affrontato 3 anni fa fisicamente, un grandissimo giocatore ma noi abbiamo fatto un grandissimo lavoro di squadra. Alla fine della gara persa non volevo parlare con nessuno per 10 minuti, poi sul fatto che potrebbe essere stata l'ultima io prima della gara mi dicevo solo "dai tutto e se non sarà questa sarà la prossima" ma poi ci rimani male della sconfitta".
L'estate scorsa non la volevano, è cambiato quel periodo? "La cosa è passata, non mi interessa che dicono è caprone, scarso o vai a lavare i piatti, la mia forza è sapere cosa voglio io e far contento me stesso. Ho fatto un sorrisino e mi hanno taggato come se ridessi perché milanista e mi ha fatto male come professionista perché per la maglia che indossavo io ho sempre dato il massimo qualunque fosse e trascurato la mia famiglia. Mi hanno toccato l'anima ma sono andato avanti e ne sono orgoglioso".
Che traguardi si pone e cosa stai lasciando nel calcio italiano? "Il mio unico obiettivo è aver dato tutto quando finisco di giocare a calcio, rialzarmi quando cado, perché tra un anno non so dove sarò ma so che strada prendere ossia di fare quello che fa bene a me stesso. Poi i bilanci si fanno a fine carriera. Non erano programmati europeo e champions ma viene da sé.
Il suo percorso come lo giudica? "Ho fatto quasi tutti i campionati in crescendo dopo la malattia, cerco di tenermi al massimo, poi conta la fame, la volontà, la detreminazione e il sacrificio, oltre al gruppo dove ti trovi e un po' di fortuna".
Come hai vissuto i Mondiali dal divano? "E' stato un brutto colpo anche per il girone alla portata, è stata colpa nostra ma bisogna guardare al lato positivo ed ora non dobbiamo più sbagliare ed ora vogliamo vincere la Nations League".
La Nazionale aiutava i giocatori a rilanciarsi, ora è il contrario con le tre finali: "Alla fine non sono uno che ci gira intorno, hai perso tre finali ma devi avere la consapevolezza che te la puoi giocare con tutti, così come ha fatto la Nazionale, se c'è un gruppo forte e coeso che vuole rialzarsi. La sconfitta è un insegnamento e non un fallimento. Si spera che siano più le vittorie che le sconfitte".