SERIE A, Il Campionato che non tira più
Invasione straniera in serie A? Magari solo nei numeri (una quarantina i nuovi giocatori già ingaggiati provenienti da altre federazioni), non certo nello spessore tecnico, capaci, semplificando il concetto, di accendere la fantasia. Pato esordirà solo a gennaio. Andrade, Grygera e Salihamidzic sembrano giocatori normali, pagati pure oltre il loro valore di mercato. Tiago è più giovane, più bravo ma in Italia - se fosse arrivato neppure dieci anni fa - sarebbe, diciamo la verità, quasi evaporato davanti alla classe di altri stranieri. Era il tempo di Veron, mentre Batistuta e Rui Costa già c’erano. Era transitato Edmundo. E poi sarebbero arrivati Emerson, Samuel. L’Inter avrebbe fatto razzia di grandi giocatori, magari senz’anima ma dalla classe vera. Nella Juve c’era Trezeguet, pure Henry, roba di otto anni fa, vestiva ancora la maglia bianconera. Serie A italiana crocevia del mondo, si diceva. Oggi, oggettivamente, è diverso e il concetto è stato estrinsecato a sufficienza da Andrea Della Valle, nei giorni scorsi.L’Italia non tira più, i giocatori guadagnano di meno rispetto agli standard economici garantiti da Inghilterra e Spagna. Non è un caso che un italiano bravo come Giuseppe Rossi abbia optato per il Villarreal, club mica nobile della Liga, per costruirsi un futuro. Figuriamoci i calciatori stranieri, allora, e i loro procuratori che preparano fogli di sbarco solo in virtù di un contratto con un maggior numeri di zeri. Estate 2007, stranieri nuovi ce ne sono ma assomigliano a scommesse. Nomi da copertina? Se ne contano sulla punta di una mano. Con Pato al primo posto.
La politica della Juve non prevedeva, quest’anno, spese folli.
Meglio contenere gli esborsi, programmare senza svenarsi. Al momento sbattere Tiago in prima pagina, ad esempio, sembra esagerato: pure il ragazzo ne sarebbe sorpreso. Come Carrizo, portiere argentino della Lazio, per il quale Lotito sta ingaggiando (per far ottenere al nuovo numero uno la cittadinanza italiana) un estenuante tira e molla con la burocrazia. Vero, la Roma insegue Cicinho, che sarebbe colpo mica male, ed ha ingaggiato Juan, uno con cinquanta presenze nella Nazionale brasiliana. Il Milan cerca Motta, altro brasiliano, non d’attacco ma di contenimento.
La Juve è vigile e draga il mercato europeo. Ma più di mezza serie A ha ingaggiato stranieri non di grido, gente con numeri, certo, ma da far crescere piano piano. Come la Fiorentina, ad esempio, che l’agenda di Corvino ha lentamente trasformato in un laboratorio di grandi promesse, pronte a sbocciare tra due-tre anni. Cellino ha scelto Larrivey per sostituire Suazo. Il Napoli aspetta Lavezzi, immaginando per il folletto argentino un repertorio alla Zola. Gargano è bravo ma da verificare nello stress del calcio dello Stivale. Si lavora molto sulla fantasia, mancando oggettive certezze. Il serbo Kolarov calcia punizioni ad oltre cento all’ora ma Delio Rossi aspetta di lanciarlo in pianta stabile. Baldini, a Catania, ha scelto un uruguaiano (Martinez) per stupire. La Reggina è un autentico scioglilingua: nessun nuovo straniero, però, possiede un grande palmares. Invasione? Certo, nei numeri. Ma chi agiterà il passaporto, nella prossima serie A, non varrà neanche un braccio dei grandi giocatori d’oltreconfine transitati fino a qualche stagione fa.