CAIRO, Se i tifosi la pensano così, posso anche lasciare
«Se tutti i tifosi del Toro la pensano così, allora posso farmi da parte: non è scritto nella pietra che devo essere presidente a vita». Urbano Cairo è amareggiato e ieri pomeriggio si è stupito quando gli hanno girato la lettera spedita dal tifo organizzato. Quell'«Ora basta» - riferito alla mancanza di una società, alla girandola di tecnici, giocatori e dirigenti e allo schivare le proprie responsabilità dopo tre anni di gestione - Cairo l'ha digerito a fatica. Per i toni, per i modi, per le critiche e anche per quel sapore di ultimatum. Sembra la fine dell'idillio tra un popolo e un manager che solo tre anni fa aveva preso e ridato onore a una squadra fallita.
Ieri Urbano Cairo, per un attimo, ha pensato di cedere il Toro, di tirarsi indietro e passare di mano, ma la valanga di messaggini ricevuti sul suo cellulare gli ha poi fatto cambiare idea. Ed è passato al contrattacco. «Quel comunicato ha un suo valore - riconosce Cairo - ma mi lascia perplesso. Non posso dire che tutti sono con me, ma se davvero la gran parte dei sostenitori granata la pensasse così allora dovrei farmi davvero da parte. E non avrei difficoltà a defilarmi, perché faccio il presidente solo se apprezzato dalla maggioranza. Se questa lettera rappresenta i tifosi del Toro è un conto, ma se dietro a quelle parole c'è solo una piccola parte allora è diverso».
E' comunque la prima volta che arriva un attacco duro e mirato da parte dei tifosi della curva Maratona, della curva Primavera e del Coordinamento Toro Club nei confronti del presidente: «Le chiediamo un confronto, destinato certo a costruire e non a distruggere, le chiediamo di voler finalmente mettere insieme una società adeguata, a intraprendere una strada e portarla avanti. Lei ci mette i soldi, è vero, ma permetta a noi di poterci mettere ancora il cuore, senza vergogne». I rappresentati del tifo organizzato vogliono parlare con Cairo, De Biasi e Rosina (in rappresentanza della squadra) prima di Toro-Fiorentina di domani pomeriggio. Vogliono chiarire certe vicende di questa assurda settimana («Non possiamo accettare di essere utilizzati come cerberi mangiallenatori destinati ad assumersi le responsabilità di ogni cambio tecnico») e, se l’incontro non dovesse avvenire, promettono un clima pesante domani all'Olimpico.
La dura lettera dei tifosi è l'ultimo tassello di una vigilia speciale, dopo la sconfitta di Siena, la crisi del tecnico con lo spogliatoio, l'esonero virtuale di De Biasi e l'ultima chicca degli allenamenti a porte chiuse anticipati dal silenzio stampa "ad personam" (avrebbe dovuto parlare l'allenatore, come da tradizione, ma l'incontro è saltato). Dell'intero calderone, lo strappo coi tifosi è quello che però fa soffrire di più Cairo. «Hanno fatto di tutta l'erba un fascio - risponde il patron - e non mi aspettavo un messaggio del genere. Mi sono fatto un mazzo tanto per il Toro, solo quest'anno ho investito 20 milioni di euro nel mercato e ho sempre messo la faccia dopo ogni sconfitta e nelle crisi. Manca solo un team manager in società, ma nessuno può dire che non mi sia impegnato a fondo». E infatti all'interno della stessa tifoseria granata molti per dissociarsi hanno scritto direttamente al presidente. Sms come «Mi dispiace, ma non molli», oppure «Siamo con lei, quel comunicato non ci rappresenta», che hanno rinfrancato Cairo. «Mi scrivono in tanti, quelli che non dimenticano che ho riportato il Toro in serie A e lì è rimasto da tre stagioni».