QUANDO IL TALENTO NON BASTA
Ancora nessuna traccia di Savio Nsereko. Il giovane ugandese di passaporto tedesco, girato quest'anno in prestito dalla Fiorentina alla Juve Stabia, è scomparso nel nulla ormai da otto giorni. Una situazione già vissuta nella scorsa stagione, quando militava nel Monaco 1860: anche allora Nsereko sparì improvvisamente per poi farsi vivo dopo una settimana di assenza ingiustificata, pare per un lutto familiare. Allora, come adesso, questa "bravata" gli costò la rescissione del contratto e il ritorno alla base. Un vero peccato per un ragazzo sul quale la Fiorentina ha investito una cifra importante, circa 3 milioni, per prelevarlo dal West Ham, che a sua volta l'aveva acquistato dal Brescia di Corioni. Proprio nelle rondinelle Savio aveva fatto vedere il suo talento, disputando un ottimo campionato di serie B non ancora ventenne. Da allora, nei due anni seguenti, il ragazzo si è perso per strada, finendo per giocare addirittura in Bulgaria nel Černomorec, senza peraltro brillare.
Adesso, nell'attesa di vederlo tornare e di conoscere i motivi di questa nuova sparizione, non si può fare a meno di ricordare come in passato siano stati molti i grandi talenti che si sono rovinati la carriera per una "testa" non all'altezza dei piedi. Come non pensare a Edmundo, campione sopraffino che fece innamorare Firenze in quel magico girone di andata concluso dai viola di Trapattoni col titolo di campioni d'inverno, per poi scappare a gennaio per non perdersi il carnevale di Rio. O a Paul Gascoigne, distrutto dall'alcol e dai problemi psichici. Certo, Savio Nsereko ancora deve dimostrare tutto dal punto di vista calcistico, ma dal punto di vista mentale, se il buongiorno si vede dal mattino, c'è poco da stare allegri. Purtroppo la storia del calcio ci ha insegnato che il talento, da solo, non basta.