GUELFI E GHIBELLINI: LA STORIA SI RIPETE ANCHE NELLA CONTESTAZIONE MA IL SOSTEGNO ALLA SQUADRA NON MANCHERÀ MAI ED È L'UNICA COSA CHE CONTA. FASCIA DA CAPITANO: TUTTI CON PEZZELLA

30.08.2018 00:00 di  Pietro Lazzerini  Twitter:    vedi letture
GUELFI E GHIBELLINI: LA STORIA SI RIPETE ANCHE NELLA CONTESTAZIONE MA IL SOSTEGNO ALLA SQUADRA NON MANCHERÀ MAI ED È L'UNICA COSA CHE CONTA. FASCIA DA CAPITANO: TUTTI CON PEZZELLA

Finalmente è tornato il campionato. Il mercato è (quasi) un ricordo e la squadra di Pioli ha iniziato la stagione come una Formula 1, ingranando la sesta e spazzando via così il primo avversario incrociato per strada. "Chi ben comincia è a metà dell'opera" dice il detto, e considerando la giusta preoccupazione ante-esordio che lo stesso tecnico aveva evidenziato in pubblico e in privato, la prestazione della Fiorentina è stata più che convincente. Considerando che alla formazione titolare mancavano ancora Veretout in mediana e Pjaca in attacco, si può dire che i margini di crescita di questa rosa siano ancora tutti da scoprire. Il fatto di avere la media età più giovane della Serie A e tra le più giovani in Europa intriga ancora di più, perché se è vero che l'esperienza aiuta nei momenti di difficoltà, la giovane età è una molla d'entusiasmo che, insieme alla qualità, può davvero permettere ai viola di avere una marcia in più. 

Fatte queste giuste considerazioni, è altrettanto giusto dare uno sguardo al clima che si respira nell'ambiente, ovviamente partendo dai tifosi. I fischi di metà Franchi ai cori di contestazione della parte centrale della Curva Fiesole hanno fatto gonfiare il petto ad Andrea Della Valle, che ha saputo scegliere il momento giusto per tornare a Firenze dopo mesi d'assenza. Si è parlato molto dei ragazzi della curva in questi giorni e, se da una parte si può anche essere d'accordo sulle tempistiche infelici dei cori all'indirizzo della proprietà, dall'altra non si può pretendere che una protesta che dura da così tanto tempo e nata per motivazioni più disparate, venga interrotta solo per un 6-1 al Chievo.

In primis perché i tifosi non contestano la squadra che invece hanno sempre sostenuto senza mezzi termini, e poi perché le motivazioni passano dagli investimenti assenti della famosa campagna acquisti del gennaio 2016, fino a una politica societaria che ha dato l'impressione di puntare a una distanza minima e che ha messo come obiettivo stagionale il settimo posto, uccidendo lentamente sogni e ambizioni di un popolo abituato a sognare in grande anche quando inizia una stagione con una rosa da lotta per non retrocedere. Basti pensare alle migliaia di persone che hanno deciso di abbonarsi (che verranno scremate dai dati ufficiali che arriveranno col bilancio, come del resto accaduto l'anno scorso), e che hanno deciso di seguire una Fiorentina giovane e spensierata senza fare i conti con obiettivi in ribasso rispetto alla storia della società gigliata.

I tifosi hanno diritto di contestare la proprietà, l'unico appunto che si può fare, per non passare seduta stante dalla parte del torto, è quello di provare a non offendere personalmente la proprietà e la dirigenza. L'ironia deve essere l'arma principale, perché in quel modo anche gli anti-contestatori più accaniti non potrebbero muovere nessuna critica a coloro che hanno deciso di portare avanti, con coerenza, una battaglia romantica che, occorre dirlo, con ogni probabilità difficilmente porterà a risultati concreti. 

Guelfi e Ghibellini sono alla base della storia di questa città, inutile offendersi e prendere le parti dell'una o dell'altra parte, soprattutto per chi fa cronaca. Le divisioni fanno parte del calcio, dal bar fino allo stadio, passando per l'ufficio e, ultimamente, i social network. La Curva Fiesole ha sottolineato come sosterrà in ogni caso la squadra, come sarà presente ovunque per cercare di dare una mano ai ragazzi che vestono la maglia viola. E allora andiamo avanti, ognuno con le sue convinzioni, ognuno innamorato pazzo della squadra che rappresenta Firenze. Tanti capitoli devono essere ancora scritti, e chi non passerà mai saranno sempre e solo la maglia e i suoi tifosi. Il resto è destinato prima o poi a passare la mano. 

Piccola polemica finale nei confronti di chi ha deciso di varare la fascia da capitano unica per l'intera Serie A. Con tutti i problemi del nostro calcio, era davvero necessario privare ai giocatori e alle squadre di esprimere un messaggio personale o che abbracci l'intero spogliatoio per copiare a distanza la 'solita' Premier League? Direi proprio di no. Mi auguro che German Pezzella, difeso dai compagni, dalla società e dagli stessi tifosi, continui a indossare la fascia con il nome di Capitan Astori. E' un modo di averlo vicino anche da lontano, un po' come la bandierona con la sua immagine che sventola ogni domenica sui gradoni del Franchi. La proprietà dovrebbe prendere pubblicamente le parti dell'attuale capitano, rendendosi disponibile a pagare le multe fino a quando questa stupida regola non verrà cancellata. Come nella vita anche nel calcio, non tutte le regole sono giuste e questo caso è il lampante esempio di come il calcio italiano decida di volta in volta di fare battaglie inutili mentre le cose fondamentali continuano a sfasciare questo movimento.

Mentre si vieta la fascia personalizzata infatti, è stato dato il via libera per lo sponsor anche sulla manica. Per carità, benissimo per i club che potranno incassare altri spiccioli dalla pubblicità, ma questo rende l'idea di come si possa vendere tutto, spesso dimenticandosi di ciò che per i tifosi un valore lo ha per davvero.