CORVINO, Il ds viola a 360° sul futuro della Fiorentina
Lo scudetto, solo un sogno?
"Difficile da realizzare nel calcio di oggi, dove quattro squadre, Inter, Milan, Roma e Juventus, è come se partissero con un vantaggio di 50 metri in una cosa di 200. Un vantaggio derivante dalle maggiori disponibilità economiche, conseguenze dei diversi fatturati, dell'iniqua distribuzione dei proventi dei diritti televisivi, del merchandising. Se riesci ad arrivare davanti a una di queste quattro, come abbiamo fatto nelle ultime due stagioni, è già un gran successo (un successo virtuale perché gli effetti di Calciopoli hanno poi cancellato i due piazzamenti, il quarto posto davanti alla Roma nel 2005/2006 e, senza tener conto dei 15 punti di penalizzazione, il terzo dello scorso torneo davanti al Milan, ndr). C'è da essere soddisfatti del lavoro che abbiamo fatto Prandelli in campo ed io fuori. E ci sarebbe da ringraziare la famiglia Della Valle per gli investimenti e i sacrifici sostenuti. Ma a Firenze non sempre i media riconoscono questo lavoro".
Dopo tante amarezze è comprensibile la voglia di tornare a gioire in tempi brevi...
"Certo,ma bisogna anche tenere conto della situazione, del vantaggio che hanno certe società. la nostra realtà è simile a quella di Palermo, Lazio, Sampdoria e Napoli, club che come noi vogliono crescere. Non è che finora abbiano ottenuto risultati tanto migliori dei nostri. Bisogna valutare bene quello che abbiamo fatto e come si è fatto. C'è un progetto che intendiamo rispettare, senza fare passi azzardati, mettendo mattone dopo mattone. Crescere gradualmente, puntando sui giovani con qualche veterano come riferimento. Un mix equilibrato fra gioventù ed esperienza: Mutu, Frey e Liverani insieme a Montolivo, Pazzini e Kuzmanovic. Tutto nel rispetto del budget".
Il punto è proprio questo: con il tetto degli ingaggi fissato a 1,5 milioni di euro come limite massimo sarà difficile portare a Firenze i campioni che fanno la differenza. E forse anche a trattenere quelli che ci sono.
"Il monte ingaggi rappresenta il 60% degli introiti, che sono sui 60 milioni di euro. Non avremo difficoltà ad aumentarlo se cresceranno i ricavi".
E come?
"Con delle idee, non solo attraverso la vendita dei biglietti. Ci sono modi diversi per piazzare il prodotto Fiorentina, a partire dal merchandising. Ma la strada è lunga e la fretta può essere controproducente. Per ora i piazzamenti ottenuti hanno dimostrato che il nostro è un progetto vincente".
Vi siete ispirati a qualcuno nel vostro progetto?
"No, vogliamo diventare un modello vincente attraverso le nostre idee, a modo nostro, senza farci condizionare da nessuno".
Vedendo giocare e segnare Luca Toni con la Nazionale non le sono venuti rimpianti?
"Toni non è un rimpianto. E' un grande campione che appartiene al nostro passato. Adesso il nostro compito è quello di scovare altri Toni".
Dove?
"Anche nel nostro settore giovanile. Dietro l'angolo, oppure andandoli a cercare per il mondo. In tutto il mondo, e per questo sarebbe importante che il limite sugli extracomunitari venisse abolito. Sudamerica e Africa offrono opportunità a costi minori: acquistare da quelle parti aiuterebbe i club con minori disponibilità economiche".
Rimpiazzare Toni, comunque, non è facile.
"Noi crediamo molto in Pazzini e in Vieri. Pazzini rappresenta il futuro".
Ma la concorrenza di Vieri non lo mette in difficoltà?
"No, c'è spazio per entrambi. Noi abbiamo molta fiducia in Pazzini, ma avevamo bisogno anche di un'alternativa. E Vieri era l'ideale. Quando lo abbiamo ingaggiato era fuori condizione, aveva bisogno di tempo per ritrovare la forma. Quel tempo che ha permesso a Pazzini di giocare senza troppe pressioni. Per l'intensità degli impegni i due si sono poi alternati, facendo bene entrambi".
E adesso c'è anche Cacia, oltre a Osvaldo. Che dopo un fragoroso esordio si è un po' smarrito.
"Potenzialmente è un fuoriclasse, ma ha ancora tanti difetti, legati alla sua giovane età. Deve diventare meno individualista e mettersi di più al servizio della squadra".
Oltre alla definitiva esplosione di Pazzini, si attende pure quella di Montolivo.
"Un infortunio ne ha condizionato il rendimento, ma le qualità per imporsi ad alto livello le possiede tutte. Anche in lui crediamo molto".
Vieri è stata una scommessa vinta, come del resto Mutu. Erano due acquisti rischiosi: cosa l'ha convinta a farli?
"Ho fatto leva sul loro orgoglio di campioni. Stavano vivendo un momento difficile: ho offerto loro una possibilità. Poteva essere l'ultima e, da uomini intelligenti, non se la sono fatta sfuggire. Il rischio c'era, ma è andata bene e adesso le chiamate “corvinate”. Se invece andava male chissà le critiche che avrei ricevuto, quanti mi avrebbero detto che solo un illuso poteva correre questo rischio".
Nel mercato di gennaio oltre a Cacia e a Papa Waigo, è arrivato pure Manuel Da Costa dal Psv Eindhoven: che giocatore è?
"E' un difensore centrale elegante, alto ma reattivo. Non ha ancora 22 anni, è già nel giro della nazionale portoghese e può diventare un punto di forza della Fiorentina del futuro. Un altro giovane su cui contiamo molto per ridurre i 50 metri di differenza che ci separano dalle quattro grandi".
Qual è la “corvinata” di cui va più fiero?
"Non saprei. Qui a Firenze sono orgoglioso di aver portato Toni per 10 milioni di euro, Frey per 5, Mutu per 8, Gamberini per 3,1, Donadel per 1,2, Montolivo per 5,5, Liverani a costo zero. Di aver scoperto Pasqual nell'Arezzo, di aver preso Santana e Semioli. Poi tanti giovani, Kuzmanovic in testa, pietre grezze che Prandelli lavora e valorizza. Ma le vere “corvinate” forse sono state quelle di Lecce. Come la cessione di Sesa al Napoli per 16 miliardi di lire o quella di Lucarelli al Torino per 18. E ancora, Lima per 10 miliardi al Bologna, Conticchio per 8 al Torino. O Viali per 10 al Venezia di Zamparini (ecco perché il presidente del Palermo ce l'ha con Corvino, ndr). E in tempi più recenti di aver scoperto Chevanton, ceduto al Monaco per 10 milioni di euro, Bojinov passato alla Fiorentina per 13,5, Ledesma finito alla Lazio per 4,5. E Vucinic che la Roma finirà per pagare 12 milioni di euro".
Il giocatore che ha inseguito ma non è riuscito a prendere?
"Il brasiliano Robinho, ora al Real Madrid, è il mio rimpianto. Spero in futuro di individuare un altro giovane con le sue qualità e di poterlo prendere".
Lei ha grande intuito per i giovani.
"Fra Casarano e Lecce ho conquistato sette titoli giovanili e vincere al Sud, dove mancano le strutture, è molto più difficile. Ho sempre ottenuto risultati importanti coi giovani: qui a Firenze sono già arrivato a due finali, perse di poco, con la Primavera e con gli Allievi. Anche quest'anno abbiamo una squadra competitiva, con diversi ragazzi d'avvenire, a cominciare dai cechi Mazuch e Hable, entrambi nati nel 1989. Il primo è un difensore centrale alto 1,89 ma agile e dalla buona tecnica individuale, che ha già debuttato nella prima squadra in Coppa Italia. Il secondo è un mediano di qualità e sostanza".
La vostra Primavera è piena di stranieri: come fate a scoprirli?
"Abbiamo un'ottima rete di osservatori che ha come capo struttura Totò De Vitis, l'ex centravanti di Piacenza e Verona".
I tifosi viola possono sperare, dopo quello del 1969, di rivedere un'altra Fiorentina che vince lo scudetto anche grazie ai giovani del vivaio?
"Sono cambiati i tempi. Quello era un calcio più aperto, dove in tanti potevano vincere. Adesso è molto più difficile. Ma il settore giovanile deve essere il nostro fiore all'occhiello, il nostro orgoglio e la nostra speranza".