FIORENTINA, Tutta questione di modelli
Questione di numeri. Ma anche di ambizioni, entusiasmo e, in definitiva, di città. Andrea Della Valle, nel post partita della sfida contro il Bologna, arriva ad esaltare il modello-Udinese come l'unico capace di ovviare ai gap di budget presenti, ahinoi, in Serie A. Salvo poi smentirne il significato perché la Fiorentina è la Fiorentina. L'Udinese è intrinsecamente diversa, come società, come ambizione e come tifoseria. Eppure, un fondo di verità c'è. Come competere con Milan, Inter, Juve ed in definitiva con le cinque big quando il divario di introiti, provenienti da Tv, media e marketing in genere, si attesta intorno al terzo del loro fatturato? Come non partire già arresi e sopraffatti quando il monte stipendi è inesorabilmente una frazione (e pure piccola) dell'intero budget stipendi del Milan o dell'Inter? L'Udinese formato Champions insegna. Comprare a poco, far crescere e vendere a moltissimo, quasi sopravvalutare (e noi, da questo punto di vista, ne possiamo anche sapere qualcosa). Detto fatto, così pare pure semplice. Falso, falsissimo.
Il modello Udinese è adesso "moda", e come tale andrebbe in qualche modo se non rifuggito almeno valutato con molta attenzione. In primo luogo, Firenze non è Udine e viceversa. Al Friuli, se si perde una partita, si cerca di rifarsi la volta dopo. A Firenze, complici anche radio, giornali e siti web, se ne parla per mesi, andando a sezionare anche il minimo dettaglio. Meno uno nella immaginaria tabella dei pro e i contro. Due: serve capacità di scouting, capacità di far crescere i giovani e coraggio a buttarli nella mischia. E se, le prime due qualità sembrano (vedi Primavera) assodate, la terza pare ancora una chimera. Detto in parole povere: ma cosa conta trovare un giocatore, farlo crescere, insegnargli tattica e tecnica, se poi alla prima situazione storta si manda in tribuna? Mistero. Allora, altro punto in meno nella nostra immaginaria tabella. Terzo: per fare l'Udinese occorre chiarezza. Cioè è necessario parlare chiaro e farsi intendere: niente voli pindarici e lotta anche, se tutto va male, per la salvezza (ricordarsi l'Udinese che, con gli stessi giocatori, anno scorso rischiava parecchio). La società viola ancora non riesce ad essere così limpida e trasparente. Meno tre sulla nostra tabella immaginaria.
Quattro: ci vuole la sconfinata passione della tifoseria, disposta pure ad aspettare e coccolare qualche giocatore ancora bambino. Anche senza spiegazioni, più uno sulla nostra tabella. Almeno in questo caso niente da dire, Firenze c'è sempre stata e ci sarà anche in questo caso. Cinque, ultima ma non meno importante, la capacità dell'allenatore di fa giocare bene la squadra sfruttando le qualità dei singoli. In questo caso, si dovesse valutare Mihajlovic per ciò che si è visto nella stagione, il giudizio sarebbe, ahinoi, ancora un meno. Tuttavia, al netto di tutte le scusanti (vedi infortuni e stagione malaugurata), si potrebbe anche tentare di dar fiducia al tecnico di Vukovar perché, si sa, la speranza è l'ultima a morire.