UN MACIGNO SUL CUORE, FIGLIO DI ERRORI BANALI E UNA PANCHINA NON ALL’ALTEZZA. ALLA SOCIETÀ IL COMPITO DI FARCI SAPERE QUANTA FRETTA HA DI TORNARE A LOTTARE PER L’EUROPA

07.11.2021 11:30 di  Leonardo Bardazzi   vedi letture
UN MACIGNO SUL CUORE, FIGLIO DI ERRORI BANALI E UNA PANCHINA NON ALL’ALTEZZA. ALLA SOCIETÀ IL COMPITO DI FARCI SAPERE QUANTA FRETTA HA DI TORNARE A LOTTARE PER L’EUROPA

Come una bottiglia di veleno da mandar giù tutta d’un sorso. Digerire una sconfitta così sarà difficilissimo, perché perdere con la Juve fa sempre male, farlo così però è come vedersi arrivare un macigno sul cuore. Allegri ha vinto senza gioco e senza idee, la Fiorentina invece l’ha persa facendosi male da sola, con Biraghi che si perde Cuadrado, Terracciano che lascia passare un pallone sul suo palo e Milenkovic che si fa buttar fuori per un fallo inutile (e veniale) a centrocampo.

L’analisi della partita è tutta in quel cartellino, nato da una scellerata palla persa di Amrabat che lancia Chiesa in contropiede e favorisce l’intervento di Milenkovic, fino a quel momento semplicemente perfetto, sulle caviglie dell’ingrato ex. Senza quel rosso, la Fiorentina probabilmente non avrebbe perso, di sicuro non avrebbe giocato il quarto d’ora finale con l’acqua alla gola, costretta a difendersi a cinque come ai tempi di Beppe e quasi incapace di contrattaccare. Fino a quel momento infatti, la partita era stata in mano ai ragazzi di Italiano, splendidi nel manovrar palla a centrocampo e chiudere ogni spazio a Dybala e Chiesa. Nel primo tempo l’occasione di Saponara, le accelerazioni continue dell’ottimo Odriozola e il presunto rigore di Danilo (in tutta onestà però il tocco di mano non pareva volontario), avevano messo i brividi alla Vecchia Signora, neppure lontana parente di quella che vinceva scudetti in fila dominando in lungo e in largo qualsiasi avversario. 

E’ mancata la zampata, come a Roma con la Lazio, ma una volta di più Torino ha dimostrato che Italiano è sulla strada giusta e che di questo passo, la Fiorentina tornerà presto dove le compete. La beffarda partita di ieri però ha messo in evidenza anche i limiti ormai arcinoti: la panchina non è all’altezza, se davvero l’obiettivo è lottare per restare a ridosso delle grandi fino alla fine, a gennaio serviranno rinforzi. E non semplici comprimari, ma titolari aggiunti. I cambi infatti anche stavolta hanno fatto la differenza. Da una parte è entrato Cuadrado, dall’altra il confusionario e ancora immaturo Sottil e lo sconclusionato Amrabat, un pesce fuori d’acqua nel gioco di Italiano e ancora di più nel ruolo di regista. Togliere Torreira non è stata una mossa felice, anzi a conti fatti è stato un errore evidente dell’allenatore viola, visto che il piccolo uruguaiano è l’unico che ha la capacità di tenere in pugno il centrocampo e dare una mano alla difesa. Senza di lui si è spenta la luce, tanto più che come detto Amrabat si è reso protagonista di un passaggio sbagliato all’apparenza banalissimo, diventato un assist al bacio per la boccheggiante Juve. 

Detto dell’episodio decisivo di ieri e del fiele da ingoiare, restano i numeri, che dopo 12 giornate di campionato, non posso essere casuali. Contro le grandi la Fiorentina soffre perché nel momento decisivo della partita non ha cambi per mantenere intensità e qualità per tutta la partita. Vlahovic è forte, ma da solo non può bastare. Per l’Europa serve di più, molto di più. A gennaio urgono un esterno di qualità e un altro attaccante di livello. E questo senza considerare che la Fiorentina stessa sta cercando acquirenti (vedi Arsenal) per lo stesso Dusan. Senza aiuti dal mercato infatti, l’impressione è che questa bella Fiorentina sia destinata a fare un campionato comunque interessante ma pieno di amarezza e rammarico, perché nel panorama della serie A, non ci sono tante squadre in grado di comandare le partite come i viola, ma neppure rose senza alternative come lo è quella viola. 

La rabbia del giorno dopo comunque, non deve farci dimenticare il buono di ieri, una coppia di difensori granitica, con Martinez Quarta in versione Cannavaro, la crescita di Torreira, la corsa di Odriozola, la rinascita di Saponara (ieri non brillantissimo, ma certamente protagonista finora) e la personalità messa in campo dai titolari. Col Milan, l’ultima delle grandi che resta da affrontare, sarà un’altra battaglia, purtroppo senza la coppia di centrali, tutti e due squalificati. La speranza è di riavere almeno Nico, l’unico, con le sue accelerazioni, davvero in grado di scardinare le difese avversarie. La cosa più importante però è ingoiare questa maledetta bottiglia di veleno che ci ha servito Cuadrado. Sarà una lunga sosta, ma la maturità si dimostra anche mettendosi alle spalle botte simili. Il resto però dovrà farlo la società, in un gennaio che mai come stavolta ci dirà quanta fretta ha la Fiorentina di rimettersi in corsa per l’Europa.