NAPOLI, I perchè della crisi
I seri problemi di tenuta azzurri paventati nel mio scorso editoriale, non erano campati in aria: nonostante le lamentele di qualche lettore, erano frutto di un ragionamento razionale, cosa che a un giornalista non deve mancare mai. Il Napoli visto nelle ultime domeniche non poteva reggere l'urto di una Roma che in meno di tre settimane ha recuperato agli azzurri ben nove punti e questa grave disfatta apre due tipi di valutazioni: la prima è di natura tecnico tattica, riguardo la tenuta complessiva della rosa e gli innesti necessari per rinforzarla, unitamente al prendere atto di una gestione tattica del mister ultimamente poco esemplare.
L'altra chiave di lettura, e premetto che non voglio assolutamente dare sfogo a piagnistei di alcun genere, riguarda i continui errori arbitrali, che nelle ultime partite stanno acuendo le già evidenti difficoltà azzurre: il gol di Mexes, il rigore negato a Maggio col Chievo, lo scandaloso arbitraggio di Rocchi contro il Milan, l'arbitraggio di Dondarini a Marassi, le ingiuste espulsioni di Santacroce a Udine e Roma… Insomma ce n'è davvero per tutti i gusti.
Il Napoli paga la pessima gestione di Collina, ma al tempo stesso la poca serenità di questi arbitri nei confronti delle grandi tradizionali del campionato: occorre allora adottare una politica diversa, meno improntata su una diplomazia che non paga, quanto piuttosto su una richiesta di rispetto per una piazza dal bacino d'utenza importante. Spero che De Laurentiis non si perda dietro i suoi procedimenti astratti, errore in cui spesso cade: Napoli deve chiedere più rispetto, nessun aiuto, ma nemmeno penalizzazioni.
La stessa correttezza ed onestà intellettuale va però utilizzata anche nell'affrontare i mali interni alla squadra: la rosa a disposizione di Reja è stata sopravvalutata oltre ogni misura. Ci sono 12-13 giocatori di buon livello, è vero, ma di lì in poi ci sono solo giocatori che a stento troverebbero spazio in Serie B: domenica il paragone tra le panchine è stato impietoso, visto che da un lato c'era Aquilani, nazionale italiano, dall'altro Montervino e Bogliacino. Le parole di De Laurentiis su una rosa vasta, mi sono allora sembrate fuori luogo: non scordiamoci che la concorrenza intanto non sta di certo a guardare, con i possibili arrivi di Nilmar al Palermo e di Ivanovic alla Fiorentina.
C'è poi anche un problema legato all'ultimo mercato del Napoli: Denis e Rinaudo non stanno rispondendo alle attese, ed in attacco l'unico bomber di razza, prima punta, si sta rivelando Zalayeta, aumentando i rimpianti per un giocatore come Floccari su cui si poteva puntare.
Il resto poi, sul campo, spetta ad Edy Reja: il Napoli deve ritrovare il suo gioco, tornando ad essere imprevedibile per gli avversari, cosa non accaduta recentemente.
Per fare questo, non si può continuare ad utilizzare lo stesso spartito: il friulano è sicuramente un ottimo gestore del gruppo, ma non un buon artigiano di una struttura tattica di cui una squadra con un progetto necessiterebbe. Resto convinto ad esempio che il Siena senza Giampaolo non avrebbe gli stessi punti, così come il Cagliari senza Allegri o il Genoa senza Gasperini... Avere un tecnico che non incide sui risultati dunque, è un handicap.
Considerato però questo aspetto difficilmente correggibile nel mercato di gennaio, la soluzione sarebbe dotarsi di elementi di grande spessore e qualità: mi chiedo ad esempio perchè non pensare a Panucci, in rottura con la Roma in scadenza di contratto, o ad Hernan Crespo, messo in disparte all'Inter. . Va bene investire su giovani talenti, ma occorre non dimenticare che una squadra ha bisogno di personalità, di esperienza che solo giocatori di un certo livello, ed anche d'età avanzata, possono darti.
A Firenze intanto, mancherà Gargano: un'assenza pesante, considerando che l'uruguayo è uno di quei giocatori senza riserve. Visto il filotto che attende gli azzurri, con Udinese, Palermo e Juventus in Coppa Italia, sarebbe davvero il momento più opportuno per inserire qualche rinforzo. Almeno la qualificazione in Coppa Uefa non può sfuggire ad una piazza che anche domenica regalava 60mila paganti: che l'urlo di questo pubblico, che ha cantato al San Paolo "Aurelio facci un regalo, non passi inosservato.