IL COGNATO DI ROSSI, Delio voleva recuperare Ljajic
Rino Palmieri è un giornalista. Un volto noto di Telenorba, e in carriera si è trovato a seguire per lavoro il Foggia allenato da Delio Rossi. Ma Palmieri conosce bene Delio anche per motivi di famiglia. E' infatti il cognato dell'ex tecnico viola, è il fratello della moglie, e in una lunga intervista a Radio Blu racconta lo stato d'animo di Delio Rossi e quelle che sono state le sensazioni dopo il fattaccio con Adem Ljajic.
"In effetti è una vicenda che ho vissuto da vicino. Mi ha sorpreso parecchio tutto quel che è successo, anche per come è successo. Perchè conosco molto bene Delio ed è una cosa che non gli appartiene. Evidentemente per essere arrivato a quel punto, so che ha subito provocazioni abbastanza pesanti. Tutto ciò ovviamente non giustifica il gesto che è condannabile e deprecabile, ma le provazioni sono state molto pesanti, e alcune di queste nemmeno si conoscono, ma devono essere state molto molto pesanti".
"Lui è un uomo che vive di lavoro e famiglia. Se gli tocchi il lavoro e la famiglia diventa un problema, anche se ribadisco che non giustifca il gesto. Ripeto però anche le provocazioni sono state molto molto pesanti, e se vorrà le tirerà fuori lui. Tra l'altro proprio con un giocatore come Ljajic che non trovava spazio negli ultimi tempi della gestione Mihajlovic. Lui mi diceva che questo è un ragazzo che andava ripreso, che ha qualità, che è giovane eccetera. Credo si sia sentito tradito dall'atteggiamento del ragazzo che lui invece voleva recuperare. Quando ha sbagliato il rigore contro l'Inter io lo sentii, e gli chiesi come si potesse sbagliare un rigore così. Lui mi rispose che Julio Cesar era stato bravo ed è un portiere abile a parare in rigori. Mai nessuna preclusione su Ljajic, e anche adesso, pur scosso dall'attaggiamento di questo ragazzo che lui non si aspettava, non parla certo male di Ljajic. Certo è rimasto molto deluso. E poi c'è da dire che il momento era delicato. Una gara nella quale ti giochi il campionato, archiviando una stagione difficile. Lui mi diceva che andava tutto storto. Quando parlava di lacrime e sangue lo faceva anche per la situazione che ha trovato al suo arrivo. Era una partita dove ti giochi tutto contro una squadra già retrocessa. Ha visto questo ragazzo, che ha qualità, che cammina in campo, che non fa cosa gli si chiede, e che alla sostituzione si comporta in quella maniera, in più alla fine ti provoca toccando gli affetti cui lui tiene molto, ma non solo lui, ecco che penso possa scattare quella molla che non dovrebbe mai scattare, ma che scatta e ti spinge a fare cose che non appartengono al tuo modo di concepire la vita, ai tuoi modelli di vita, al tuo modo di essere e di atteggiamento verso gli altri".
"Quando lui si è rivisto si è vergognato di quello che ha fatto. E' profondamente scosso da questa cosa, però non può dimenticare che è stato fortemente provocato da un giocatore che cercava di recuperare. Adesso è molto giù, è davvero molto giù. Perchè è un uomo che vive di calcio,e viveva per la Fiorentina 24 ore su 24. Con mia sorella lo prendevano pure in giro, “tu lavori 40 ore su 24” gli dicevamo. Il suo obiettivo primario era salvare la squadra, e poi ripartire con quel progetto che con la società aveva già cominciato a disegnare. Non in modo pratico, ma con la voglia di avviare un rilancio dalla prossima stagione. Era diventato ed è un tifoso della Fiorentina. Purtroppo è sceso il classico velo davanti agli occhi. Delio non è capace di dare un calcio a un animale che lo sta aggredendo, non è proprio il tipo. Io sono rimasto molto sorpreso, e lui per primo".
"Lasciato solo dalla società? Sono cose che non spettano a me, però la gente l'ha capito perfettamente. C'è stato un distacco dei Della Valle, e quando lui è arrivato c'era soltanto Corvino che lui conosceva per averci già lavorato insieme a Lecce. Con l'uscita di scena di Corvino non è rimasto solo, ma evidentemente non ha ricevuto sostegno, forse in modo involontario. Lui però dei Della Valle e della società ha sempre parlato bene, e il suo obiettivo era quello di far tornare la società accanto alla squadra perchè ne aveva bisogno. Non mi ha mai detto “mi hanno lasciato solo”, anche perchè per carattere si mette le croci addosso e va avanti, senza lamentarsi mai. Non l'ha mai detto chiaramente, ma qualche volta l'ha fatto capire. Eppure non ha mai rimproverato la società. Sapeva che era arrivato a Firenze in un momento di scollamento e sapeva che doveva trovare la soluzione per raggiungere l'obiettivo della salvezza. Un obiettivo difficile e importante per la Fiorentina in questo momento, e si era messo addosso la croce. Per questo parlava di lacrime e sangue. Poi però ci raccontava che andava tutto storto, che ogni volta capitava qualcosa che metteva la situazione in bilico. Non ha mai parlato male di nessuno, non è nella sua indole, diceva solo che non girava niente per il verso giusto. E' una persona perbene, forse non parla tanto, ma è l'amico ideale. E' il suo carattere. E' uno di cui fidarsi, un generoso che si mette a tua disposizione, che non parla mai alle spalle. E tutto questo stona con quanto successo in quei trenta secondi. La sua prima conside4razione è stata “io mi vergogno”.
"Il suo dispiacere più grosso è che la salvezza fosse quasi raggiunta. Era riuscito a scalare la montagna più difficile, e ora che c'era da costruire per qualcosa di più importante lui si trova fuori. E questo credo sia la cosa che gli fa più dispiacere. Sopporti momenti duri, situazioni difficili e momenti in cui molti alzerebbero bandiera bianca e se ne andrebbero. Ma lui non abbandona mai la nave, è uno che si schiera con i giocatori"
"Lo dico da giornalista, non da cognato. Quando ha allenato il Foggia nel 95-96 io l'ho seguito per lavoro. Quella stagione non andò bene, il foggia era appena fallito, Casillo era andato via e anche in quel caso si ritrovò abbastanza da solo. Ebbene io seguivo il Foggia durante la settimana e la domenica, ed è per questo motivo che lo descrivo così. E' un'ottima persona che è incappata in una forte provocazione da un ragazzino non proprio educato, in una partita poi decisiva per la salvezza. In quel momento sbeffeggiarlo e attaccarlo negli affetti più intimi....."
"Tra l'altro lui mi ha detto che è anche scivolato. Non fosse scivolato dentro la panchina non sarebbe andato addosso a Ljajic, forse. Ed è quando è scivolato che ha ricevuto le accuse più pesanti, e come dicevo prima, in quel momento, cala il velo e fai cose deprecabili e condannabili, e lui lo sa. Però quello che ha preceduto il fatto è stato molto molto grave".