CONTE E "LA FATTORIA DEGLI ANIMALI"

21.09.2012 01:30 di  Massimo Sandrelli   vedi letture
CONTE E "LA FATTORIA DEGLI ANIMALI"

Forse Zeman avrà anche esagerato quando, a proposito di Conte, ha detto che secondo lui per tutta la durata della squalifica non avrebbe dovuto allenare, forse ma forse anche il commento del direttore sportivo della Juventus, Giuseppe Marotta appare fazioso se non addirittura fuori luogo: "Allorquando si squalificano calciatori e allenatori si creano grandi danni, anche economici, alle società di calcio. Ciò avviene anche senza prove certe, a causa di un codice obsoleto, da cambiare al più presto. Noi rispetteremo di certo le sentenze, quando queste saranno definitive. Ma c'è anche un regolamento, che dice chiaramente che è lecito che un allenatore possa svolgere il suo lavoro durante la settimana". Che vuol dire? Se il codice è obsoleto può rivelarsi inadeguato ma fino al momento in cui non sarà cambiato resta pur sempre la base della legge. E ancora: se un tesserato subisce una squalifica, si suppone che ciò accada causa un’infrazione, un reato sportivo, ergo il fatto che la punizione sortisca un effetto economicamente nocivo nei confronti della società non può essere additato come uno scandalo, fa parte del gioco.

Spesso si ha la sensazione che il mondo del calcio italiano sia un po’ come quello immaginato da George Orwell nella “fattoria degli animali”. La rivoluzione capeggiata dai maiali aveva lo scopo di rendere più giusta la società, solo che dopo un po’ Napoleon e Palla di Neve i dioscuri della rivolta si affezionano al potere tanto da correggere il manifesto con il quale erano partiti. Così si giunge a coniare un unico comandamento dove si recita che tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri…Non soffriamo di giustizialismo a tutti i costi ma se un tribunale arriva a condannare un tesserato dobbiamo presumere che il giudizio si basi quanto meno su di un convincimento. Se poi, ironia della sorte, la colpa della quale si è macchiato il tesserato in questione riguarda un’altra stagione e un’altra società, non è che può sciogliersi come neve al sole perché nel frattempo Antonio Conte è diventato allenatore della Juventus. Può darsi che dieci mesi di squalifica per non aver denunciato un tentativo di illecito siano troppi ma si ha la sensazione che siano troppi quest’anno e che due anni or sono non sarebbero stati così troppi.

Antonio Conte, attraverso i suoi legali, aveva accettato di addivenire ad un patteggiamento ma al momento decisivo la giustizia del calcio si è tirata indietro negando il rito abbreviato e il conseguente sconto di pena. Ed anche in questa circostanza Conte e la Juventus non hanno fatto una buona figura. Ora Conte, in attesa di una nuova revisione del processo, sconta la pena ma, di fatto, continua a fare l’allenatore, durante la settimana a tempo pieno, e la domenica arroccandosi in qualche barcaccia, magari al riparo di sguardi indiscreti. Secondo la logica dei “maiali uguali e più uguali”si continua nel mare dell’ipocrisia: allenatore sì ma non sempre e non ovunque. Ora il problema è tutto della Fiorentina che deve trovargli un posto adatto per martedì sera. Non troppo vicino all’ufficialità né troppo esposto all’ironia dei tifosi fiorentini, non troppo isolato né troppo a ridosso delle panchine.

E ancora, visto che gli sono interdetti gli spazi intorno al recinto di gioco: potrà entrare allo stadio con il pullman della squadra o dovrà attraversare in fila i controlli degli ingressi? Infine, se non può dare indicazioni, né scendere negli spogliatoi, se la domenica non può fare l’allenatore, se non può stare in contatto con il suo secondo Carrera allora non sarebbe più logico e lecito per trarre d’impaccio amici e nemici starsene a casa davanti alla tv? Adelante Pedro, adelante…

Massimo Sandrelli. Giornalista, Rtv38