DIEGO FURIOSO, ANDREA FERITO: TUTTI A RAPPORTO DAI DV, MA I BUOI ORMAI SONO SCAPPATI DA UN PEZZO. SQUADRA SENZA PIU’ ALIBI E AMICI, MONTELLA CHIEDE LA RIVOLUZIONE
Raccontano di un Diego furibondo, di un Andrea ferito e stordito dalle contestazioni, di una proprietà incredula per l’andazzo deprimente che ha preso la Fiorentina. Altro che festa dei lavoratori insomma. Oggi tutti i dirigenti viola saranno a rapporto da Ddv: Cognigni, Salica, Corvino, Antognoni, a ognuno di loro sarà chiesto il motivo di questo tracollo, del perché la squadra abbia mollato, di come possa essere possibile una classifica che vede la Fiorentina dodicesima e addirittura non ancora matematicamente salva.
L’orribile, ennesima, figuraccia dell’anno con il Sassuolo ha lasciato il segno: i Della Valle l’hanno presa come una mancanza di rispetto, un segnale di rassegnazione e distacco inconcepibile per il loro modo di pensare. La convocazione per l’improvviso summit nasce anche dalla rabbia di Montella, che dopo aver ammesso di aver toccato il fondo, ha anche aggiunto di non essere preoccupato perché "vedere prestazioni del genere è un segnale importante per costruire la squadra del futuro”. In estate dunque sarà rivoluzione, ma questa in fondo non è una notizia.
Lo scossone semmai l’ha dato la contestazione della gente, sempre più distante da questa Fiorentina senza anima e sempre più lontana dal Franchi: lunedì il dato diramato dal club sulle presenze allo stadio parlava di oltre 25mila paganti, ma volete sapere quanti tifosi hanno realmente fatto girare il fornello? Diecimila, di cui 2-3mila sono rimasti sotto i gradoni della Fiesole per i primi 45 minuti in segno di protesta. Un dato eclatante che dimostra l’inquietudine della città e che non ha lasciato indifferenti i Dv. Non è solo chi urla Della Valle vattene a essere arrabbiato, ma una fetta sempre più diffusa della tifoseria, stanca di parlare sempre e solo di plusvalenze e mai di calcio. Quale sia l’idea dei proprietari per tentare di rilanciarsi, potranno dirlo solo loro. Di sicuro anche questo summit convocato in tutta fretta arriva in evidente ritardo, quando i buoi ormai sono ampiamente scappati dalla stalla. La stagione è andata, tamponare l’emorragia è impossibile. Al vaglio c’è l’ipotesi ritiro prima di Empoli, una sorta di punizione per una squadra che ha mollato e che, nel frattempo, oggi pomeriggio, anziché godere del giorno di riposo previsto, si allenerà al centro sportivo. Per il futuro le ipotesi invece sono tutte aperte: Corvino va o resta? Che fare con Chiesa? E come accontentare Montella sul mercato? Sul ds saranno fatte approfondite valutazioni, inutile negare che la campagna acquisti quest’anno non ha portato nulla o quasi al gruppo che già c’era. Il Corvo ha l’alibi del budget risicato e dell’aver trattenuto i big in estate, quasi certo che venga almeno affiancato da un altro dirigente esperto di mercato estero. Con Chiesa invece l’appuntamento è a fine campionato: ma oltre ai soldi, la Fiorentina dovrà mettere sul piatto anche la possibilità di giocare in una squadra competitiva. Più matura e forte di questa. Perché gente come Fede (l’unico a lottare anche lunedì scorso) non può stare al dodicesimo posto in classifica. La notizia del vertice dal patron comunque cambia poco, agli occhi di chi ha scelto di contestare a prescindere (gli ultras andranno al Castellani, ma continueranno nella loro protesta), ma anche a quelli di chi per mestiere deve analizzare il cammino viola: la Fiorentina non conquista 3 punti in casa da un girone intero, è la peggior squadra delle ultime 9 partite di campionato, non vince e non lotta più, è stata umiliata da Frosinone e Sassuolo, ha visto gente come Veretout, Biraghi, Benassi, Simeone (fino a pochi mesi fa colonne del gruppo che onorava Astori e sognava l’Europa) crollare il livello delle prestazioni. In parole povere è diventata un’Armata Brancaleone, una squadra allo sbando, senza più alibi né amici. Diego prima ha lasciato fare e - come sua prassi - ha demandato ai suoi fedelissimi, poi finalmente è passato all’azione. Eppur si muove, direbbe il grande Galileo. Per fare cosa, lo sapremo oggi. Di sicuro questi tre anni hanno cancellato le ambizioni, ora servono decisioni subito. Cambiare rotta è un imperativo, continuare così non ha senso per nessuno.