QUANDO DIEGO ANDAVA IN BALAUSTRA..(video)
Che notte quella notte... La Fiorentina schianta il Liverpool e scrive una delle pagine più belle della storia viola. Prima, però, chiediamo venia a Don Diego implorandolo di non scatenare i suoi "bravi" alle nostre calcagna. Il riferimento alla balaustra non ha niente a che fare con quel produttore cinematografico, tristemente fallito e dai tratti un pò naif, che lo ha preceduto alla guida della Fiorentina. Vogliamo, invece, ricordare un'autentica impresa che vide per protagonisti undici guerrieri, guidati da Cesare (Prandelli) l'imperatore, con il loro "patron" Diego Della Valle che (appunto), dalla balaustra della tribuna del "Franchi", applaudiva convinto e stringeva mani tese, in un abbraccio ideale con tutto il popolo viola. Tutto quà, la balaustra dove il circense produttore aveva appeso lo striscione con sù scritto: "Batistuta è incedibile, firmato il presidente", era soltanto il pretesto per festeggiare i due anni esatti da quel 2-0 rifilato al Liverpool. Un'ulteriore chiosa: chi ha la bontà di seguire e leggere lo "Zibaldone" si sarà accorto che, sovente, usiamo una ricorrenza, un amarcord per aggrapparci all'attualità, mischiando passato e presente della nostra amata Fiorentina. La rievocazione di quella serata ci aiuterà a sognare un ritorno a breve di Diego Della Valle allo stadio, per applaudire di nuovo i viola e per dare un segno tangibile del riavvicinamento (come sembra stia già accadendo) del "patron" alla causa gigliata.
Ma andiamo con ordine: il 29 settembre del 2009 cadeva in un periodo strano per la Fiorentina. Cinque giorni prima, il 24 settembre, Andrea Della Valle si era dimesso dalla presidenza viola accusando la città di non condividere il progetto... il loro progetto. "Se qualcuno pensa di poter portare avanti il nostro progetto, si faccia avanti", queste le parole del presidente dimissionario, recitate con rabbia ed una punta d'amarezza. Da quel giorno subentrò come presidente facente funzioni Mario Cognigni, ma (non ce ne voglia Andrea) non ci fu molto tempo per pensare all'accaduto perchè il Liverpool bussava alla porta. Eh già, la Fiorentina si apprestava a disputare la seconda partita di qualificazione di Champions League (gruppo E), dopo aver immeritatamente perso la prima a Lione. Ma non solo: in terra di Francia l'arbitro olandese Vink aveva espulso Gilardino per un fantomatico fallo di reazione e Prandelli si trovava a fare a meno del suo centravanti, proprio nella partita più importante. Il fatto tecnico, poi, è storia nota: davanti giocheranno Mutu e Jovetic, coppia "piccola" di movimento, orchestrati da un immenso (quella sera) Cristiano Zanetti, supportati in difesa da un Dainelli di ferro, a centrocampo da un Montolivo alla... Gerrard, e sulla sinistra da un Vargas devastante. Alla fine il risultato sarà di 2-0 con doppietta di Jovetic e la storia del calcio che, per una volta, fece tappa a Firenze. Quello che, invece, ci interessa approfondire di più è l'aria che si respirava quella sera: nell'immaginario collettivo il nome Liverpool è il massimo, la sublimazione, lo zenith al quale possa aspirare un tifoso qualsiasi. Incontrare il Liverpool in Champions League (o Coppa dei Campioni, come si chiamava un tempo) e magari batterlo... un sogno, un film in 3D, e quello che invece successe quella sera al "Franchi". Mai avevamo visto l'ex Comunale di Firenze ribollire così di entusiasmo, di gioia, di trepidazione, e mai avevamo visto (e per ora non l'abbiamo più rivisto...) Diego Della Valle così partecipe, così coinvolto, tanto da simulare un fare papale verso i fedeli dopo un udienza in piazza San Pietro. Un'atmosfera, insomma, unica che poteva produrre un solo risultato...la vittoria. Sono passati due anni esatti da quella notte magica, Diego Della Valle è sparito dal radar gigliato, con lui Prandelli e tanti di quei giocatori (Frey, Dainelli, Zanetti, Mutu, Donadel, Jorgensen...) Diego però sta tornando, e con lui il fratello Andrea. Stanno tornando i Della Valle, sta tornando l'entusiasmo, è arrivato il mini centro sportivo, sta per arrivare lo stadio (eufemismo... se tutto va bene ci vorranno 5 anni, ma l'importante è cominciare) stanno tornando i risultati, il bel gioco... in più c'è un giocatore (Jovetic) che può farci sognare. Insomma, manca solo lo striscione in balaustra. Ci permettiamo un suggerimento: "Vinceremo il terzo scudetto, firmato il "patron". Caro Don Diego, che ne dice?