REBUS
Quanto poco era bastato per riaccendere una fiammella. Se non proprio un vero e proprio incendio d'emozioni, almeno una flebile fiammella di timida speranza sembrava potersi accendere. La vittoria di Palermo se non aveva propriamente sollevato gli animi, li aveva quanto meno alleggeriti. Di certo non per sognare incredibili traguardi di gloria, ma almeno per provare a dare un senso a questo finale di stagione. Dodici gare che, invece, dopo il passo indietro di ieri contro la Sampdoria, tornano ad essere il rebus della stagione viola.
Un rebus dal quale non sembra esserci uscita. Contro Palermo, ed Inter, la Fiorentina aveva in sintesi fatto vedere che una certa impostazione di gioco era in grado di reggerla. "Giocando di rimessa", si dirà da più parti, ma quantomeno tenendo il confronto. Abbandonando, cioè, quella manovra improvvisata marchio dei primi mesi di Mihajlovic. Invece, contro i doriani, di nuovo il blob viola. Passaggi orizzontali, una quantità industriale di possesso palla, poche occasioni, qualche spreco in area di rigore. Consuete pecche, non più nascoste nemmeno da un impianto di gioco che, quasi a fine febbraio, ancora non si vede.
I fischi finali, che per inciso Mihajlovic pare non aver troppo compreso, restano a chiudere la domenica uggiosa della Fiorentina, dei tifosi inumiditi dal clima poco piacevole, e dello stesso Della Valle, chiaramente poco soddisfatto dello spettacolo andato in scena al "Franchi". Dodici gare, dicevamo, per tirare le somme, o per cominciare sin da ora a farsi ulteriori domande. Su qualsiasi assetto (o ri-assetto) si decida di dare ai prossimi mesi e, soprattutto, alla prossima stagione. Perchè quella attuale, francamente, sarebbe molto meglio se finisse il prima possibile.