UNA SERIE DI DOMANDE
La domanda centrale, l'unica da porsi prima affrontare qualsiasi altro discorso, è questa: è possibile per una squadra come la Fiorentina considerare la stagione già conclusa con dieci (10) giornate di anticipo? La risposta è scontata: no, non è possibile, non può essere. Il dubbio, però, guardando la gara di Cagliari, si insinua con una certa facilità. Un dubbio che - a cascata - porta con sé tutta un'altra serie di domande.
Cosa succederà adesso con la sosta di campionato? Con quale atteggiamento la squadra e l'allenatore affronteranno i prossimi due mesi? Perché nelle ultime due gare spartiacque per mantenere viva l'Europa (Lazio e Cagliari) la Fiorentina è scesa in campo in questo modo? Con quale prospettiva, con quali stimoli e soprattutto con quale gioco si andrà ad affrontare l'Atalanta nella partita delle partite? Si potrebbe continuare all'infinito, tanti sono i dubbi che in questo momento storico prevalgono sulle certezze. Fra queste, certo, c'è Chiesa. Probabilmente Muriel (in leggera, comprensibile flessione) che comunque andrà riscattato. E poi?
Il periodo delle sentenze (definitive) arriverà, il fronte della Coppa Italia, se pure in salita, resta aperto. Per il resto, se fotografiamo ad oggi cos'è la Fiorentina di Pioli (dei Della Valle e di Corvino), il quadro non lascia spazio all'immaginazione. La squadra non ha mordente, è discontinua, e a Cagliari probabilmente ha toccato il fondo. I numeri e i dati lo dimostrano.
La Fiorentina si sta tristemente avviando alla terza stagione senza Europa. Il fatto poi di dover sempre rincorrere chi la precede in classifica è un aggravante. L'Atalanta, il Torino, la Lazio - tanto per fare un esempio - magari non riusciranno a qualificarsi, ma il loro percorso in campionato appare decisamente più delineato, più lineare. I rimpianti in casa viola, invece, si fanno sempre più largo.
I numeri, dicevamo. Non c'è traccia, ad esempio, del cambio di rotta e di risultati che lo stesso Pioli auspicava nel girone di ritorno rispetto al prima parte di stagione. Anzi, i punti in meno dell'anno scorso sono quattro. Con queste premesse, anche soltanto fare una previsione sui 30 punti ancora disponibili risulta un'utopia. Quale può essere la chiave per invertire un trend che finora ha portato alla miseria di 4 vittorie nelle ultime 20 gare disputate? Difficile dirlo, sempre che ce ne sia una.
Lo scenario, guardando ai singoli, non migliora. Chiesa - arrivato al 12° gol stagionale - fa un storia a sé. Gli altri, chi più chi meno, stanno crollando in un limbo di mediocrità e inefficienza. Milenkovic, Vitor Hugo, Biraghi e tutto un reparto (quello difensivo) che a tratti adesso sembra irriconoscibile (anche nei numeri, in picchiata). Seconde linee inadatte, come ha dimostrato la prestazione di Norgaard col Cagliari in linea con i miseri 246' minuti giocati precedentemente (ancora non si capiscono i motivi del suo acquisto), e giocatori tuttora ibridi come Gerson. Il brasiliano - se vogliamo - rappresenta bene l'attuale Fiorentina: talento di base, inespresso, discontinuo, sul quale è impossibile impostare un ragionamento sul futuro (è in prestito secco).
Da oggi al 26 maggio, dunque, una direzione andrà presa. Qualunque essa sia, ovunque porti. Si decida che cosa si vuole fare, si decida chi deve andare via e chi invece deve restare. Lo si faccia pensando a tutti gli errori commessi negli ultimi anni. Lo si faccia pensando bene a cos'è la Fiorentina oggi e cosa invece dovrebbe essere.