SAN SIRO, Lo strano tabù del Milan

29.03.2008 09:05 di  Redazione FV   vedi letture

Arriva l’Atalanta e per il Milan, che insegue la Fiorentina per il quarto posto ma che deve cominciare anche a guardarsi da Udinese e Sampdoria che si sono avvicinate pericolosamente, c’è da battere, insieme ai bergamaschi, il fattore campo “amico”. I rossoneri a San Siro hanno racimolato in quattordici partite solo quattro vittorie. Peggio ha fatto soltanto l’Empoli.
 Sono numeri che dicono da soli quali sia l’urgenza di vincere domenica prossima ai quali è perfino superfluo aggiungere che la Fiorentina gioca in casa con la Reggina, l’Udinese a Siena e la Samp in casa col Livorno. Insomma, a non fare tre punti si rischia se non la perdita definitiva delle speranza di Champions per la prossima stagione, almeno un serissimo handicap per le sette giornate di campionato che restano.
 Lo sanno bene i rossoneri che dovranno per giunta fare a meno di Kakà e di Gilardino. Ancelotti dovrà per forza aggrapparsi alla speranza che Pato replichi il debutto con gol in nazionale e ancor di più che Clarence Seedorf, con la sua esperienza, possa prendere per mano la squadra come ha già fatto tante altre volte in sei anni nel Milan. L’olandese, anche lui reduce da un rientro dopo un’assenza lunghissima dalla nazionale arancione mercoledì scorso che era quasi un nuovo debutto può giocare da centrocampista, da trequartita, perfino da attaccante quando serve tirare in porta e fare gol. Fuori Kakà lui potrà giocare dietro due punte, nel ruolo che preferisce, consapevole che il rapporto coi tifosi del Meazza quest’anno non è stato facile neanche per lui. «Non ho percepito i fischi di San Siro in modo negativo - spiega l’olandese intervenuto nel pomeriggio a’Segni particolari’ rubrica di Milan Channel - vorrei sempre dare quello che i tifosi si aspettano da me, quella qualità che serve per ottenere risultati».

E proprio quello gli chiederà Ancelotti, qualità e magari gol. L’anno scorso l’olandese ha terminato in doppia cifra (tra campionato e coppe) una stagione trionfale. «E’ normale che se giochi da trequartista piuttosto che da esterno di centrocampo - dice - sei più fresco più reattivo al momento della conclusione. Io quest’anno sono arrivato a sette gol, vorrei arrivare almeno a dieci». Seedorf conferma che l’obiettivo della società e della squadra era puntare alle coppe (ha vinto Supercoppa europea e Mondiale per club) e al quarto posto in campionato. «Perchè è normale avere una strategia, sapere dove si deve arrivare per poter predisporre il necessario turn over durante la stagione». Ma adesso l’obiettivo resta uno solo: vincere e convincere San Siro.