OCCHI PUNTATI SU, Jorgensen, il dodicesimo titolare
Migliore in campo, Martin Jorgensen. Nessun dubbio stavolta: il danese è stato palesemente una spanna sopra tutti fino a che Prandelli non lo ha sostituito con il serbo Kuzmanovich, concedendogli un meritato riposo.
Snoccioliamo un po’ di numeri: 35 palloni giocati col 93 % di giocate positive; il 43 % di contrasti vinti, 4 assist, 6 cross dalla sua fascia prediletta, la sinistra e 6 conclusioni verso la porta (due di queste, fra l’altro, decisive per il gol ingiustamente annullato a Pazzini e per il 2-0 di Gamberini); e poi la percussione che ha provocato il rigore per i viola, e un movimento perpetuo impreziosito da continue discese con sovrapposizioni a go-go, alla faccia del caldo opprimente. A questo punto l’osservazione è d’obbligo: non può essere un caso che questa grande prestazione sia coincisa con l’assenza di Mutu, abituale proprietario della fascia sinistra; attenzione, lungi da noi mettere in dubbio la presenza del rumeno nella prossima stagione; sarebbe invece auspicabile, da parte di Prandelli, cercare una soluzione che possa far coesistere i due, assegnando a Jorgensen quel ruolo di titolare aggiunto che Martino si è meritato sul campo.
Quest’anno la Fiorentina ha giocato con un 4-3-3 mascherato per l’assenza prolungata di Santana; sulla destra quindi si sono alternati Reginaldo e lo stesso Jorgensen che però non ama quella posizione; con Toni punta centrale, Mutu ha agito da esterno sinistro, partendo largo per poi spaziare su tutto il fronte d’attacco. La stagione prossima Toni non ci sarà e Pazzini, lo ribadiamo con forza, non potrà giostrare da punta unica mancando della fisicità e dell’esperienza del bomber mondiale. La soluzione quindi potrebbe essere un 4-4-2 con Mutu seconda punta, più vicino a Giampaolo, che avrebbe così il supporto di un altro attaccante e col danese riportato a sinistra per ricomporre quella “catena” che in questi due anni tanto bene ha fatto in coppia con Pasqual (da non sottovalutare anche i benefici che trarrebbe il terzino da questa nuova situazione tattica). Certo non può essere una soluzione fissa per tutto il campionato; Jorgensen ha dimostrato in queste tre stagioni viola di non reggere il doppio impegno settimanale e, vivaddio, l’anno prossimo la Fiorentina si troverà spesso con questo tipo di “problema”; a maggior ragione identifichiamo il ruolo di “dodicesimo” titolare per Martino, pronto a dare il suo contributo ogni volta che Prandelli glielo chiederà.
Nella storia della Fiorentina c’è stato un altro giocatore che spesso è assurto al ruolo di titolare aggiunto: Anselmo Robbiati. Caratteristiche diverse per il piccolo attaccante di Lecco, più offensive, ma formidabile e letale quando entrava a partita in corso e sopratutto da tutti considerato alla stregua dei più celebrati Batistuta, Rui Costa, Edmundo… In coda all’undici base c’era sempre il suo nome e anche oggi se provate a chiedere a qualche tifoso qual è la formazione titolare della Fiorentina, vedrete che vi citerà dodici nomi al posto dei canonici undici ed il dodicesimo sarà quello di Martin Jorgensen. E’ una nota di merito che Martino si è conquistato anche grazie alla sua duttilità; il danese in questo campionato ha ricoperto praticamente tutti i ruoli nella squadra di Prandelli; ultima chicca quello di terzino destro che recentemente il mister viola gli ha ritagliato per la contemporanea assenza di Ujifalusi e Potenza; nessun problema, ci pensa Martino che dovunque lo metti non sbaglia un colpo e soprattutto lo fa in silenzio e senza proferire parola: una vera e propria manna per qualsiasi allenatore.
In conclusione la Fiorentina del futuro ripartirà da Pazzini nuova punta di diamante, da Montolivo ormai perno insostituibile del centrocampo viola, dalla classe e dall’estro di Mutu, dalla ritrovata (speriamo) condizione fisica di Donadel e Santana, da saracinesca Frey e da quei due-tre acquisti “maturi” che Prandelli chiede a gran voce; ma riparte anche da Jorgensen che, lo ricordiamo, fu riscattato da Corvino a zero euro nella battaglia delle buste con l’Udinese; un rapporto qualità – prezzo da guiness dei primati ed un affare, degno della migliore “corvinata”.