NOVELLINO, Che errore aver accettato Torino
"Ho un solo rammarico, avere accettato una squadra non mia". La frase densa di amarezza è di Walter Novellino, esonerato oggi dal presidente del Torino Urbano Cairo. C'é tutta la filosofia, anche contraddittoria, del tecnico italiano (di origine irpina) ma nato in Brasile, ex calciatore di ottimo livello con caratteristiche divise esattamente a metà, un mix di Brasile e Italia, appunto, che lo portò a un campionato di vertice con la rivelazione-Perugia e poi a militare nel Milan, con cui vinse lo scudetto. Novellino ha sempre ritenuto fondamentale creare un gruppo a sua immagine e somiglianza, plasmarlo e plagiarlo calcisticamente, creando la motivazione in più di 'giocare per l'allenatoré. Forse il tecnico si riferisce alla fedeltà dei giocatori quando usa l'espressione "non mia". Novellino ha infatti un rapporto sanguigno con la squadra, le cui gesta segue in panchina sempre con una partecipazione spesso eccessiva.
A Torino era arrivato dopo cinque splendidi anni alla Sampdoria (in precedenza tanta provincia, Perugia, Ravenna, Venezia, Piacenza e poi una grande piazza, Napoli, ma in B, dove si era guadagnata la fama di mago delle promozioni avendone ottenute quattro), e a Genova aveva costruito una formazione solida, capace di vincere anche in trasferta, bloccata su una difesa rocciosa e su un centravanti boa di grande peso, abile nel liberare i centrocampisti al gol e a rendersi imprevedibile. Aveva accettato con entusiasmo il Toro (e i tifosi con lui) ritenendolo squadra adatta al suo carattere (tra l'altro era cresciuto nelle giovanili del granata) e cercando di costruirla con lo schema a lui più gradito, quello appunto della Samp. Ma Cairo gli aveva comprato giocatori praticamente senza consultarlo e anche a gennaio aspettava Rolando Bianchi e invece sono arrivati due esterni. C'é un solo esonero, nella carriera di Novellino, quello di Perugia del '95-96, ma alla corte di Gaucci, un mangia-allenatori per eccellenza, il dato ha un significato relativo. Il primo esonero vero e' questo, arrivato a cinque giornate dalla fine, un fatto non proprio consueto nel sia pure folle mondo del calcio italiano. E per la prima volta, oltre a venir meno i risultati, gli ultras gli hanno voltato le spalle e probabilmente anche qualche senatore della squadra, come quel Recoba che era il suo pupillo a Venezia e che Novellino aveva riabbracciato molto volentieri.