ARGURIO A RFV, Fruk? Quest'anno ha fatto bene
Christian Argurio, dirigente dell'NK Istra in Croazia, è intervenuto nel corso di "Chi si compra?" su Radio FirenzeViola. Queste le sue dichiarazioni, a partire dal campionato Primavera: "È fondamentale far giocare i nostri ragazzi. Non è un caso che Baldanzi sia stato uno dei migliori al Mondiale Under 20, un ragazzo che gioca già in Serie A. Questi ragazzi dovrebbero avere degli step più tosti rispetti alla Primavera 1 prima di approdare in prima squadra. Siccome non si possono avere tante seconde squadre, abbasserei l’età massima in Primavera. In modo tale che i ragazzi vadano presto a giocare con i grandi, che è molto più formativo”.
A Firenze si giudica Italiano come uno che non dà spazio ai giovani. Lei cosa ne pensa?
“Ho conosciuto un po’ Italiano da avversario. Non ha pregiudizi, se un giovane lo convince, gli apre le porte. Magari con spazio graduale, ma non è un tecnico che preclude spazio ai giovani. Si può dire che è selettivo, vuole essere fortemente convinto del ragazzo”.
Sugli attaccanti: “Anche la Croazia vive un momento difficile a livello di attaccanti. Anche stasera gioca Kramaric davanti, che non è un vero numero nove. Uno che è stato importante è stato Petkovic che portai a Catania. Ma in questo momento la Croazia è in difficoltà davanti, mentre ha tanti prospetti in difesa. Inutile citare Gvardiol, tanto per dirne uno. Un ragazzo che interessante del 2001 è Monsef Bakrar: attacca la profondità come pochi. Fossi un club italiano gli metterei gli occhi addosso”.
Cosa farebbe se fosse al posto di Aquilani, dopo 3 anni di Primavera?
“Una Serie B sarebbe l’ideale. Magari senza obiettivi estremamente importanti da subito. Come hanno già fatto Inzaghi, Gattuso, De Zerbi. Per Aquilani sarebbe ottimo per sviluppare le sue idee e iniziare a gestire il gruppo, perché è diverso rispetto a farlo nelle Primavera. La Fiorentina poi ha Fruk, un 2001, che quest’anno in Croazia ha fatto bene. In una squadra che ha lottato per la salvezza. Con i croati bisogna essere pazienti, anche di più che con i nostri italiani”.