ROMA, La società passa a Profumo
Una telenovela a cui nel weekend, con molta probabilità, verrà scritto il finale: l'AS Roma passerà dall'Italpetroli di Rosella Sensi all'UniCredit dell'interista Alessandro Profumo, come contropartita per il ripianamento del debito da 325 milioni che il gruppo petrolifero, fra prestiti e linee di credito varie, ha nei confronti della banca di Piazza Cordusio (la famiglia Sensi ne deve altri 80 al Monte dei Paschi di Siena). Il tutto a poche ora dalla seconda udienza di arbitrato fra i due gruppi che deve risolvere la questione, evitando che il dossier arrivi così in tribunale.
Fonti vicine ai Sensi danno ormai per certa la cessione. La telenovela (lunghissima) nasce nel 1993 quando Franco Sensi, imprenditore italiano operante nel settore petrolifero (Compagnia Italpetroli possiede diversi depositi costieri per lo stoccaggio di prodotti petroliferi), raccoglie l'eredità di Dino Viola e diventa presidente della Roma calcio (fino al 2008, data della sua morte), rilevandone la proprietà.
Da allora Sensi, per mantenere la società ad alti livelli, racconta chi ha seguito da vicino le sorti della famiglia romana e della squadra giallorossa, s'indebita forse più del dovuto con Capitalia che presta all'Italpetroli, la holding che fra le controllate ha proprio la formazione di Francesco Totti, oltre 300 milioni. Una situazione che, fino a che Cesare Geronzi rimane saldamente in sella alla banca capitolina, resta in piedi, ma che nel 2007, dopo la fusione fra il gruppo presieduto dall'attuale presidente della Generali e l'UniCredit di Alessandro Profumo, degenera.
Da Piazza Cordusio, infatti, chiedono di ristrutturare il debito, preparando un piano di rientro (il passivo di Italpetroli supera ampiamente i cespiti attivi) con il pagamento di una serie di rate. Ma negli ultimi due anni e mezzo i Sensi (nel frattempo il capofamiglia Franco muore, lasciando la presidenza della Roma alla giovane figlia Rosella) non hanno mai pagato, dando il via a una lunga battaglia legale. Anche perchè Rosella rifiuta (rilanciando con una controrichiesta di 500 milioni) l'offerta da 285 milioni di George Soros, il miliardario finanziere ungherese che voleva comprarsi la società giallorossa e che avrebbe consentito all'Italpetroli di risolvere la sua situazione finanziaria.
Ora la questione è diventata oggetto di un arbitrato (richiesta della Sensi e ok del giufice civile) con UniCredit che ha chiesto la cessione degli asset più redditizi di Italpetroli, fra cui appunto l'AS Roma. Alla giovane presidente della squadra giallorossa rimarrebbero alcuni immobili (che valgono circa 20 milioni). Poca cosa, ma che permetterebbero però all'Italpetroli, a cui la società di revisione Bdo non ha certificato il bilancio, di rimanere in piedi, assicurando la continuità aziendale dopo l'abbattimento dell'80% del debito.