FIORENTINA, È IL MOMENTO DI UNA PROFONDA RIFLESSIONE. ASTORI PER SEMPRE NEL CUORE E UN FUTURO DA DECIFRARE. COSA SI ASPETTA A DARE UNA CASA AL MURO DEL CAPITANO?
Sono i giorni di Astori. Giorni che rimettono in moto un dolore lungo un anno e un ricordo senza fine.
Di questi giorni mi restano dentro due immagini diverse, ma altrettanto forti. Mi passano davanti, in continuazione, due occhi che guardano il vuoto, un volto smarrito bagnato dalle lacrime, segnato dalla disperazione. Vedo e rivedo il primo piano con la faccia di Josip Ilicic, la sua è la faccia del calcio orfano di Astori. Ilicic ha singhiozzato in mezzo al campo, senza pudore, un pianto lungo: il pianto del cuore.
Un pianto di quelli che non riesci a frenare e forse non vuoi frenare. Il pianto di tutti noi.
Non dimenticheremo mai neppure la facciata di Palazzo Vecchio avvolta con le luci e i colori della fascia che il Capitano portava per onorare la Fiorentina, ma anche e soprattutto quella Firenze che lo aveva adottato e lui sentiva un po’ sua. Questa suggestiva immagine notturna ha già fatto il giro del mondo e adesso tutto il mondo sa chi era Davide Astori e sa pure che resterà scolpito per sempre nel cuore, ma anche nella pietra di Firenze. Come i grandi.
In queste due immagini il dolore privato e le celebrazioni pubbliche si fondono e ci raccontano ancora una volta, un anno dopo, che il sacrificio di Astori non è stato vano. Il suo ricordo, il suo esempio, i suoi valori, il suo modo di essere uomo e calciatore, sono ancora vivi e si tramandano. Lui non c’è più, moralmente sarà eterno. Lo abbiamo pensato da subito, forse per spiegare una morte che invece più di altre morti non si sa spiegare, e oggi ne abbiamo la conferma: questo dramma è servito a tutti noi per riflettere. Non so se davvero oggi siamo migliori (lo spero), di sicuro siamo diversi.
E cerco solo di immaginare la tempesta che hanno dentro i giocatori viola, sbattuti da un anno sugli scogli del dolore. Le loro facce smarrite viste ieri mattina davanti alla tomba di Davide sono le stesse di un anno fa. Sguardi che frugano il vuoto e non trovano risposte ai loro perché. Dice il filosofo che il tempo guarisce tutte le ferite, temo che questa ferita non guarirà mai. Il dolore li ha fatti crescere in fretta, li ha fatti diventare più forti, anche se ne avrebbero fatto volentieri a meno. Ma Astori, da qualche parte, di sicuro ne sarà orgoglioso, il suo esempio e i suoi insegnamenti hanno lasciato un segno profondo. Questa è la squadra che gli sarebbe piaciuta, ragazzi che non mollano mai, che lottano, che onorano la maglia, che amano il loro lavoro sempre, nel bene e nel male. Nei giorni belli e in quelli bui. Non è un caso se, ogni volta, questi ragazzi giocano anche per lui. Idealmente sono sempre con lui.
Devo dire che non ho voglia di scrivere di calcio, oggi tutto è più lontano, sfuocato. Però, sinceramente, mi sarebbe piaciuto e credo sarebbe piaciuto a tutti, per primi proprio ai giocatori, se nel giorno dell’anniversario di Davide, la Fiorentina avesse giocato una partita migliore. Pazienza, a Davide ne dedicherà altre.
Non entro nei particolari, cosa penso di questa idea al ribasso, sbagliata, di fare calcio lo scrivo da due anni e mezzo, praticamente l’unico. Ma visto che siamo a riflettere, visto che il dolore e i silenzi a volte ci aiutano a scavare dentro, a fare un bilancio delle grandi, ma anche delle piccole cose, dei successi e degli errori, spero che i proprietari della Fiorentina si domandino davvero (fra l’altro) se questa è la strada calcisticamente giusta per Firenze o non sia arrivato il tempo di cambiare rotta e di cambiare uomini per provare a fare meglio.
Intanto però, non mi dispiacerebbe come non dispiacerebbe a tutti, ovvio, se la Fiorentina riuscisse almeno a trovare una collocazione stabile per il Muro di Astori. Con il coinvolgimento del comune, magari con un concorso di idee, questo muro potrebbe trasformarsi in uno straordinario monumento alla passione popolare, al dolore collettivo e alla speranza in un mondo migliore. Qualcosa che va oltre la curva di uno stadio e il calcio, qualcosa che ha a che fare con l’uomo.