MARIO GOMEZ, Due stagioni flop ma valore inalterato

Rimanendo ai freddi numeri, Mario Gomez alla Fiorentina non è stato un disastro. Quattordici gol in quarantasette partite, più o meno uno ogni tre gare. Peccato che i viola lo avessero acquistato per fare il tanto atteso salto di qualità. E che Gomez, al di là di quanto sperato, non sia un attaccante di quantità. Il tedesco segna, ma non fa segnare, e la coppia con Pepito Rossi è durata lo spazio di un respiro, valido per rifilare una cinquina al Genoa. Potendo tornare indietro - e cambiando i fattori in gioco - sarebbe meraviglioso conoscere più in profondità il tandem viola, senza infortuni che ne abbiano minato il percorso. Purtroppo gli stop fanno parte del gioco. Per questo, esulando dalle statistiche, Gomez è stato una sciagura per la Fiorentina. Poche partite giocate, palloni giocabili pochi - e quando giocati, male - a discapito di qualche lampo, quasi sempre con le big. Contro la Juventus, per esempio, nell'andata degli ottavi di Europa League un anno e passa fa.

Oppure con la Roma, sempre di notte. Pochissimi i guizzi, ancor meno la fiducia che gli ha accordato Montella: di fatto l'ex tecnico non ha mai amato le punte di peso, e la bocciatura è stata evidente anche nel ritorno della semifinale con il Siviglia. Dovendo recuperare tre gol non puoi fare a meno di un calciatore pagato 20 milioni di euro per il cartellino - anzi, meno, perché i bonus non sono stati centrati - e 6 di ingaggio lordo, più diritti di immagine. Così Mario Gomez finirà sul mercato, a meno che Paulo Sousa (forse) non voglia recuperarlo un'altra volta. Quindici milioni di richiesta, con le squadre in Germania che hanno drizzato le antenne. Perché, nella Bundes, c'è ancora la possibilità di fare la differenza. E soprattutto le società stanno alzando incredibilmente i propri fatturati, stagione dopo stagione: quello che oggi costa 15 potrebbe costare 30 fra due anni. Mario Gomez, invece, ha perso poco sul mercato internazionale. E non certo per le prestazioni.