MUTU, Ho pianto dopo aver sbagliato il rigore
Resta muto, immobile sul campo, con la faccia arrotolata dentro la maglia. Ha lo sguardo di chi stava per toccare il cielo con un dito. Solo che poi gli hanno alzato un po' il cielo. Adrian Mutu sta in campo 81' e dentro la sua partita c'è tutto quello che il calcio solo certe volte riesce a raccontare. Un gol che è classe, tecnica, astuzia e (si vedrà) ottimo udito. Un rigore fallito, un colpo da k.o. che avrebbe sbattuto fuori l'Italia dall'Europa e traghettato sull'altra sponda la piccola Romania. Poi ci sono le lacrime. Hanno scritto che quelle di dolore arrivano dal cuore e quelle di gioia dal cielo. Mutu lo sa, gli succede subito dopo quel gran colpo del vantaggio, quando tutta la Romania che sta in campo si tuffa su di lui. Gli succede una mezz'ora dopo, quando Buffon gli ha appena buttato via il rigore del 2-1. «Sì, ho pianto, perché siamo uomini e sappiamo cosa significa dare tutto per la gloria e l'onore della nostra maglia, della nostra gente, della nostra nazione».
Il gol Prima, però, aveva pianto di gioia. Era la festa per quel gol di corsa, di forza, di muscoli e quoziente intellettivo piuttosto elevato. Racconta il campione romeno: «Ho sentito Buffon che chiamava palla a Zambrotta. Ho sentito, ho intuito, ci ho provato. Sì, è andata bene». Ma il meglio, forse, doveva ancora iniziare. Perché subito dopo il gol, appena riemerso dall'abbraccio dei suoi compagni Mutu si avvicina a Zambrotta. Gli sussurra qualcosa, i due si abbracciano. «Gli ho detto solo di star tranquillo, sono cose che succedono. Abbiamo giocato insieme, è un amico».
Il rigore Perché gli amici veri non sono vagabondi o abbaialuna. Mutu in campo ne ha parecchi. Racconta: «Gigi è venuto subito da me, mi ha fatto i complimenti per il gol e io li ho fatti a lui per come ha parato il rigore». Cosa sia successo, da quel dischetto, forse non si saprà mai. «Erano sette anni, dico sette, che non sbagliavo un rigore con la Romania. In campionato, contro Gigi, l'avevo fatto anche quest'anno. Stavolta ho deciso di cambiare tutto, sapevo che conosceva il mio modo di calciare, ma il pallone è partito male, non si è alzato abbastanza. Il resto lo ha fatto Buffon, me ne aveva parato un altro sette anni fa. Nessuno mi aveva mai parato due rigori. E in nazionale avevo sbagliato una sola volta. Ora sto già un po' meglio, subito dopo l'errore ero più depresso. Passerà ». Deve passare. E' quello che gli chiede anche Chivu, quando lo abbraccia e gli dice: «Rialzati Adrian, siamo ancora qui e abbiamo un maledetto bisogno di te». La Romania sogna ancora. L'Italia resta appesa al suo incubo. Qualcuno, più d'uno, sugli spalti e in tribuna se la prende (soprattutto) con lui. «Sei uno zingaro, torna nel tuo Paese». Italiani brava gente. Splendori e miserie del gioco del calcio.