BOBO VIERI, Sul treno della felicità
Dalla Ferrari al treno dei pendolari il passo è lungo. Ma può anche essere breve. «Avevo tanta voglia di cose normali». Christian Vieri le ha trovate su questo vagone scomodo che sferraglia sui binari e ondeggia lento tra le stazioni di Prato centrale e Firenze Campo di Marte. La seconda vita di Bobone passa per questi venticinque minuti di viaggio in ferrovia fra studenti e operai e si allarga a un casolare isolato sulla collina, dove le luci della ribalta restano chiuse fuori.
E’ un Vieri nuovo quello che ti viene incontro in un sottopassaggio buio che porta al binario 6, l’aspetta il treno locale che lo porta all’allenamento. E’ un altro uomo, un’altra persona, un’altra storia. Scherza: «E’ vero, sono dimagrito moltissimo. Pesavo meno di novanta chili solo quando sono nato».
Ma è diverso soprattutto dentro.
«Ora faccio quello che mi piace, finalmente riesco a stare più tempo vicino a mia madre, c’è una bella intesa con la mia ragazza: ho tutto quello che desidero».
Ma cosa pensa di tutta questa gente normale uno come lei che il treno se lo potrebbe comprare?
«Mi piace essere uno di loro. Quando parlo con dei ragazzini li invito a studiare, senza cultura è tutto più difficile. Spesso i soldi non contano, la popolarità neppure. Certo, per molte delle persone che sono in questi vagoni deve essere difficile tirare avanti. L’Italia è un grande paese eppure in Spagna, in Francia e in Inghilterra si vive meglio. Non chiedetemi per colpa di chi, ma l’arretramento economico è evidente». Anche su questo treno. C’è puzzo, i sedili sono di legno. «Potrebbero curarli meglio per invogliare la gente a lasciare l’auto. Io comunque non voglio stressarmi nel traffico. Il treno mi dà serenità».
E poi il tragitto è breve. Il tempo per parlare di calcio è poco. «Il progetto della Fiorentina è stimolante. In mezzo a tutti questi giovani ho ritrovato grandi motivazioni. Li sfido, corro come loro, il ginocchio non mi fa più male. Ho fatto la scelta giusta, ora che ho l’affetto dei tifosi mi sento un leone. Continuerò a giocare fino a quando mi divertirò negli allenamenti e mi emozionerò entrando in campo: dentro sono un ragazzino».
La stazione di Campo di Marte ci risucchia in fretta. Resta un chilometro da fare a piedi per arrivare ai Campini dove si allena la Fiorentina. Bobo, ma questo calcio ti piace ancora tanto? «Quando gioco sì. Quando penso, un po’ meno. La violenza rischia di far saltare tutto, serve il pugno duro. Chi sbaglia deve andare in galera e deve starci per tanto tempo». Dopo Calciopoli è diverso?
«Io ho giocato nella Juve e contro la Juve: non ho mai visto niente di strano. I bianconeri erano sicuramente più forti dell’Inter, tutti gli altri sono discorsi». Da fare al bar, ma (volendo) anche in treno.