"OCCHI PUNTATI SU", Martin Jorgensen...Il 12° titolare di Prandelli
La Fiorentina torna da Villareal con una valigia piena di certezze e con qualche sorpresa. La prima certezza è dettata dalla matematica: i viola, alla luce del pareggio nell’altra partita del girone, quello fra l’Elfsborg e l’Aek Atene, con due vittorie (sarebbero sufficienti quelle casalinghe con gli svedesi e col Mlada Boreslav) avrebbero la sicurezza aritmetica di passare il turno; impresa che ci pare ampiamente alla portata della squadra viola. Un’altra certezza (o se preferite una solida impressione) è che la squadra più forte del girone sia proprio quella di Prandelli, ribaltando così le gerarchie della vigilia. Ancora; la Fiorentina è un gruppo solido e soprattutto impermeabile anche al turn-over più sfrenato, come quello messo in atto dal mister viola che, rispetto al derby di campionato col Siena, ha cambiato sette giocatori su 11 lasciando fuori (o addirittura non convocando) gente del calibro di Montolivo, Gamberini, Pazzini, Donadel (subentrato nella ripresa), Semioli… L’idea che traspare vedendo all’opera la Fiorentina è quella di una formazione perfettamente consapevole del proprio ruolo e della propria forza, compatta in ogni reparto e mai in difficoltà, a prescindere dall’avversario e dalla piega che può assumere la partita. Ed ecco l’ultima certezza che è poi anche una mezza sorpresa: da ieri sera Prandelli ha trovato il 12° titolare della squadra, Martin Jorgensen. Certo non avevamo dubbi sul valore assoluto del danese, e la mezza sorpresa è costituita dalla sua facilità d’inserimento e dalla velocità nel raggiungere uno stato di forma pressoché ottimale dopo un’assenza che si protraeva dalla fine dello scorso campionato.
Come sempre partiamo dai numeri: Martin ha toccato in totale 34 palloni con una percentuale di giocate positive del 75%; 1 tiro verso la porta finito a lato e ben tre assist (due sprecati da Vieri ed uno da Mutu). Dalle fasce (prevalentemente la destra) il danese ha fatto spiovere tre cross, ha recuperato 5 palloni, e ne ha persi solo due; due anche i falli subiti, con un’evidente smorfia di soddisfazione al momento della sostituzione, dopo una mirabile ora di gioco, con Vanden Borre. Lapidaria la sua dichiarazione nel dopo gara: “Sono partito bene, non pensavo di stare così all’inizio (neanche noi sinceramente, n.d.r), poi nel secondo tempo ero stanco”. Si sa, Martin è uno dei pupilli di Prandelli e come potrebbe non esserlo; può giocare in tutti i ruoli tranne il portiere (forse perché non ci ha mai provato), è un professionista impeccabile, grande uomo di spogliatoio ed è economicamente una miniera per la società. Il danese, infatti, è il prototipo della plusvalenza per una società di calcio, con un rapporto produttività – costo d’acquisto altissimo, considerato che è stato riscattato a costo zero da Corvino tre anni fa dopo che nel 2004 Lucchesi aveva pagato 2,5 di euro per la comproprietà.
Domenica sera, a Marassi, c’è Genoa – Fiorentina e, personalmente, temo moltissimo questa partita. I viola sono 25 anni che non battono i grifoni a casa loro (l’ultima volta c’erano ancora Antognoni e Daniel Bertoni, se non è preistoria poco ci manca) e la legge dei grandi numeri potrebbe colpire inesorabilmente l’unica squadra italiana ancora imbattuta fra coppe e campionato. Avanti con gli scongiuri quindi, consapevoli comunque che, giorno dopo giorno, la Fiorentina sta diventando grande e il tempo della definitiva maturità (leggi conquista del terzo scudetto) sta finalmente per arrivare.