DA POZNAN INDICAZIONI BUONE PER GENOVA. QUESTA SQUADRA STA IMPARANDO A GESTIRE I MOMENTI. SOUSA E SOCIETÀ LAVORANO SUL MERCATO PER GENNAIO: ARRIVERANNO I RINFORZI CHE IL PORTOGHESE SI ASPETTA. MARASSI TEST DURO, LA SAMP IN CASA FA PAURA
Il 5 novembre sul calendario è da segnare col cerchio rosso: primo esame stagionale dei viola. E’ stato superato con buoni voti, soprattutto perché la Fiorentina, sollecitata al “dentro o fuori” ha risposto con la sicurezza e il cinismo della grandi squadre. Il Lech non era un ostacolo insuperabile, ma in quelle condizioni climatiche, in uno stadio importante, con il calore del tifo, la serata avrebbe potuto complicarsi. Soprattutto se la Fiorentina non avesse colto appieno il significato della sfida. Adesso i conti nel Girone I di Europa League cominciano a tornare, la qualificazione e’ più vicina e un altro passo sul percorso di crescita è stato compiuto.
I viola polacchi sono stati meno brillanti del solito e con una manovra non troppo intensa, ma la bellezza per una volta ha lasciato spazio al carattere e ad una buona dose di cinismo. Sono pesate anche le individualità e quando nel gruppo hai i piedi di Ilicic, Kalinic, Rossi e Mati Fernandez puoi estrarre la giocata più opportuna quando ti serve. E così è stato. Nella partita di Poznan ci sono stati alcuni elementi decisivi da segnalare per il campionato: freddezza (ma il clima non c’entra nulla…), pazienza, carattere e classe. La Fiorentina non ha giocato per il suo senso estetico, ma per la grandezza dell’obiettivo.
Sì perché ognuno è libro di pensarla come vuole, ma le società di spessore non possono mirare ad una sola competizione, ma devono essere capaci di giocare su più tavoli contestualmente. Per mille valide ragioni. La principale, però, l’ha spiegata bene Sousa alla vigilia della partita col Lech, rispondendo ad una legittima domanda che riportava la “querelle”, molto fiorentina, circa l’opportunità o meno di abbandonare la coppa per concentrarsi sul campionato. Tesi che a molti appare come il simbolo di un provincialismo duro da estirpare. “Noi dobbiamo ricordarci che andiamo in campo per difendere la nostra maglia, società, città e tifosi. E dobbiamo vincere ovunque…”. Vi assicuriamo che l’espressione di Sousa non era morbida… Una faccia da duro per far capire fino in fondo quale dovrà essere il giusto atteggiamento.
Sousa è un vincente nell’anima e infatti qualcosa in vita sua ha raccolto. Trofei prestigiosi. Restiamo dell’idea che lo straordinario lavoro tattico impostato dal lusitano, sia inferiore al grande valore del suo pensiero rispetto alla maturazione complessiva di tutto l’ambiente. Sousa ha capito che il microcosmo Fiorentina non ragiona ancora da grande, ma talvolta tende ad accontentarsi. Con questa mentalità non sarà possibile aggredire alcun traguardo. Ecco perché Poznan, oltre a rappresentare una tappa determinante ai fini delle qualificazione in Europa, si trasforma in un ponte ideale su campionato. Perché a Lech Stadion i viola hanno dimostrato di saper gestire con testa algida e cuore caldo, frangenti delicati. La stessa situazione si riprodurrà in serie A, a partire da Marassi.
A Genova domani servirà una gara attenta, intensa, con strappi decisivi nei periodi più delicati del match. La squadra di Zenga ha una dicotomia: in casa è un rullo compressore, fuori è di argilla. La Samp al Luigi Ferraris fa paura se la affronti col profilo sbagliato. Sarà un altro esame vero per la Fiorentina: non da “dentro o fuori” come in Polonia, ma comunque determinante. Per i punti, c’è un primato da difendere prima della sosta, e per il morale: confermarsi in testa per i viola equivarrebbe un’iniezione di autostima. Non sarebbero più una sorpresa al vertice, bensì una bellissima conferma.
Sousa e la società lavorano di concerto al mercato di gennaio: sono stati individuati alcuni obiettivi e alla fine i giocatori nuovi potrebbero essere tre. Walace, Lisandro Lopez, sono alcuni dei “soliti noti”. L’allenatore viola è stato chiaro anche su questo nel dopo partita di Poznan: “La società sa benissimo quello di cui abbiamo bisogno. So che loro stanno lavorando, di conseguenza aspetto che il mercato possa far arrivare quei giocatori in cui noi crediamo e che ci possano aiutare a crescere per raggiungere gli obiettivi…”. Giusto, no? Non resta che accontentarlo.