CHIARUGI, Ingiusto squalificare Zalayeta
Una sentenza che non convince, quella del Giudice Tosel. Perchè in molti hanno rimproverato a Zalayeta la mancanza di onestà nel non ammettere che non c'era stato alcun contatto con Buffon e che quella non era un'azione da rigore (tanto più che il Napoli era già in vantaggio) ma quasi nessuno, soprattutto fra chi ha giocato a calcio, pensa che l'uruguaiano abbia simulato.
A sostenere l'innocenza dell'attaccante del Napoli è, per primo, e a gran voce, uno che se ne intende, quel Luciano Chiarugi, ex attaccante che tra gli anni Sessanta e Settanta indossò, tra le altre, le casacche di Fiorentina, Milan, Napoli che era noto per la sua tecnica nel dribbling ma anche per la facilità con cui si lasciava cadere in area al minimo contatto: «Zalayeta si è tuffato perché aveva paura di far male a Buffon» dice l'attaccante chiamato 'Cavallo pazzo' per il carattere irruente, spinse uno dei più famosi fischietti dell'epoca, Alberto Michelotti, a coniare il termine 'chiarugismo' per indicare la propensione di un attaccante a tuffarsi in area.
Ma oggi, con la prova tv, per i giocatori che intendono imitare 'Cavallo pazzo' la vita è molto più complicata. «In effetti, oggi non si vedono più simulazioni plateali», ammette Chiarugi con una punta di nostalgia per un calcio che mette al bando astuzie che un tempo erano considerate, dagli addetti ai lavori, parte del bagaglio professionale di un attaccante, come le finte ubriacanti e il tiro in porta.