FORMIDABILE DUSAN, È LA NOTTE CHE STAPPA UNA CARRIERA: ORA NON LASCIAMOLO SCAPPARE. CON FRANCK È UN’ALTRA MUSICA, BRAVO ANCHE EYSSERIC. CESARE È STANCO, MA NELLA REAZIONE C’È LA SUA FIRMA
Formidabile. Travolgente. Addirittura sensazionale in quel terzo gol da predestinato, che ha chiuso i conti a Benevento e allo stesso tempo stappa forse definitivamente la carriera di un ragazzo maturato a tempi di record. La partita della possibile svolta viola coincide con la serata storica di Dusan Vlahovic, l’unico calciatore di serie A ad aver segnato una tripletta quest’anno, uno dei quattro attaccanti nati nel nuovo millennio ad essere già in doppia cifra (ma solo il fenomeno Haaland ha segnato di più), il primo fiorentino da quasi sessant’anni (l’ultimo fu il mitico uccellino Hamrin, nel ’64) a segnare tre gol in 45’. Che fosse in crescita, era evidente da tempo. Che avesse voglia di spaccare il mondo, che la fiducia di Prandelli gli stesse facendo benissimo, pure. Che deflagrasse così però, non era affatto scontato. Anche perché la prima tripletta della carriera arriva in un momento topico, in uno scontro diretto atteso e temuto per sette giorni interi, con la classifica che faceva tremare e la tensione che si tagliava col coltello per la pessima prova collettiva offerta col Parma. Il terzo gol, come detto, con quel tiro improvviso a baciare il palo, con quella sensibilità nel piede, è da fuoriclasse. A Dusan però il talento non è mai mancato (ricordate il gol di Napoli lo scorso anno?), dove c’era, e c’è ancora, da migliorare è nella protezione della palla, nei gol sporchi. Proprio quelli che ha segnato ieri, quando la palla pesava come un macigno: ecco perché Benevento è una notte da ricordare, e non solo per il pallone portato a casa. La parola d’ordine adesso è blindarlo. Perché dopo averlo cresciuto, atteso e coccolato, ora la Fiorentina non può lasciarselo scappare.
Trascinata dal suo bomber, i viola si sono presi tutto. Gol, rivincite, punti, vittoria. Cercata, voluta, inseguita fin da subito e messa in cassaforte con un primo tempo perfetto. Da Benevento la Fiorentina torna con tre punti d’oro, che potranno diventare sei se, come possibile, Cagliari e Torino si fermeranno contro Juve e Inter. Fondamentali, nella vittoria, anche la classe di Ribery, sempre al centro del villaggio viola e più che mai punto di riferimento (quando c’è lui è sempre un’altra musica), la prova orgogliosa di Eysseric, la tenuta dei due esterni e, naturalmente le scelte di Prandelli, tosto nel far fuori qualche ex intoccabile (Amrabat e Biraghi, ufficialmente acciaccati, non avrebbero comunque giocato) e bravo anche a leggere il momento di crisi a inizio ripresa e a rimettere le cose a posto con un 4-4-2 che ha tolto fiato al tentativo di rimonta beneventana. Alla base di tutto però c’è soprattutto la reazione del gruppo: il tutti uniti della società ha avuto i suoi effetti, i moschettieri viola hanno risposto come dovevano e i risultati si sono visti. Il Benevento, è vero, è parso modesto, ma lo era anche all’andata, così come lo era il Parma una settimana fa. Eppure la Fiorentina era parsa ancora peggio dei suoi avversari. Stavolta no, stavolta la storia è diversa, anche se pure stavolta la difesa ha sbandato (soprattutto con Pezzella) e il timore di non farcela aveva fatto di nuovo capolino.
Prandelli si è detto stanco, e capirne i motivi non è difficile. Quando lotti per non retrocedere, quando senti il fiato sul collo delle critiche, quando capisci che la fiducia intorno a te scricchiola, non è facile rialzarsi. Guai rilassarsi comunque. Domenica c’è il Milan, il calendario dice che da qui alla fine al Franchi arriveranno le grandi, mentre fuori ci saranno da giocare altri scontri diretti. Il poker contro Pippo è puro ossigeno, ma prima di arrivare a quota 40 c’è ancora da pedalare.