INCOMUNICABILITÀ

19.07.2018 00:00 di Tommaso Loreto Twitter:    vedi letture
INCOMUNICABILITÀ

E’ il giorno del Tas e della decisione in arrivo da Losanna sulla prossima Europa League. Milan e Fiorentina sono alla finestra in attesa di una sentenza che confermi, o ribalti, quanto già deciso dalla camera giudicante della UEFA. Eppure se l’attesa è tutta per quanto decideranno i giudici del tribunale amministrativo per lo sport, intorno alla Fiorentina si respira un’altra aria. L’arrivo di ADV in ritiro ha avuto il potere di regalare ulteriore allegria a chi ha seguito la squadra in ritiro, ma anche di alimentare la distanza con una fetta ampia del tifo che, ormai, sembra non fidarsi più.

Al di là del canonico rito dei selfie in piazza (da sempre lontano dagli scenari cittadini) sono soprattutto le parole di ADV a spaccare ulteriormente l’ambiente. Nonostante sia apprezzabile la chiarezza del patron, in altri termini, quanto riferito difficilmente può entusiasmare. Lo slancio con il quale Andrea Della Valle ha provato a riportare un filo di normalità, facendo più o meno quello che tutti i proprietari di una squadra di calcio fanno, si è scontrato con un'incomunicabilità che ormai sembra cronica.

Certamente non aiutano le dinamiche con le quali arrivano le risposte (il patron in primis, prima o poi, potrebbe anche affrontare una normale sala stampa con regolari dinamiche di comunicazione – domanda e risposta – senza richiedere chiacchierate in mezzo a giungle di microfoni e telecamere) ma al tempo stesso è il senso del messaggio che adesso rischia di rimanere inascoltato. Perché che le condizioni per fare calcio si fossero complicate con l’avvento di nuove proprietà straniere e ricche, si era già ampiamente capito. Almeno da un triennio.

Non più tardi di tre estati fa, nel primo ritiro di Sousa, furono proprio ADV, Cognigni e Corvino ad anticipare come nell’immediato futuro le ambizioni si sarebbero ridimensionate per motivi di forza maggiore. Ma alla luce della rivoluzione, anche economica, della passata stagione le aspettative della piazza erano per forza cambiate. L’anno della ricostruzione adesso sembrava alle spalle, e le ipotesi di rilanci o riavvicinamenti paventati  dopo la scomparsa di Astori (tuttavia non su queste pagine...) facevano presumere diversi scenari. Diversi almeno da quelli già conosciuti che ADV ha raccontato parlando di settimo posto, di bisogno di vendere per comprare e di mercato creativo.

Difficilmente, con queste premesse, una tifoseria come quella fiorentina può ritrovarsi unita e compatta, e difficilmente con questi presupposti sarà possibile cominciare una nuova stagione con un minimo di sintonia. Anche perché, particolare non di poco conto, se a Moena per qualcuno l’intervento di ADV può esser stato convincente (a giudicare dall'accoglienza dei tifosi in ritiro parrebbe di sì) in quel di Firenze sono sempre meno i tifosi disposti a fidarsi dei Della Valle. Una sensazione che cozza con il numero di abbonamenti, saliti a quota sei mila, e con quel malumore dilagante sulle pagine dei social network dove nel mirino finisce anche la stampa che dovrebbe fare non ben precisate domande scomode.

Ma se le parti tra loro non si ascoltano, non si vengono incontro, di fatto tirano a dritto sulla propria strada come se niente fosse, che ruolo può avere la stampa dinanzi a una società che, pur in un clima difficile come quello dell’anno scorso, ha comunque portato al Franchi 17 mila abbonati? Il fatto è che ormai tra le posizioni più radicate, da una parte e dall’altra, non sembrano più esserci margini di ricucitura, tanto più se dalla stessa Fiorentina filtrano posizioni ormai già conosciute e per questo sempre meno intriganti.

Anche sul fronte stadio la secca e rapida risposta del Sindaco sembra quasi inserirsi sul piano di un'incomunicabilità già spiegata, con ADV che va oltre il 31/12 di quest’anno per la presentazione del progetto definitivo e con il Comune che non sembra più disposto ad attendere. Nel mezzo c’è un allenatore che lavora per un esordio che tutti sperano europeo, e che ieri ha accettato di buon grado il settimo posto come obiettivo stagionale, fosse solo perché migliore dell’ottavo centrato quest’anno.

Quasi a dire che nessuno fa salti di gioia ma che, in fondo, ci si può accontentare visti i chiar di luna del pallone italiano. Mentre anche e soprattutto Pioli attende i rinforzi dal mercato “creativo” di Corvino (attenzione, però, perché se Veretout e Pezzella, come ha detto Pioli, non erano conosciuti sono stati comunque pagati circa 17 milioni...) i messaggi lanciati dalla Fiorentina non sono propriamente esaltanti, e pur in una condizione che oggi potrebbe essere quella di una squadra chiamata ad affrontare la rincorsa europea con un gruppo che ha chiuso l'ultimo anno in crescendo, il clima è tutt’altro che convinto e ancor meno coinvolto.