SQUADRA: UNA VERGOGNA STORICA. CROLLO INSPIEGABILE E INACCETTABILE. SOCIETA’: FINITA L’ERA DELLA VALLE, IL CALCIO CHIEDE UN ALTRO IMPEGNO. ULTIMO SFORZO: TROVARE UN COMPRATORE

29.01.2018 00:00 di  Mario Tenerani   vedi letture
SQUADRA: UNA VERGOGNA STORICA. CROLLO INSPIEGABILE E INACCETTABILE. SOCIETA’: FINITA L’ERA DELLA VALLE, IL CALCIO CHIEDE UN ALTRO IMPEGNO. ULTIMO SFORZO: TROVARE UN COMPRATORE
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© foto di Federico De Luca

E’ vero, il calcio è uno sport diabolico. Ti regala sorprese inaspettate, talvolta sanguinose. Nessuno avrebbe preconizzato una disfatta di simili dimensioni contro una squadra in ritiro da una settimana, dilaniata dalle polemiche, con un tecnico quasi esonerato e scesa in campo dopo una contestazione subita in mattinata fuori da Coverciano.

Invece è accaduto: una resa senza condizioni di un gruppo viola che avevamo sempre elogiato per serietà, abnegazione, furore agonistico e consapevolezza di superare i propri limiti. Ora siamo costretti a scrivere il contrario: è stata una vergogna che Firenze non meritava. Nessuno si è salvato, tutti colpevoli. E’ naturale, adesso, legare la Caporetto col Verona alla imbarcata di Genova: sette gol presi in due gare da una difesa che fino al 5 gennaio era la quinta del campionato. La sosta ha disintegrato la Fiorentina. Perché? Che è accaduto? Il tecnico ha sbagliato qualcosa e dove? Pioli ha ammesso che la pausa è stata perniciosa, ma nemmeno Stefano ha trovato una spiegazione, seppur il suo volto dopo la gara fosse lo specchio di una realtà amara da deglutire.

La Fiorentina è piombata in una crisi profonda, uscirne sarà dura, il calendario non la aiuterà. Un pomeriggio che entrerà nella pagine nere della storia viola, così come la notte dell’altra vergogna, marzo 2012: lo 0-5 con la Juventus. Per certi aspetti quella di ieri pure peggio…perché i gialloblu sono un gruppo modesto sul piano tecnico.

La sconfitta clamorosa col Verona paradossalmente passa in secondo piano rispetto alla contestazione dura, ma pacifica, espressa contro i Della Valle. E non ha risparmiato neppure presidente esecutivo e direttore generale. E’ durata tanto: stavolta anche altri settori dello stadio hanno assecondato i cori e non fischiato invece come nelle precedenti occasioni. Quasi a sottolineare un passaggio da minoranza a maggioranza. La protesta dura, ma sempre pacifica, è proseguita fuori dal Franchi: non c’erano solo gli ultrà, ma anche altri tifosi, più o meno giovani. Una delegazione è entrata nel ventre del Franchi incontrando il vicepresidente Salica: è stato rispettato, ma gli è stato spiegato che loro, i contestatori, avrebbero voluto parlare solo con i Della Valle. La proprietà però non c’era, ma questa non è una notizia.



E’ giunto il momento di guardare in faccia la realtà: la frattura tra l’ambiente e i Della Valle è ormai molto larga, forse insanabile. Errori, equivoci, ridimensionamenti economici, promesse non mantenute, hanno contribuito a sedimentare il malcontento. La percezione è che sia una storia esaurita, insomma la fine di un’era, quella dei Della Valle a Firenze. Sfugge ai più perché due imprenditori seri, eccellenze del “made in Italy”, non abbiano ancora compreso dove sia l’errore nella loro gestione viola. Non è possibile che non lo abbiano capito, più semplice pensare che siano profondamente stanchi del calcio e della Fiorentina. Non è in discussione lo stato di salute del club dal punto di vista amministrativo - roba da scudetto del bilancio - bensì una lontananza dalla vita quotidiana della Fiorentina che stride con le più elementari regole del calcio. Una latitanza che colpisce non solo i fiorentini, ma più diffusamente gli addetti ai lavori del pallone. Nessuno capisce quale sia la strategia, se non quella propedeutica ad una cessione. I Della Valle credono corretta questa politica, ma il calcio non si può fare così, ha bisogno di un altro impegno. Simile a quello che loro profusero anni fa ottenendo piazzamenti europei. Ma oggi quell’epoca è tumulata. Come si fa ad immaginare che una squadra possa perseguire un obiettivo se la proprietà è la prima a non porselo? Qual è l’orizzonte attuale della Fiorentina?  Quale la prospettiva? 

Ai Della Valle, però, non può essere contestata la chiarezza: il comunicato del 26 giugno fu eloquente, mise ufficialmente in vendita la società. E da allora non ci sono stati aggiornamenti. Un’alternativa? Dovrebbe venire a Firenze il presidente Andrea Della Valle, parlare alla città, spiegando gli errori fatti e annunciando contestualmente le linee guida per ricominciare. Con un programma credibile. In quel caso qualcosa potrebbe cambiare. Come fecero intuire i tifosi della Fiesole nel loro comunicato nel maggio scorso. Ma siamo consci del fatto che questo non accadrà. 

L’ultimo capitolo del racconto viola finisce chiedendo proprio ai Della Valle l’ultimo sforzo: trovare un compratore di fiducia a cui affidare il testimone. La loro serietà garantirà la bontà del passaggio di proprietà. Toccherà anche alla politica cittadina recitare un ruolo importante. Ma questo è un film già visto. Non c’è niente strano: il calcio è l’azienda più difficile da gestire, a Firenze la più delicata. 

La Fiorentina non è una squadra, ma la sintesi del sentimento di una comunità, incatenato a tradizione, cultura e senso di appartenenza. Ecco perché amarla è bellissimo.