MONDONICO, IL RICORDO DEI "SUOI" VIOLA A FV
L'ultima volta al Franchi per Emiliano Mondonico è stato alla festa del novantesimo anniversario, anche perché lui a quella festa partecipava di diritto visto che ha scritto una bella pagina della storia viola, il ritorno in A dopo il fallimento. A ricordare Mondonico, nel giorno della scomparsa, interpellati da Firenzeviola, sono proprio i suoi ex giocatori e dirigenti di quella Fiorentina.
Fabrizio Lucchesi: “Quando incontrai Emiliano per la prima volta per portarlo a Firenze, ebbi la consapevolezza di non aver sbagliato perché appena gli parlai di Fiorentina gli si illuminarono gli occhi. Era la persona giusta. Sul campo ha dimostrato tutto il suo valore, ma secondo me è da valorizzare l’aspetto umano in questo caso perché si trattava di una persona positiva, brava a creare gruppi di lavoro. Emiliano aveva la capacità di unire la squadra attraverso la solarità, suo grande valore aggiunto. Capello mi disse che lo riteneva il più bravo di tutti nel leggere le partite e nell’intervenire sui cambi: sapeva modulare gli assetti tattici in funzione dello svolgimento della gara”.
Thomas Manfredini: "L'ho conosciuto nell'anno della promozione e non posso che avere un bel ricordo: era uno di quelli vecchio stampo, di quelli trainati dalla passione. Non posso davvero far altro che parlarne bene, anche perché, essendo lui bergamasco, anche quando sono andato a giocare a Bergamo ci sono rimasto legato. Il ricordo che mi rimane di lui è ottimo. Ha provato a lottare a lungo ma purtroppo non ce l'ha fatta: io non posso che dirgli grazie".
William Viali: “Mondonico l’ho avuto come allenatore anche dopo Firenze, a Cremona. Per questo non è stato per me un tecnico qualsiasi. Spostava gli equilibri con una semplice frase, o un comportamento. Ricordo che in occasione di una trasferta, a Perugia, Emiliano decise di farci giocare con un assetto tattico mai provato prima. Noi inizialmente rimanemmo perplessi, poi però riuscì a convincerci dicendo: “Se vogliamo vincere lo spareggio, dobbiamo assolutamente giocare così”. Ce la facemmo”.
Roberto Ripa: "L'ho vissuto da calciatore in B e da team manager l'anno successivo. Arrivò che eravamo sestultimi e col suo pragmatismo risalimmo la classifica e conquistammo la serie A. Il suo pregio è che riusciva a coinvolgere tutte le parti in gioco, io con lui avrò giocato una o due partite ma mi sentivo coinvolto a livello di gruppo. Questo era importante così come l'altra dote che è che sapeva leggere le partite e i cambi. Il ricordo migliore è quello degli spareggi con il Perugia, furono due partite coinvolgenti e Fantini ci portò in A. Il rapporto con lui come giocatore non è mai molto intimo ovviamente ma io l'ho vissuto meglio l'anno dopo anche in ritiro come team manager. Lì ricordo dei grandi pranzi nella lavanderia con il salame prodotto da lui. Ci sono state anche delle difficoltà quell'anno anche perché lui si sentiva molto coinvolto anche come tifoso viola. L'ultima volta 'ho visto alla festa del novantesimo al centro sportivo e ci siamo salutati ricordando quei momenti. Cosa perde il calcio? Un uomo schietto, fuori dal coro, uno che si esponeva anche come opinionista"