ANTOGNONI, Fatto bene a restare a Firenze. Società...
Giancarlo Antognoni ha concesso un'intervista a Luca Calamai e Mario Tenerani durante il Salotto dello Sport su RTV38. Queste le sue dichiarazioni:
Il calcio oggi è cambiato; non esiste più quella fedeltà che potevi dimostrare ad una società rifiutando anche offerte importanti. Adesso quando arrivano le offerte faraoniche dai grandi club o, come successo ultimamente, anche dalle squadre arabe, è raro vedere un giocatore rifiutare. La sua scelta di restare a Firenze le dà il dono che tantissimi campioni non hanno, cioè l’immortalità nella storia di una società. Questo è il bene più grande secondo lei?
“A questo punto direi di sì. La scelta che ho fatto è stata una scelta molto positiva e oggi ne ricavo le conseguenza. Ormai sono 34 anni che ho smesso di giocare, ma per me è come se giocassi sempre perché quando vado in giro per la città tutti mi fermano e mi fanno domande. Per me è stata una scelta negativa perché ho vinto poco, però ho vinto l’affetto dei fiorentini e forse anche degli italiani. È difficile che oggi un giocatore resti nella stessa squadra per 10-15 anni”.
È vero che le avevano offerto la direzione tecnica del settore giovanile?
“Si, è vero, però non ho gradito il modo in cui mi è stato offerto. Innanzitutto perché è stata fatta il giorno antecedente alla scadenza di contratto, e nonostante i numerosi incontri, tutto taceva. All’ultimo giorno Barone mi ha fatto questa proposta e in quel momento ci sono rimasto un po’ male, però ho anche detto a Joe: “A me potrebbe anche andare bene, però dal momento in cui ci sarà il Viola Park, per adesso me la sento di poter restare in prima squadra” ma lui si è intestardito su questo, io ho rifiutato l’offerta ed è andata a finire così, con dispiacere. Non so questa era una proposta provocatoria da parte della società, per denigrarmi sotto l’aspetto lavorativo, ma non credo di aver combinato niente di grave per poter andare al settore giovanile. Prima avevo un ruolo importante, ero technical manager, accanto a Pradè, potevo scegliere giocatori, venderli, potevo dire la mia, cosa che poi durante l’annata non è stata molto rispettata”.
Quanti giocatori ha scelto?
“Pochi. Per esempio, Martinez Quarta perché è amico di Passarella, lo chiamai e mi disse: “Prendi questo ragazzo perché è bravo, in prospettiva può far bene”. Lui mi disse anche che era migliore di lui”.
Perché questo suo valore non è stato sfruttato?
“Non dovreste fare a me questa domanda. Purtroppo i matrimoni si rompono per qualche motivo. In questi due anni non mi sono trovato benissimo, ci sono state un paio di situazioni che non mi sono piaciute. Come per esempio durante la presentazione di Ribery, io ero in tribuna, in veste di technical manager, e non sono stato chiamato in campo, ci sono rimasto male. Poi ce ne sono state altre e alla fine è andata a finire così. Ognuno è libero di fare le scelte che vuole. A me dispiace leggere anche sui social “Antognoni non è andato al Viola Park”. Come facevo ad andare al Viola Park, ho un contenzioso con la Fiorentina da due anni, avevo dei bonus che non mi sono stati retribuiti, avevo rinunciato a questi due bonus dal momento in cui sarei dovuto rimanere alla Fiorentina, poi non ci sono rimasto e ho avallato l’ipotesi di pretendere questi bonus. Loro mi hanno invitato, ma era solo una scusa per dire che mi avevano inviato l'invito”.
Cosa è mancato per far proseguire il rapporto con Commisso?
“Io sono una persona che non vuole mettersi in evidenza, non ne ho bisogno. Invece c’è gente che vuole mettersi in risalto. Io personalmente non ho bisogno, a Firenze poi. Da parte mia c’è sempre stata la massima disponibilità e la massima presenza, non vedevo motivi per cui io dovessi essere degradato andando nel settore giovanile, che poi mi sarebbe anche piaciuto, l’ho fatto anche con la Nazionale”.
Abbiamo visto che spesso nel calcio le bandiere delle varie squadre, non riescano a restare in società troppo a lungo. Quale è la difficoltà?
“È la realtà purtroppo. Molti giocatori che si sono distinti per delle società hanno più difficoltà rispetto ad altri, anche se dovrebbe essere il contrario. Sono cambiati i presidenti, sono cambiate le proprietà. Il rapporto con Commisso è sempre stato leale e corretto, io non volevo mettermi in evidenza”.