EFFETTO SUPER-MARIO
Il rientro di Gomez slitta ancora. Super-Mario sente ancora dolore, non si allena col gruppo, e per evitare qualsiasi rischio tornerà in campo solo nel 2014. Toccherà a Montella decidere quando convocarlo. La prima data disponibile, domenica 5 gennaio contro il Livorno (ore 18), potrebbe essere quella buona così come potrebbe non esserlo. Perché nella telenovela Gomez di certezze non ce ne sono.
Inutile fasciarsi la testa, ormai. Inutile sottolineare che i tempi di recupero (6-7 settimane da metà settembre) si sono pressoché raddoppiati. Gomez rientrerà dopo aver saltato almeno 20 partite (14 di campionato e 6 di Europa League) e potrà - dovrà - essere l'arma in più della Fiorentina nella seconda parte di stagione.
Il confronto col Milan di Balotelli è immediato. La scorsa stagione i rossoneri chiusero l'anno solare con 27 punti in 18 partite, a -12 dal terzo posto di Inter e Fiorentina. Un abisso. Oggi i viola sono ad appena 5 lunghezze dalla terza piazza, e da qui alla fine del girone d'andata hanno impegni sulla carta abbordabili: Bologna, Sassuolo, Livorno, Torino.
Prima dell'arrivo di Balotelli, fine gennaio 2013, il Milan era al quinto posto, a -6 dalla zona Champions. Il Super-Mario rossonero, arrivato sull'onda della campagna elettorale e non senza qualche aiutino arbitrale, trascinò i rossoneri al terzo posto giocando da febbraio in poi 13 partite nelle quali ha segnato 12 gol e in cui il Milan ha conquistato 9 vittorie e 4 pareggi, per una media di 2,38 punti a partita con lui in campo. Complessivamente, dall'arrivo di Balotelli in poi, il Milan viaggiò a una media di 2,19 punti a partita.
La speranza è che l'effetto Super-Mario possa dare la svolta anche alla stagione della Fiorentina. Prendendo alla lettera le parole di Pradè ("I nostri acquisti di gennaio saranno Gomez e Ilicic"), il ritorno del bomber tedesco potrebbe dare un'ulteriore spinta alla rimonta viola. Una spinta anche psicologica come fu quella di Balotelli al Milan. Firenze si aggrappa al suo Super-Mario. Perché non è mai troppo tardi. E perché i conti si fanno alla fine.