IL COMMENTO, Se l'autofinanziamento diventa altro
Autofinanziamento. Una parola, un incubo per i tifosi, un mistero per molti. Soprattutto, la politica della Fiorentina. Ma che vuol dire? In poche parole, dalla proprietà non più un euro per la campagna acquisti. La società deve camminare da sola, almeno fino a quando la Cittadella non sarà una realtà. Lo sarà mai? Diciamo che i fatti non inducono all'ottimismo ma questa, è un'altra storia. Per adesso, a Castello, solo cantieri aperti (e mai chiusi) e sigilli ancora ben saldi. Ma non doveva risolversi tutto entro gennaio? Appunto, l'abbiamo detto, l'ottimismo può aspettare.
Stiamo ai fatti, dunque, e alla realtà di oggi. La Cittadella non c'è e la Fiorentina deve reggersi sulle proprie gambe. Nessun budget per il mercato, tanto meno alzamento del tetto ingaggi. Situazione ai limiti del tragico, parrebbe. Ma davvero questo autofinanziamento (sta diventando come la parola Progetto, un'entità astratta e invisibile) è portatore di disgrazie? Depende, direbbe qualcuno. Partiamo dal presupposto primo e imprescindibile. Sotto tale regime, se si vuol fare maercato bisogna vendere, e bene.
E' successo l'estate scorsa con Felipe Melo e succederà di nuovo, tra qualche mese. Frey, Vargas e Mutu i nominati. Uno di loro, forse due, usciranno da casa viola. Bene, anzi male, ma proviamo a ragionare un attimo. Sul portiere francese non si discute. Ha una clausola da 18 milioni e solo per questa cifra si può muovere. E Vargas? Pantaleo Corvino parte da una valutazione di 20-23 milioni di euro. Non uno spicciolo in meno. Su Mutu il discorso è più complicato. Molto dipende dalla sentenza e quindi per il momento lo lasciamo da parte.
Diciotto milioni per Frey più una ventina per Vargas, abbiamo detto. Totale circa 38 milioni di euro. Possibile andare sul mercato e rinforzare la rosa nonostante le cessioni eccellenti con questa cifra? Probabilmente sì, basta volerlo. Proprio questo è il punto. E proprio da qua nascono i dubbi di Cesare Prandelli. Va bene "crearsi" le risorse sacrificando qualcuno, ma poi vanno sfruttate. E nel modo giusto. Per fare un esempio. A gennaio i soldi derivanti dall'affaire Melo sono stati investiti (e di questo va dato atto alla società), ma non come voleva il Pranda, il quale a fronte di una richiesta precisa (giocatori fatti e finiti, pronti da subito) si è visto catalputare nello spogliatoio ragazzi sicuramente di valore assoluto, ma per un motivo o per l'altro necessari di un lungo periodo di inserimento. In poche parole, eccezion fatta per Felipe e in piccola parte per Bolatti, il mercato di riparazione non ha riparato l'emergenza in cui versava la Fiorentina.
Tanto, se non tutto, ruota attorno a questo. Nessuno, tanto meno il mister, pretende campagne acquisti da 50 milioni di euro. Si può accettare, anche se a fatica, una cessione eccellente a stagione ma almeno, poi, che si facciano investimenti graditi a chi la squadra, poi, la deve mettere in campo. Va anche detto che con il tetto ingaggi fissato a 20 milioni netti non è così facile, ma qualcosa si può fare. Torna in mente quell'idea lanciata da Corvino per la quale si pensava ad una rosa di 14-15 titolari veri, con l'aggiunta di qualche giovane di valore. Progetto (oddio, ecco che ritorna pure lui...) sicuramente interessante ma mai realmente portato avanti? Perchè? Perchè non provarci adesso che i ragazzi a disposizione ci sono?
Per chiudere (ci sarebbe un campionato da finire e una Coppa Italia s da provare a vincere), va anche bene l'autofinanziamento, ma a patto che sia davvero così. Non va bene, invece, se dietro questo termine si nasconde l'intenzione di ridimesionarsi. La Juventus (che male prenderla ad esempio) ha insegnato a tutti che si può vincere anche "camminando da soli" (almeno a livello economico, le spintarelle poi da altre parti arrivavano). Negli anni '90 tante le cessioni pesanti. Da Baggio a Vialli, da Vieri a Inzaghi fino a Zidane. Certo, la il monte ingaggi era montagna dolomitica, ma nessuno pretende di arrivare a quelle vette e a quei trionfi. Qualcosa di più, però, rispetto agli ultimi mesi si può fare. Si torna sempre lì. Per farlo, bisogna volerlo.