ITALIA, Un'altra Berlino contro la Francia
Fonte: La Nazione
Il rischio era che San Siro diventasse un pollaio. Ma dopo questa lunga vigilia di provocazioni da cortile ecco spuntare il sorriso che non ti aspetteresti mai, il sorriso disteso e sicuro di Roberto Donadoni. Domani compie 44 anni, comunque vada Italia-Francia sarà un anniversario indimenticabile per tutto quello che gli è costato, da cittì ma prima ancora da uomo, arrivare fin qua. Eppure, a poche ore dalla sfida più chiacchierona e più chiacchierata della sua gestione, il crocevia degli azzurri sulla strada dell’Europeo, la tensione si scioglie insieme alla maschera da scorbutico che di solito gli serve soprattutto per difendersi.
STAVOLTA è diverso, gli attacchi arrivano da chi sta sull’altra parte della barricata, non dai nemici interni. E così quella che dovrebbe essere l’attesa più difficile diventa paradossalmente la più semplice da gestire. Squadra già caricata al punto giusto, forse non ancora brillantissima sul piano della condizione ma molto più determinata e concentrata del solito, senza Toni ma con Del Piero che schiuma d’orgoglio e con Inzaghi che in Europa castiga sempre tutti, e intorno quel clima che si respira solo quando gli italiani si sentono feriti nell’orgoglio. Donadoni ne approfitta e insieme ai sorrisi regala battute. Cominciando proprio dallo stress che secondo il suo vecchio maestro, Arrigo Sacchi, è un toccasana per i nostri giocatori. Passando per il solito toto-schema, un classico di qualunque vigilia: «Io vorrei fare un 4-3-3-3 ma forse c’è qualcuno in esubero, in settimana abbiamo provato col 4-1-4-1. Molto dipende da chi sarà al meglio della condizione». Per finire con le provocazioni dei francesi: «A me quello che succede fuori dal campo non interessa. Non ho sentito niente, dicano quel che vogliono. Com’è il proverbio? La gallina che canta ha fatto l’uovo. In questo caso c’è di mezzo il gallo».
SAN SIRO non sarà un pollaio ma lo stadio fantastico che è sempre stato, con 80mila tifosi pronti a spingere gli azzurri verso l’Europeo. «C’è voglia di vedere un grande spettacolo e noi faremo il possibile perché questo accada. Non è la sfida decisiva e noi dobbiamo guardarci più alle spalle». Del Piero vuol dire esperienza e carisma, vuol dire anche evitare un possibile caso, ma il cittì lascia in sospeso il dubbio: «Tutti vogliono giocare, non solo lui, soprattutto partite come queste». E più della Francia, si preoccupa dell’Italia: «Il valore dei nostri avversari lo conosciamo, tocca a noi fare la differenza con tre qualità che ritengo fondamentali: convinzione, attenzione e pazienza». Quanto al suo collega Domenech, che nell’occasione dovrà fare a meno di Gallas ma ritrova quasi sicuramente Vieira, Donadoni gli riserva l’ultima battuta della giornata: «Nessun problema a stringergli la mano, basta che non mi faccia fare troppi scalini».
Già, perché il cittì che da un anno mangia baguette e veleno, sarà in tribuna squalificato. E lì troverà, oltre a Toni (difficile che vada in panchina) anche Materazzi al quale ieri ha rivolto un altro gentile pensiero: «Il mio vantaggio è che in questo momento corro più di lui». In attesa dell’incontro ravvicinato, ieri sera il difensore dell’Inter è salito a Milanello per salutare i compagni. Proprio mentre Barzagli sfogava due settimane di rabbia: «Da quando Marco si è infortunato e Nesta ha lasciato la Nazionale, sento dire che dietro non c’è nessuno e qualcuno ha evocato anche il ritorno di vecchie glorie». Cannavaro, invece, ha chiuso la vigilia puntando il dito contro gli avversari: «Parlano tanto ma farebbero meglio a guardare in casa loro. Io della Francia ricordo solo testate e gomitate, compresa quella che mi costò quattro punti al Mondiale del ‘98».