CUI PRODEST?
Il caso Borja Valero è deflagrato nel giro di poco. Sono bastate le voci di 24 ore fa per spingere alcuni tifosi ad appendere uno striscione molto chiaro allo stadio, quasi tutti gli altri hanno aggiunto il resto con i commenti sui social, gli sms e le telefonate nelle radio ecc.ecc.. Era facile prevedere che la situazione si facesse tesa, e non poteva essere altrimenti visto il giocatore in causa.
Perchè ancor prima di qualsiasi valutazione tecnica (o economica visto il peso dell'ingaggio) c'è quella umana a pesare sul piatto della bilancia. Borja non è un calciatore come gli altri, e la sua figura è diventata sempre più importante dal giorno del suo arrivo. In tempi di ricostruzione, a un passo da uno stravolgimento epocale e con parecchi giocatori nuovi in arrivo la presenza di un elemento come lo spagnolo avrebbe certamente fatto comodo.
E avrebbe certamente aiutato la piazza a ritrovare una certa fiducia nel futuro. Perchè Borja è prima di tutto un simbolo, e perchè la richiesta di esporsi era assolutamente da evitare. Che la Fiorentina voglia trattenere solo chi è convinto è più che lecito, al pari della voglia di cambiare l'intera rosa, ma che oggi quel ruolo di collante che Borja ha sempre vestito sia destinato a essere accantonato solo per la voglia dello spagnolo di andarsene, è un aspetto difficile da digerire. E da far credere.
Anche perchè le voci su Borja si sono accavallate sin da quando la Roma si è fatta viva la scorsa estate, oltre a quelle per un'offerta dalla Cina che solo il calciatore ha rifiutato. E soprattutto perchè in un'annata di ripartenza un uomo che incarnava valori emozionali (ormai rari nel calcio) come l'attaccamento ai colori della Fiorentina, poteva certamente confermare la stessa volontà della Fiorentina di ricostruire un gruppo (e un ambiente) unito e convinto.